1971 marzo 8 “L’assicurazione” di Rivera

1971 marzo 8 – L’ “ assicurazione “ di Rivera

Il vicepresidente dell’Inter, Prisco, ha detto nello spogliatoio di San Siro: “ Il Milan può ancora fare
molto a patto che Rivera si riprenda. E’ più facile conquistare la gloria con sei minuti come ai
Mondiali in Messico, che con novanta di gioco! ”. Più, tardi, alla Domenica Sportiva, Gino
Bramieri s’è consentito acri sfottò sui “ giocatori televisivi ”, con riferimento a Rivera, in funzione
pro-Mazzola.
Durante il derby, mai un applauso, nemmeno d’incoraggiamento all’ ( ex) ragazzo d’oro. Ed, anzi,
aperta ostilità, a sottolineare, con gusto sadico, ogni takle perduto, ogni vuoto dinamico, qualsiasi
tocco non eseguito.
Soltanto qualche mese fa, Gianni Rivera era ritornato dal Messico fra lacrime e osanna di tre quarti
d’Italia. Dato fondo a tutte le riserve di mammismo, demagogia e infantilismo, erano stati in molti a
deformare il significato di una intera Coppa Rimet. Rivera, quei giorni, divenne “ il migliore ”, “ la
vittima ”. I settimanali femminili, i giornali-rosa rapirono sei minuti anti-Brasile come se tutto il
calcio italiano ci stesse dentro, dalla A alla Z.
Oggi a Gianni Rivera, non perdonano più nulla. I qualunquisti, i patetici tacciono. Le gradinate
fischiano. Gli avversari non perdono occasione per restituire i rospi inghiottiti l’estate scorsa. Resta
dunque intatta la spirale la spirale faziosa. Una crudele “ restitutio in integrum ” che non condivido.
Come ieri era scandaloso il culto post-messicano; oggi diventa altrettanto illiberale e antisportiva la
politica del sarcasmo velenoso.
La crisi del rifinitore di Rocco possiede infatti motivazioni. Su certi limiti atletici di Rivera non
esistono dubbi.
Ma il punto, oggi, non è più questo. Anche nei giorni “ normali ” Rivera era pur sempre capace di
qualche invenzione determinante. Da un po’, né in Nazionale né in campionato, Rivera riesce invece
a produrre: il suo standard è sceso sotto la normalità. Sembra assente, distratto, lontano, stanco,
corpo estraneo ai brividi di una partita. L’aria depressa, il tono agonistico di chi abbassa spesso la
testa a terra e non riesce a capire gli altri. Questa sensazione ho afferrato più volte.
A determinare tale situazione può essere un fatto extrasportivo. Da anni, Gianni Rivera possiede il
“ portafoglio ” di una Agenzia assicurativa: la Reale Mutua Assicurazioni, di viale Papiniano, a
Milano. Da quanto mi risulta, l’accordo tra Rivera e il suo socio s’è gravemente incrinato. Per
questioni d’interesse ( allo studio di alcuni legali), Rivera può da un momento all’altro ritrovarsi
nelle condizioni di non continuare l’attività, perdendo avviamento d’ Agenzia ed il resto. Per un
giovane previdente, e piemontese…, come Rivera, tutto ciò diventa questione di grande importanza,
in denaro ed altro. Non occorre essere dei geni o dei melodrammatici per capire che un giocatore, in
carne ed ossa, sconta in campo tali “ pensieri fissi ”.
In una valutazione complessiva della crisi-Rivera, non possiamo non tenerne conto. Per quanto
riguarda Rivera, i difficili giorni del ’71 gli possono insegnare molto sulle forzature di sempre, e,
qualche volta, sue.