1971 maggio 20 Farsi vedere

1971 maggio 20 – Farsi vedere

Al giro d’Italia numero 54 mancano due cose importanti: l’asso e il “ processo alla tappa ”. Cioè,
Eddy Merckx e Sergio Zavoli. Un vuoto che non serve al ciclismo. Tecnicamente, manca infatti la
pietra di paragone fiamminga; pubblicitariamente, manca una lunga passerella agli industriali:
abituati a misurare la convenienza di un abbinamento sportivo in minuti di teletrasmissione e in
titoli sui giornali.
Anno dietro anno, il Calcio chiede alla Rai-Tv una contropartita sempre più alta per lo spettacolo
del pallone: il Calcio tratta da una posizione di forza anche se non sempre il fronte dei dirigenti di
Clubs s’è offerto solido e deciso nei giorni del contratto. Il ciclismo pedala una strada opposta: è
sport sempre più catturato dai budget pubblicitari. La Ditta X o Y investe milioni finanziando una
squadra: se cessa o diminuisce la trasmissione del messaggio pubblicitario, cessa il senso
commerciale di un investimento.
La Tivvù resta più che mai l’incubatrice del ciclismo degli anni ’70: funziona da ente promozionale,
da veicolo per legittimare il tandem Ciclismo-Industria.
Non sempre il “ processo ” di Zavoli riuscì a costruire qualcosa. A volte lo stesso Zavoli fu costretto
a strappare la trasmissione da un nugolo di tentazioni demagogiche, melodrammatiche,
ottocentesche. Eppure quella rubrica quotidiana ebbe sempre un dubbio merito: 1) popolarizzare, in
“diretta”, i personaggi di quella grande fatica che è il Giro; 2) tenere in vetrina i prodotti,
tranquillizzare gli uffici pubblicità.
Dopo anni di tele-bombardamento a tappeto, a questo Giro è invece riservato soltanto il
collegamento per l’arrivo di tappa: cioè la cronaca, dovere d’informazione. Scelta occasionale o
sintomo di declino propagandistico? Perchè la seconda ipotesi non diventi risposta esatta, sarà
necessario un certo tipo di Giro. Un certo tipo di protagonisti. Doping-farsa a parte, è in pratica da
tre anni che Merckx divora la corsa di Torriani a della “ Gazzetta”. Oggi Merkx riposa, per il Tour.
Manca quindi ai corridori italiani l’alibi dello strapotere di un asso “ alla Coppi ”. Manca a Gimondi
& C. la possibilità di sentirsi vincitori arrivando…secondi.
In questo senso, il vuoto di Eddy e di Zavoli, il vuoto di un Campionissimo e di un mass-media,
impongono responsabilità, un qualcosa in più ai pedalatori nostrani. Riferendo di una superficiale
medicina, un chirurgo portoghese, Don Santon, raccontò di un medico che, uscito dall’ambulatorio,
poteva dire: “ Oggi sono stato visto da quaranta malati ”. Ecco, Gimondi & C. debbono evitare
questo rischio; di dover dire, alla fine del Giro, “ siamo stati visti ” da milioni di italiani.
Gimondi & C., da oggi, dovranno andarli a cercare, a “ visitare ”, questi milioni di italiani. Perchè,
in caso contrario, potrebbe essere l’ultima volta che il pubblico di questo stupendo e umanissimo
sport li andrà a vedere. Sulle strade, lo stesso pubblico, ci ritornerebbe soltanto per quello di
Bruxelles, Eddy “ Coppi ” Merckx.