1973 ottobre 13 Padre Eligio agli arbitri mea culpa

1973 ottobre 13 – “Pace”: Padre Eligio agli arbitri mea culpa,
mea maxima culpa.

Sapevo che padre Eligio era un frate fuoriserie, anticonformista,
discusso, eccentrico, ambiguo, più vicino alle quasi-eresie del
clero olandese che al dogmatismo romano. Ma gli accreditavo
coraggio, indipendenza, un gusto per la dissacrazione che spesso
coincide con il lievito della libertà.
Ora, questo ex-padre spirituale del Milan è esploso con il ridicolo
puff di un palloncino bucato, in un ridicolo mea culpa, mea maxima
culpa.
Un giorno disse: “Gli arbitri o sono condizionati o sono venduti”.
Dopo qualche mese di meditazione, corregge: “Non ho mai inteso
mettere in discussione l’onestà o l’indipendenza degli arbitri”. Ha
detto cioè bianco e nero, tutto e il contrario di tutto, cioè nulla.
Padre Eligio aggiunge: “Volevo aprire un discorso più ampio” ma,
proprio con l’annullamento del dibattito processuale, ha messo il
silenziatore a qualsiasi opinione, giudizio, rivelazione. Tanto per
cambiare, la colpa di tutto è dei giornalisti che “sono andati al di là”
di quello che il frate voleva dire. Alla ritrattazione si aggiunge, con
evangelico sorriso, la calunnia.
Padre Eligio perde da oggi il diritto ad una qualsiasi credibilità
sportiva, ma a noi interessano quei trentotto arbitri che hanno
accettato di posare una pietra sulla querela.
Nelle fasi preliminari del processo, padre Eligio aveva già aggiunto
qualcosa al condizionati o venduti. Aveva cioè parlato di
cronometri da un milione, di clamorosi particolari nel dossier dei
insomma prestati a non
suoi avvocati. Gli arbitri si sono
approfondire
Sarebbe
ingenuo a questo punto
pretendere che l’orizzonte stia ritornando azzurro. La gente senza
paraocchi vede nebbia e grigio, ombre persistenti sulle quali il
processo sarebbe passato invece come una spugna d’acqua
fresca.
38 a 1 era lo schieramento di questo stranissimo match: il risultato
è 1 a 0 per i trentotto arbitri. Troppo poco: pur potendo forse
stravincere, qualcuno ha fatto catenaccio, per paura di perdere.

tutto ciò.