1969 luglio 23 «Arriveremo ai mondiali senza polemiche»

1989 luglio 23 (Il Gazzettino)

Campionato chiama Messico ’70: per Rivera terza esperienza dopo i fiaschi il Cile e
Inghilterra

« Arriveremo ai mondiali senza polemiche? »

« Calciatori d’oro? Vorrei mandare la guardia di finanza in casa di qualche moralista » –
« Fontana mi sta bene. Dobbiamo capire Combin. Avrei fatto un sacrificio finanziario solo per
Bulgarelli » – « Merckx mi ha entusiasmato. Sono contrario all’antidoping»

(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)
Trieste, 22 luglio
Il 1970 sarà un anno speciale per il calcio italiano; sarà « specialissimo » per Gianni Rivera: se
infatti, come è già probabile al 90 per 100, la Nazionale otterrà la qualificazione per il Messico,
Rivera avrà a disposizione la terza chance « mondiale » della sua carriera. Una chance che finora gli
è costata soltanto umiliazioni e ripudi. In un libro autobiografico (scritto in collaborazione con
Oreste Del Buono), Rivera stesso riferisce: « Dalla brutta avventura in Cile rientrai in condizioni
che il Knipping definì disastrose, ma avevo la coscienza a posto, e voglia di riprendere quota
appena possibile ». Quattro anni dopo, nel 1966, la World Cup in Inghilterra: si arrivò
all’appuntamento con quella che era stata chiamata « la squadra di Rivera », impostata su lui,
costruita sulle sue idee tattiche, dopo una garbata presa di posizione contro il « libero fisso », in
pratica contro Picchi, il simbolo del catenaccio herreriano: « … ho avuto l’imprudenza — scriveva
Rivera prima di partire per Londra — di parlare del gioco del calcio, un’imprudenza che, ne sono
sicuro, forse non verrà perdonata ai figli dei miei figli… ».

Cile inutile, Inghilterra fallimentare: che risposta darà il Messico, terzo test? « Prima di tutto
dobbiamo arrivarci! », sorride Rivera. Sono con lui sulla strada costiera che scende a Trieste. Sta
con Ciclitira e Tito Rocco, l’« unico dottore della famiglia » come lo chiama il padre, Nereo.

« Hai ancora dei dubbi sulla qualificazione? ».
« Beh no, ma con la Nazionale è meglio star calmi ».
— A proposito, come giudichi certi risultati sensazionali negli altri gironi: Ungheria e Spagna

quasi k.o., tanto per fare un paio di esempi.

« Sul piano internazionale siamo difronte ad un grande livellamento. Paesi prima calcisticamente
sottosviluppati, hanno aumentato il rendimento con la maggiore preparazione. Ma intanto le “grandi
potenze” sono in piena stasi ».
— Hai detto preparazione.
« C’è maggiore velocità: per vincere, la tecnica non basta più. A che ti serve la tecnica se il

pallone non lo prendi mai? ».

— Non arriverete come sempre spompati dal campionato ai Mondiali-della-velocità?
« Intanto il campionato a 16 squadre offre un mese di fatica in meno… ».
— Voi del Milan, e la Fiorentina, avrete però una Coppacampioni in più.
« Guarda, noi abbiamo appena sperimentato rendimento a fine stagione con la tournée in
America: non è che gli avversari fossero di statura mondiale, ma c’erano buone squadre. E lì, contro
l’Inter, abbiamo dimostrato di saper fare dei gol: fossimo stati anche psicologicamente caricati,

avremmo fatto pure meglio. In conclusione, credo che un mese in più, fisicamente si possa resistere
bene ».

— Quindi sei moderatamente ottimista per i Mondiali…
« La cosa fondamentale è di arrivarci senza polemiche »
— Pretesa folle!
« Sarà una circostanza, ma l’unica volta che la Nazionale non è stata investita dalla critica…

l’Italia ha vinto la Coppa Europa! »

— La Nazionale è super discussa perché è la squadra di tutti, non credi?
« Io credo che ci sia molto sensazionalismo e troppo nazionalismo. E poi, noi italiani dobbiamo
pur litigare per qualcosa: dal momento che non c’è più la guerra, litighiamo per il calcio! Hai
presente Honduras e San Salvador? ».

