1969 ottobre 19 Sì all’arbitro unico (compresi gli errori). No alla « verità » della tv

1969 ottobre 19

Sì all’arbitro unico (compresi gli errori)
No alla « verità » della tv

Kevin Howley è arbitro inglese. Una notizia proveniente da Carlisle, giovedì scorso, riferiva un
episodio « esclusivo »: per il lancio di un oggetto che colpiva alla testa il portiere del Chelsea
(Bonetti, di origine italiana), mister Howley faceva comunicare dallo speaker dello stadio che, in
caso di secondo lancio, avrebbe espulso… il pubblico, pare di 18.000 persone, per arbitrare la partita
a porte chiuse. Il francese Roger Machin fu parecchio discusso per non aver espulso qualche
giocatore durante Milan-Estudiantes, 90 minuti di gioco « degli anni ’70 », dove l’abnorme interesse
professionistico legato al football rende particolarmente aspro il tono agonistico di match a grande
prestigio internazionale. Concetto Lo Bello, dopo Fiorentina-Cagliari, ha rischiato la perdita dei…
diritti civili per un arbitraggio (tecnicamente) quasi perfetto. Tre episodi: l’Europa brucia, per gli
arbitri.

Il rapporto di Lo Bello sulla partita di Firenze determinò la squalifica del campo per due
giornate, ma c’è una frase nella motivazione della sentenza del giudice avv. Barbé che spiega
chiaramente come Lo Bello abbia usato la mano leggera, affatto faziosa come qualcuno ha voluto
far intendere, nel riferire gli episodi di violenza: « Nel secondo tempo, a qualche minuto dalla fine,
alcuni spettatori prossimi alla rete sotto la tribuna centrale hanno esercitato pressione contro la rete
stessa senza conseguenza alcuna ». Avesse spiegato che la « pressione » si era trasformata in
« strappo » della rete stessa, le conseguenze disciplinari sarebbero state più gravi o perlomeno non
si parlerebbe di possibile riduzione della pena in sede di ricorso alla Disciplinare o Caf. Anche il
rapporto dimostra dunque la serenità dell’operato dell’arbitro, capace di resistere (bloccato nello
spogliatoio e Lo Bello stese appunto le note nelle due ore di blocco post-partita) alla tentazione
umanissima e reattiva di calcare la mano in aggettivi e dettagli.

Gli arbitri dunque, nonostante l’atmosfera sempre più torrida degli stadi, nonostante campagne di
stampa di estrema durezza, nonostante la diffusa ignoranza regolamentare tra i « teppisti della
domenica », riescono ad essere ancora migliori di chi li vorrebbe al rogo. L’altro giorno, un
deputato toscano, riferendosi a Fiorentina-Cagliari, ha presentato al Parlamento una romanzesca
interrogazione nella quale si sostiene fra l’altro che: 1) in uno Stato democratico e civile non è più
tollerabile la figura dell’arbitro giudice unico senza controllo; 2) che bisogna introdurre la Tv e
qualsiasi altro mezzo moderno come mezzo testimoniale che annulli l’errore arbitrale.

Al deputato rivolgerei alcune « interrogazioni » facili facili: si è mai chiesto perché l’Inghilterra,
nazione democratica e civilissima, continui a tollerare questo dittatore legale sui campi dello sport
più popolare? lo sa che gli arbitri sono sottoposti a controllo e provvedimento disciplinare, tanto è
vero che, non raramente, anche qualche nome grosso va prematuramente in pensione o passa ad
altri incarichi? lo sa che esiste una rivista ufficiale che riporta questi provvedimenti? lo sa che
l’uniformità di arbitraggio nell’arco di 90 minuti è obbiettivo fondamentale di giustizia sportiva e
che l’arbitro unico è soluzione che consente nella circostanza il minore dei mali? Quanto alla Tv, e a
prove testimoniali extra, non ritiene che, adottandone le conclusioni, si aprirebbe per ogni partita un
periodo di incertissima « vacanza di risultato »? l’uso del teleobiettivo per fotografie e la
« zoomata » nelle riprese televisive falsano, anche di molti metri, la prospettiva reale (soprattutto
quando mancano punti di riferimento precisi): non crede che, stando così le cose, ne uscirebbero
altre incertezze, altri errori? E poi, testimonianza per testimonianza, perché non usare, sotto

giuramento, quella orale dei protagonisti? Proprio nel caso dell’offside di Mariani in Fiorentina-
Cagliari, qualcuno tentò di minimizzare la prova televisiva sostenendo che, per una risposta
esauriente sarebbe stata necessaria la ripresa a tutto-campo non parziale della area di rigore: allora,
come la mettiamo con la prova testimoniale decisiva?

La verità è molto più semplice: il calcio, come tutti gli sport, ha bisogno di arbitri moralmente e
fisicamente preparati. Ha bisogno anche di un pubblico che sappia stimare l’arbitro, valutarne le
difficoltà oggettive. Un pubblico (e una critica) capaci di concedere senza riserve mentali il « diritto
all’errore », tanto facilmente concesso a calciatori, dirigenti, spettatori e giornalisti. L’errore
televisivo deve funzionare da prova di libertà, non di sfiducia.