1969 maggio 15 Scatta oggi da Grado il Giro della Regione

1969 maggio 15 (Il Gazzettino)

Favoriti gli scalatori nella « quattro giorni » patrocinata dal Gazzettino

Scatta oggi da Grado il Giro della Regione

E’ la corsa che ogni anno crea nuovi protagonisti del ciclismo dilettantistico nazionale – Non è
uno svantaggio l’assenza dell’uomo-super

(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)
Grado, 14 maggio
L’anno scorso a Ravascletto, Romano Buffoni (« general manager » del Giro della Regione) ci
disse: « Vogliamo arrivare alle cinque tappe, ad una corsa completa in tutti i sensi, tecnico e
turistico ». La escalation è cominciata… la promessa è stata mantenuta: il giro ha allargato la
camicia, da tre a quattro tappe, da 451 chilometri complessivi a 596.

Stamattina a Latisana abbiamo raccolto una obiezione al percorso di questo Giro numero otto:

« Il Basso Friuli è stato tagliato fuori, mentre è previsto uno sconfinamento nel Veneto, in provincia
di Belluno (terza tappa, n.d.r.) ». Obiezione di cui si dovrà tenere conto. Ma a noi interessa
sottolineare una cosa soltanto: quando si rimpiange una corsa, quando l’esserne tagliati fuori dalla
topografia provoca irritazioni, allora soltanto allora, si può affermare che una corsa è valida, si è
consolidata. Non porta soltanto sovrastrutture pubblicitarie, ma è popolare. Questo Giro della
Regione, patrocinato dal nostro giornale, lo è.

Portando in Svezia corridori come Piccin (lo ricordiamo vincitore della cronoscalata a
Ravascletto, l’anno scorso, a quasi 29 di media), come Fabbri, Pella, Cumino e Trevisan, il ct degli
stradisti i dilettanti Rimedio ha dato una pugnalata alla schiena del Giro. Ne valeva la pena? E’ vero
che la corsa a tappe svedese ha visto negli anni scorsi vincere gente come Ole Ritter o Goesta
Patterson, il più anziano dei fratelli « mondiali », ma è anche verissimo che questa corsa non ha
prestigio internazionale. La spedizione-Rimedio servirà forse a procurare simpatie scandinave per il
nostro governo ciclistico.

Ma il gioco elettorale non valeva la candela. La pugnalata c’è stata e ha indubbiamente abbassato
il livello tecnico del Giro della Regione. Ma non ci pare sia il caso di dare alla défaillance un peso
eccessivo. Anche lo scorso anno, Conton stava in Belgio, ma l’assenza non condizionò
assolutamente la corsa. Il « vuoto » verrà assorbito da una maggiore bagarre agonistica. Molte
primedonne sono passate tra i professionisti: tanto per fare un paio di nomi, Santantonio e
Mantovani, il vincitore della ultima edizione. Ma, soprattutto tra i dilettanti, è la corsa che ogni
anno crea nuovi protagonisti, nuove primedonne. Se manca l’uomo-super, la selezione si fa più
incerta e tutto sommato più interessante. Chiediamo scusa al grande Eddy per il parallelo, ma la
favolosa dittatura tecnica di Merckx non sta lentamente uccidendo tutta la suspense del ciclismo
prof?

Solo un miracolo potrebbe far vincere questo Giro numero otto ad un velocista o a un passista.
Basta, dare una occhiata all’altimetria delle quattro tappe. Prima: un gran premio della montagna;
seconda: Forcella Rest, con 10 chilometri di salita dura e il traguardo di tappa una ventina di
chilometri dopo la vetta; terza: tre gran premi della montagna con arrivo in salita a Ravascletto;
quarta: scalata al durissimo Prapotniza (nel senso inverso a quello dell’anno scorso).

E’ chiaro come il sole che uno scalatore, esempio Mazzer, parte senza handicap. « Troppe

salite! », si lamentava alla punzonatura un direttore sportivo. Non siamo d’accordo. La corsa è sì
fortemente caratterizzata ma lo è nel senso giusto. Si è calcata la mano sulla durezza del percorso
per dare un peso tecnico più profondo alle pagelle individuali. Fossimo degli « osservatori » del
vivaio ciclistico, seguiremmo dal primo all’ultimo chilometro proprio un giro di questo genere.
Troppo spesso le tappe « veloci » non sono che tappe levigate, dove si può fare corsa in gruppo, ma
dove la selezione non chiarisce nettamente i valori.

Percorso e clima. Per anni il Giro della Regione è stato tormentato dal maltempo. Un anno fa,
400 chilometri su 450, furono pedalati sotto il diluvio. Se non ci sarà un improvviso salto di
pressione, questo potrebbe diventare invece il Giro del caldo, dell’afa. A Grado (da dove domani si
partirà per Trieste, km. 152) abbiamo respirato infatti estate precoce. Se sarà così, i dilettanti
« moderni » (come li chiama con un eufemismo Onesti) saranno protagonisti in forcing di un Giro
ancora più duro. Perciò sicuramente valido.

A tutto c’è … rimedio.