1972 settembre 20 Scoprire la squadra

1972 settembre 20 – Scoprire la squadra

Dicono in molti che è mattana logistica far giocare l’Italia quattro giorni prima del battesimo del
campionato: personalmente, trovo invece intelligente la scelta della Federcalcio. Visto infatti che
dobbiamo raccogliere in fretta i cocci della fu-Nazionale “ messicana ”, ogni match diventa buono
per revisionare il motore azzurro.

A Coverciano non funziona un computer, anzi: il presunto avvenire sta in mano ad “ Amleto ”
Valcareggi, sia pure vitaminizzato da Franco Carraro, e quindi anche un’amichevole con la
Jugoslavia non è mai tempo sprecato. Nei primi venti giorni d’ottobre, saremo già ai mondiali ’74!
Con due partite di qualificazione, in Lussemburgo e in Svizzera, mentre i turchi arriveranno più
tardi. Chiaro che il test feriale di Torino ci serve. Oltretutto, la recente tournèe all’Est non ha
spiegato molto: il 3 a 3 con la Romania aveva fatto della “Nazionale-Juve” una specie di Eldorado;
l’1 a 1 con la Bulgaria aveva restituito il vecchio malessere. Di quella settimana sperimentale,
soltanto una cosa era fuori discussione: lo standard di Prati, bigoleador taurino, capace di sbiadire il
ricordo di Riva, sia in contropiede che sull’ultimo stacco.

Ebbene, proprio l’ultimo giocatore che dall’Est portò qualcosa di nuovo, viene ora snobbato dalla
troika ((Franchi-Carraro-Valcareggi). Segno che esiste ancora parecchio margine per scegliere. Prati
a parte, è stato “dimenticato” anche Boninsegna e persino Anastasi, nonostante si giochi a Torino,
va parzialmente in lista d’attesa.

Il colpo di fulmine dei Ct si chiama oggi Chinaglia, unico centravanti italiano che sappia mettere
addosso agli stopper una sorta di sudditanza fisica, tradotta in oltre 80 chili di peso per una statura
di 1 metro e 87 centimetri.

Complessata dalle misure toraciche da mannequin dei vari Rivera e Mazzola, la Nazionale dipinge
in faccia i valori anglosassoni: valori atletici che Chinaglia, cresciuto in Inghilterra, ha assorbito
come il latte materno. Ricordo, proprio qui a Torino, una gialla cartolina di Juve-Inter: mediano
dell’Inter era Zaglio, centravanti della Juve Charles.

Ad un certo punto, il simpatico John scattò dalla metà campo verso l’area. Andava giù dritto, senza
dribbling, in carica da buffalo. Il povero Zaglio ( normolineo, un po’ “ tappetto ” prima di scadere a
pinguedine) dovette pensare a un’ incornata. Oppose perciò il gomito sinistro e il gomito destro,
sollevato a guard-rail: Charles picchiò di sterno e stramazzò lungo disteso, piegando le ginocchia
come solo sanno fare i bestioni colpiti mentre corrono. Ecco, in Chinaglia la Nazionale sta cercando
un Charles, uno di quei giocatori che devi mirare allo sterno, tipici più al football americano che a
quello nostrano.

All’Est mancava però Riva, e di sicuro non possono bastare le pedate tirate assieme durante il Car
per fare di Riva-Chinaglia una coppia.

In teoria, il tandem regge soprattutto perché la falcata di Chinaglia si esprime quasi sempre sul
centro-destra. Ma ancora una volta dipenderà al novanta per cento da Riva, delusivo come nessun
altro in questi ultimi due anni di Nazionale e dato ora per riverniciato da…Edmondo Fabbri, l’uomo
che nel ’66 portò Riva ai mondiali di Londra, ma soltanto in viaggio-premio, non per giocare.

Le vie del calcio italiano sono “ più infinite ” di quelle del Signore.

Zoff, Burgnich e Rosato, sono il segmento antico, un poggiamano per i boys della difesa. Spinosi e
Marchetti non hanno ancora “ l’assicurazione” internazionale, e l’hanno dimostrato spiluccando a

fatica durante la tournèe all’Est ( vedi autorete di Spinosi in Romania). Agroppi ha già ventott’anni
e si propone per il temperamento, lo stesso che avrebbe dovuto imporre la convocazione di Fedele.

Di tocco raffinato, Causio lo chiamano “ il Barone ” e deve inventare all’ala destra un ruolo tattico a
metà strada tra Domenghini e Alan Ball.

Capello sente che il tempo gli sta calando per sempre la maglia numero 10, anche se del regista gli
manca tuttora l’autorità personale, quella di Mazzola, nato con la vocazione di “ Padrino ” ma
negato al potere di solitario mammasantissima dalla conterraneità con Rivera.

Occorrono anni per bullonare una grande squadra, soprattutto quando i pezzi nascono nel divismo.
Per ora, sarebbe sufficiente una nazionale da qualificazione. Domani, chissà, potremmo riavere una
squadra da finale ’74. Come accade, e nessuno ci pensava, in Messico.