1974 giugno 19 Comica in quattro atti (più epilogo)

1974 giugno 19 – Comica in quattro atti (più epilogo)

LUDWIGSBURG, 18 giugno

ATTO PRIMO.
L’hotel “Mon Repos”, camera 46, di Italo Allodi.
ALLODI: “Io lo caccerei se no che figura facciamo? Abbiamo dato libertà di parola ma questo ci
piglia tutti per il sedere”.
CARRARO: “Ma poi chi si crede? Non ha capito che era qui proprio per fare il bisonte di Riva? I
patti li aveva accettati, no? Ha fatto il gesto, ci ha dato degli ipocriti, ha attaccato mezza squadra: che
cosa aspettiamo, che ci meni a tutti?”.
VALCAREGGI: “Io dico che può servirci ancora e poi, lo sapete, io debbo sempre stare dalla parte
dei giocatori, se no è finita”.

ATTO SECONDO.
Stessa camera.
BORGOGNO: “C’è Franchi al telefono dall’Italia”.
CARRARO: “Allora, che facciamo presidente?”.
FRANCHI: “A Roma ci salteranno addosso, ma al resto d’Italia sta bene che lo cacciamo. E allora,
ovvia, corriamo codesto rischio: al massimo avremo contro il Corriere dello Sport e il Messaggero.
E poi a Fiumicino chi ci ritorna più dopo l’esperienza del ’70? Dalla Germania atterreremo a Milano
o Pisa, va bene?”.
ALLODI: “Bene, allora facciamo sto’ comunicato e che sia finita. Chinaglia ha rovinato l’atmosfera,
torni a casa”.

ATTO TERZO.
Camera 59, di Giorgio Chinaglia.
L’allenatore Maestrelli, appena giunto da Milano: “Ma che ti sei impazzito? A Roma avrai pure
mezzo pubblico dalla tua parte, ma qui ti stai giocando tutta Italia e, di riffe o di raffe, metti tutta la
federazione contro la Lazio”. Fammi sto piacere personale, scendiamo subito di sotto, e chiedi
un’altra volta scusa. Non è la fine del mondo: l’hai già fatto una volta, fallo una seconda, ti pare?”.
CHINAGLIA: “Ma, Santo Dio, io ho ragione, quelle cose le penso, anche tu sai che sono giuste, mica
cono una marionetta. Comunque, è anche vero che mi son pure stufato di tutta sta manfrina. Andiamo
giù, dai: qui, o li meno a tutti o me ne scuso per sempre e non parlo più”.

ATTO QUARTO.
CAMERA 46, di Allodi.
MAESTRELLI: ”E’ permesso? Scusate, ho qui con me Chinaglia. Che volevi dire ai signori,
Giorgione?”.
CHINAGLIA: “Mannaggia, che ho sbagliato ancora, che sono pentito e non lo farò più, va bene?”.
CARRARO: “Beh, era ora”.
ALLODI: “Non ci starai fregando una seconda volta?”.
VALCAREGGI: “No, no, garantisco io, stracciate il comunicato”.

EPILOGO.
La hall del “Mon Repos” per la conferenza stampa.
CARRARO: “Tutto bbene me pare no?”.

Giù il sipario. La linfa della Nazionale non sono le polemiche ma i pentimenti. Non è una battuta, ma
la pura verità: quando, con l’aria di un orango contrito, Chinaglia ha chiesto scusa a tutti i giocatori
riuniti, Facchetti lo ha guardato e gli ha detto: “Tre Pater, Ave e Gloria”. L’hanno congedato con la
penitenza, come un ragazzino al confessionale. Fine.