1971 novembre 19 Italia-Austria. Il rombo di Valcareggi

1971 novembre 19 – Italia – Austria. Il rombo di Valcareggi

Nel primo manifesto futurista, del 1909, Marinetti condensava così la nuova arte: “ Noi vogliamo
cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerarietà…il movimento febbrile, il
passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno”. L’ultimo seguace di Marinetti sta diventando,
incredibilmente, Ferruccio Valcareggi! Il suo manifesto, oggi, schernisce il catenaccio, esalta
l’avanguardia ( con 3 panzer 3 ), consacra il passo di Benetti, schiaffeggia i tabù tattici. Accellera a
tal punto da rischiare il “fuori giri”, sulla scia di un Helenio ’60 o di un Cassius Clay. Ferruccio,
uomo tranquillo, Ct con il silenziatore, esce dalle gabbie psicologiche e graffia: finchè ha frenato,
ha vinto; ora che spinge, perderà? E’ soltanto un interrogativo d’umore.
Ha letto la formazione, già nota, a tam tam: Zoff, Roversi, Facchetti, Bertini, Bet, Santarini, Prati,
Benetti, Boninsegna, De Sisti, Riva. Poi, coerente al suo manifestino futurista, ha lanciato il
neoschema: “ La nazionale a rombo”, che non è il rombo di tuono, ma la figura geometrica. Che
significa? Pigliate biro e carta; disegnate una croce; congiungete, con dei segmenti, i quattro vertici:
lì dentro, in questo rombo di prato verde, si deciderà Italia – Austria, all’ Olimpico. Il vertice
superiore si chiama Boninsegna; quello inferiore Bertini, il mediano; i due laterali Benetti e De
Sisti, cioè le mezz’ali.
“E’ questo rombo che conta – ha spiegato il Valca – tutto il resto seguirà”.
Stando al Ct, i 3 – panzer – 3 funzioneranno solo se saranno mantenute le distanze nel rombo.
Capito? Nemmeno un sadico tatticista della forza di Walter Mandelli sarebbe arrivato a tanta sintesi
che, dando la maglia numero 7 a Prati, in pratica seppellisce per sempre l’era dei Domenghini. Per
anni, un’ aspirante ala destra, per finire in nazionale, ha dovuto filmare il moto incessante di
Domingo diventato “braccio” di tutte le anemiche “menti” del centrocampo azzurro. Oggi no. Da
Stoccolma in poi, il modello non è più Domenghini, ma Sandro Mazzola o Prati: una mezz’ala
obbligata a tenere posizione di punta autentica o un attaccante vero. Lo ha confermato anche il Ct,
dicendo infatti: “ Per me sono tre punte sia con Mazzola che con Prati! Tra Prati e il Mazzola come
lo uso io non c’è differenza ”.
La differenza sta più che altro nell’impasto diverso dei due. Prati a destra sposta il baricentro,
invertendo la posizione che tiene al Milan.
Mazzola, inoltre, esegue con il destro cross magistrali: saprà il Pierino di Cinisello, resistere alla
tentazione di andare sempre “dentro” a concludere? Lo stesso Ct austriaco, Stastny, dichiara oggi :
“Strano che un’ottima ala sinistra come Prati giochi a destra”. Strano, ma non impossibile. Il
football è un collettivo: tutta la sua cronaca è piena di giocatori piegati allo schema. Solo gli assi di
fantasia, dove ogni partita è mistero, vanno lasciati bradi.
Ala destra, Prati giocò sia al Milan che in nazionale. Rocco suggerisce: “ In quella zona, quel matto
perde un 30 per cento del rendimento.”
Eppure, l’ handicap può scomparire sotto tre spinte:
1) superforma di Prati;
2) ambizione di non far rimpiangere Mazzola;
3) diagonale con Benetti, suo compagnero.
La conferenza stampa di Ferruccio “Marinetti” Valcareggi è stata svelta, disinvolta, anticonformista.
Riferisco qualche battuta.
– Benetti e De Sisti non erano un doppione?Tanto che il primo strappò la maglia di titolare al
secondo?
“Macchè doppioni! Questo l’avete detto voi, non io. Uno ha classe, l’altro potenza: sono un binario,
non un doppione”.
– Roversi non pare in forma.
“ Mai saputo”.
– In panchina porta Perego Bedin Sala e Gori, oltre ad Albertosi. Ma se ci sarà bisogno di uno
stopper?

“ Roversi e Facchetti possono farlo”.
– Non mancheranno le rifiniture per i tre attaccanti? “ Ma che sono ‘ste rifiniture? Perchè non
possono farle i centrocampiti?” ( vuoi vedere che il Valca scarica, oltre a Domenghini, anche
Rivera? Mah).
– E Bedin? Se non gioca ora che è in assoluto il mediano più completo, quando gioca?
“ Giocherà, giocherà. Contro l’Austria ho già tre difensori nuovi ( Bet Santarini Roversi, ndr): ho
bisogno di uno che conosca perfettamente il meccanismo e che marchi. Bertini marca più di Bedin”.
– Ma non è Bedin a marcare sistematicamente i Rivera, Netzer, eccetera eccetera?
– Le sostituzioni possibili sono due, portiere compreso. Che succederà?
“ Una mia idea ce l’ho ma non la dico”. Forse Gori o Sala numero 7, oppure uno dei due al posto di
Bertini, nel secondo tempo, visto che De Sisti è romano dé Roma e, in genere, rende soprattutto alla
distanza, nella ripresa ( che gli fu appunto negata a Genova, contro il Messico).
– Dal momento che mezza squadra sta in infermeria, che significato ha questa formazione?
Occasionalissima o no?
“ Manca un sacco di gente, è vero. Ma in questa formazione c’entrano anche meriti ed esigenze reali,
non solo buchi da tappare”.
Alla Tv di Vienna, Valcareggi ha detto: “ Temo l’Austria”. Ma si tratta, probabilmente, di fair play.
In realtà, qui ai Parioli, al Parco dei Principi, nessuno sembra pensare agli avversari. L’unico nome
pronunciato è quello di Ettmayer, factotum, biondiccio, tarchiato, con la faccia del camionista di
Amburgo. Valcareggi ne teme i tiri violenti dai 16 metri e 50 dell’ area di rigore: ricordo, al Prater,
almeno tre furibondi sinistri, anche se ricordo il penalty intercettato proprio ad Ettmayer.
Nonostante la “nazionale del rombo”, sono tutti convinti di vincere facile, da Gigi Riva a fino
all’ultimo terzino. Zoff pare ancora più sognante: avrà dinanzi a sé Bet, alto un metro e 85 cm., con
Santarini, alto un metro e 80 cm. Mai il portiere si è sentito tanto protetto verticalmente. E Riva ( 24
gol in 26 partite azzurre) rammenta a tutti le tre reti, qui all’Olimpico, contro il Galles: “ Se ripetessi
quel pomeriggio, andrei ad una media di un gol a partita. Non è male…”
Male autentico sarebbe un pubblico xenofobo, che sfruttasse un takle ( rovinoso, ma innocente) di
Hof a Vienna o inserisse la corruzione del campanilismo verso il giocatore x o y come accadde, un
paio di giorni fa, a Prati, durante l’allenamento di Firenze. Mentre il vento spinge una fitta pioggia
su Roma, credo invece all’ ospitalità, che è valore da tutelare. Per la città e per noi stessi, prima che
per 90 minuti di robuste pedate.