1974 giugno 10 Da giovedì i mondiali di calcio

1974 giugno 10 – Da giovedì i mondiali di calcio

Stoccarda, 9 giugno
Anticipare l’apertura di una grande autostrada. Far pagare 30 mila lire al giorno una stanza d’albergo
che ne vale 5 mila. Mettere in viaggio qualche milione di persone. Monopolizzare l’apparato di
sicurezza di uno stato. Anche questo è un Mondiale di football. Non avere l’Inghilterra, l’Urss, né Pelè
ed essere in grado di non accorgersene nemmeno. Questa è la forza del Mondiale, riuscire a scovare
nel folklore di Haiti o dello Zaire la contropartita a valori tecnici d’accatto. Perciò, dopo
quarantaquattro anni, il Mondiale, la grande festa del calcio, è ancora in crescita come un bambino.
Dal 1930 in Uruguay a giovedì prossimo, alle 17 di Francoforte, lo spettacolo del calcio ritrova unità
senza aver mai perduto lo charme. Sono cambiate molte cose, anzi tutto. Il professionismo genera
professionismo. Il pallone non è soltanto una sfera di cuoio, ma anche un Sindacato. Si può abbinare
la parola sciopero, come hanno fatto gli argentini, anche alla nazionale: gli fosse toccato di esserne
testimone, Pozzo se ne sarebbe probabilmente tornato a casa.
Eppure, per quanto tecnicamente livellati e culturalmente venali, i giocatori non hanno seppellito
fantasia, irrequietezza, passionalità, inquietudine. Riccardo Bacchelli direbbe che gente così è
soltanto lievito e che “il lievito va distrutto nel pane”. Il pane nostro, da giovedì al 7 luglio, sarà il
gioco, la sua qualità, geometria e stress, lezione atletica e assenza di machiavelli.
A volte ci assale il dubbio che sia tutto sbagliato, che il Mondiale non sia altro che la conclusione
schizofrenica di un fenomeno dove la massa coincide con la patologia. Ma è il senso del tempo che
ci sottrae rapidamente a tale tentazione, al decadentismo, al piegarsi per non vedere le deformazioni:
capire il presente è un rischio che assomiglia molto alla vita. Ricordare è un’operazione che porta
spesso alla fuga dal reale. E, invece, il reale non può che essere il nostro futuro, misterioso e
perfettibile.
Tra qualche giorno, alla prima pedata della Coppa Fifa ‘74 si scandalizzeranno perciò soltanto i
ritardatari. Anche la grande ubriacatura del calcio è umanità. Terrorismo permettendo.