1972 agosto 28 Germania-Malesia da sbadigli

1972 agosto 28 – Germania – Malesia da sbadigli

Sul prato esce il miglior arbitro del mondo: il brasiliano Marques. In tribuna il giocatore degli anni
’70: Netzer. In campo l’ultima rivelazione del calcio teutonico: Ulrico Hoeness, ventenne campione
d’ Europa. Sulle gradinate sessantamila spettatori, “ record mondiale d’incasso ” ha osservato un
collega tedesco dal momento che sotto la fiaccola dell’Olympiastadion si giocava oggi Germania-
Malesia (!).
Hoeness ha un ingaggio di una ventina di milioni ma non gli hanno depositato ufficialmente il
contratto e quindi, biondissimo e crespo, è la vedette tra deutch che escono tutti dalla serie C e
quarta serie tanto per intenderci.
Hoeness a parte, pigliano dalle trecentomila lire al mezzo milione al mese.
La media d’età sta sui 22-23 anni. L’esperienza discreta: qualcuno, come Schmitt, ha giocato 44
match internazionali.
Il pubblico ha acquistato il biglietto ( minimo 5 marchi) per curiosare e divertirsi, supponendo
placido 10-0 per la Germania.
Invece si annoia, brontola, fischia, insulta Hoeness, deve aspettare 56 minuti per vedere la prima
rete tedesca, quasi autogol. Finisce tre a zero con una punizione non trattenuta dal portiere malese e
con un destro di non ricordo chi. Non volano agrumi, un po’ per fair play, un po’ perchè costano
troppo.
Tanto sconosciuta questa Malesia che persino nel bollettino ufficiale è l’unica squadra di football
della quale non esistono dati, se non nome ed età dei giocatori. Fa catenaccio per un’ora, sistemata
con i criteri tattici di un Lanerossi del periodo Puricelli. Sullo 0-0 un centravanti di nome Abdullah
macella con il sinistro una palla gol.
L’anno scorso Helenio Herrera andò in Estremo Oriente e sul nostro giornale raccontò che il mondo
della pedata non è più monopolio d’Europa e Sudamerica. Vista la Malesia comincio a credere che il
mago non abbia raccontato la storia di cappuccetto rosso. Comincio a credere al nostro Valcareggi
per il quale il padrenostro azzurro suona così: non ci sono più nazionali materasso, sono tutti forti, il
calcio è livellato.
Questi Malesi hanno un portiere che sui cross stupisce, staccando invece in acrobazia con movenze
da ginnasta del “ sol levante ”.
I difensori sono più mingherlini degli attaccanti e sono soltanto agili, non eseguendo quasi mai
tackle in piedi e infilandosi sempre in scivolato: fingete lo stile di uno Schnellinger con il fisico di
Paola Pigni e l’aggressività di un agnello. Ciononostante, le uniche due zoccolate della partita le
subiscono Hoeness e Worn il solo tedesco da sprint.
Mezzi indiani e mezzi cinesi, i malesi non ignorano i fondamentali del collettivo. Ignorano del resto
il gioco di testa, non ci arrivano proprio non sanno né saltare né colpire. Pedalano “ alla russa ”, in
retromarcia; sono agli albori del dribbling, non della tecnica, e mancano di coscia per battere di
forza. Il pubblico li applaude anche per ritorsione, vista la mediocrità dei rampolli di Beckenbauer.
Infatti, l’unica scossa del pomeriggio viene dalla buca in cemento scavata a soli due metri dalla linea
di fondo e nella quale, scattando in contrasto, va a infilarsi il tedesco Baltes: gli va molto bene
perchè non picchia la testa, e rimedia un colpetto flebile.
Il tetto di questo meraviglioso stadio è costato più di quanto non siano costate le intere Olimpiadi di
Roma, nel 1960; eppure in questo stadio, esiste una buca che è un insulto alla sicurezza e nella
quale ci si può ammazzare. Fosse accaduto da noi, avremmo detto: “ I soliti italiani ”. Poiché sta
invece qui, in Germania, lo stupore è obbligatorio e cessa soltanto quando scopro, con certezza, che
l’idea della buca appartiene alla Fifa, governo del calcio mondiale.