« Riva è sempre centravanti »

— Glissons, diceva Gipo Viani. Piuttosto, perchè sei in vacanza a Trieste? Non è frequente il

caso di un professionista che vada in ferie… ospite del suo allenatore!

« Intanto Rocco… non lo vedo mai! Scherzi a parte, Trieste mi è piaciuta subito, mi ritrovo in
questo ambiente. I figli di Rocco hanno la mia stessa estrazione, leghiamo come mentalità. Però è
chiaro che non sta tutto qui: se l’ospitalità di Rocco non fosse… accogliente, non sarei venuto! ».

— Ti sei già fatto un’idea sul prossimo scudetto?
« Le solite squadre. I particolari decisivi li trovi a metà campionato ».
— Di che tipo?
« Anche se alla fine si risolve tutto tra le solite 4-5 squadre, non è più come prima: match sempre

difficili, nessuno, proprio nessuno, che sia mezzo scontato ».

— Tra scudetto e Coppa-campioni, fate già una graduatoria di priorità all’inizio di stagione?
« Mai; la scelta è determinata dai risultati ».
— C’è un’operazione del mercato che ti è sembrata sensata?
« Lo scambio Boninsegna-Domenghini & gli altri. Mi sembra che tutti e due i clubs abbiano
fatto un affare: se è vero che esisteva tra Riva e Boninsegna una specie di incomprensione tattica,
ha fatto bene il Cagliari a risolverla, anche perchè Riva è sempre più un centravanti mentre
Domenghini gira al largo e non ci sarà pericolo che gli rubi spazio. L’Inter da parte sua voleva uno
sfondatore da mettere vicino a Mazzola ».

— E un affare sbagliato?
« No comment ».
— Il Rivera « tattico » a che punto sta della sua evoluzione?
« Gioco sempre nella stessa zona, ma l’esperienza ha trasformato la mia partecipazione. Mi
spiego: a 20 anni non davo una mano alla difesa. Oggi invece, appena vedo che alle spalle sono in
difficoltà, torno più indietro: l’avessi fatto anche a 20, qualche partita sarebbe stata pareggiata
invece che persa ».

— Il Rivera « fisico » tiene problemi?
« Questione superata dalla maturità ».
— Tanto maturo che fai il sindacalista, cioè sei uno dei « cervelli » dell’Associazione calciatori:

in che senso lo fai?

« Perchè ci vuole pur qualcuno che… possa far sentire, senza paura, la propria parola! E vedo che
molti non ci ostacolano; qualcuno più che altro ci snobba, ma è anche comprensibile: l’Associazione

calciatori è una novità, e i “governativi” sono sempre contrari alle novità. Dovremo lottare un po’;
lottare per dare un significato alla figura del calciatore: siamo uomini anche noi, non macchine né
schiavetti ».

— Sono le cifre di mercato, certi ingaggi, certi premi che danno agli anti-sindacato un’arma

demagogica ma efficace: li perdete in credibilità, non ti pare?

« Dipende dal modo particolare con il quale i giornalisti ci presentano al pubblico. La verità è
che viviamo in un mondo dominato dalla domanda e offerta: se noi calciatori procuriamo un
miliardo d’incasso, chi li deve prendere questi soldi? Noi siamo i protagonisti di uno spettacolo: la
gente ci va, paga miliardi: non è giusto che da questo giro debba ricavarne gente senza far nulla! E
poi io vorrei proprio andarli a cercare certi moralisti… far entrare in casa loro le guardie di finanza…
ci sarebbe da divertirsi… ».

— Voi create spettacolo, chiedete una specie di partecipazione agli utili: d’accordo, ma non ti

pare che questa sia soprattutto « l’era dell’atleta? ». Il resto sovrastruttura…

« Certo, oggi la scienza viene applicata allo sport ».

« I più atleti? Gli astronauti e Merckx »

— In questo senso, chi ti sembra il più atleta?
« Gli astronauti! Loro non possono avere difetti fisici, mentre una deficienza non ti preclude lo

sport ».

— E in senso strettamente sportivo?
« Merckx, veramente straordinario: da un certo punto di vista ha rovinato il ciclismo! ».
— Chi fatica di più: un ciclista o un calciatore?
« Ad un profano sembra che la fatica del ciclista sia bestiale; anche a me pare impossibile che si
possano correre 200 chilometri al giorno per venti giorni. Ma dipende tutto dall’allenamento, il
fisico si adatta: forse Merckx, se giocasse mezz’ora a football, non starebbe più in piedi! ».

— Merckx, Agostini, Stewart: chi ammiri di più?
« Il ciclista. Da piccolo seguivo molto questo sport, anzi il mio unico vero idolo fu Coppi.
Preferisco il ciclismo perchè dipende di più dall’uomo, come il calcio. In moto o in auto, può farti
vincere la macchina superiore ».

— E il… doping può farti vincere?
« Guarda, vitamine ne prendono tutti. Per le anfetamine è diverso: se rovinano il fisico, non si
debbono prendere, ma dimostriamolo chiaramente. Comunque, io sono per principio contrario al
controllo antidoping: è la dimostrazione dello stato di inferiorità nel quale vengono tenuti gli atleti.
Io sono per la responsabilizzazione: tanto, oramai non esiste un atleta che non sappia che le
pastiglie non fanno vincere tutto. Funzionerà una giornata, una partita, ma poi ti servono giorni per
rimetterti apposto. Io insomma non ci credo ».

— Si parla spesso di « ambizioni rinnovate » o di « scarse ambizioni »: per Rivera e il Milan

esiste ancora tale tipo di… pastiglia psicologica?

« Si parte per vincere sempre e per guadagnare di più ovviamente, poi i risultati determinano le
ambizioni finali… In Coppa-campioni si gioca con più rabbia, ma la grinta messa contro il Celtic e il
Manchester la puoi trovare per 4-5 partite all’anno: per il resto è impossibile, e ciò molti non lo
capiscono ».

— A proposito di capire, tu hai capito perchè il Milan non ha speso 850 milioni per Juliano o

500 per Bulgarelli?

« Sì, l’ho capito perchè certe cifre sono la follia, anche se per Bulgarelli valeva la pena di fare un

sacrificio: Bulgarelli è un grande giocatore ».

— Che idea hai di Fontana?
« In Francia ha trovato subito posizione, ordinato, mi è piaciuto. Tecnicamente vale e in questo
senso io già lo conoscevo bene perchè abbiamo fatto assieme il servizio militare a Bologna. Ed è un
ragazzo che capisce in fretta le situazioni… ».

— Combin?
« Lo consideravo da sempre un ottimo giocatore: nella tournée in America mi ha convinto di più.
E’ uno che va sempre a rete con quel tanto di egoismo per essere goleador, come Prati, Riva,
Altafini. Ora però sta in noi capire lui, fare un gioco che sfrutti le sue doti migliori: non è lui che
deve adeguarsi a noi. Sormani era uno che si toglieva per far spazio a Prati; con Combin sarà tutto
l’opposto, ma io credo che andrà d’accordo anche con Prati, perchè Combin ho visto che si sposta
bene sulla destra ». Rivera Gianni fa un gesto con la mano per spiegare il Combin-tattico. Parla con
naturalezza, ma pure con cautela, dettata da esperienze choccanti. A tutti i livelli.

E’ il Rivera più equilibrato che mi sia capitato di intervistare in sei anni. Rocco sorride; Messico
’70 aspetta: Rivera Gianni sa che la Nazionale non è nemmeno parente del campionato. Sa che la
Nazionale (italiana) vale uno stress. Potendo, farebbe di ogni microfono un silenziatore: ma può un
« cervello » limitarsi a parlare con i piedi?