1969 agosto 21 Per «Puri» e Montez il lavoro continua

1969 agosto 21 (Il Gazzettino)

Per « Puri » e Montez il lavoro continua

Lanerossi-Udinese 3-2

Berzaghi (U).

MARCATORI: 1.t.: 13′ Vitali (L); 2.t.: 2′ Sperotto (L), 17′ Maiani (U), 30′ Damiani (L), 41′

LANEROSSI (1. tempo): Pianta, Volpato, Rossetti, Biasiolo, De Petri, Calosi, Derlin, Scala,
Vitali, Cinesinho, Facchin. — (2. tempo): Bardin, De Petri, Volpato, Derlin, Carantini, Cornovalli,
Damiani, Tumburus, Sperotto, Ciccolo, Rigoni.

UDINESE: Lattanzi (Toppan dal 4′ del 2.t.), Caporale (Moruzzi), Fedele (Franzolini dal 20′ del
2.t.), Galeone (Bon dal 15′ del 2.t.), Zampa (Godeas dal 10′ del 2.t.), Ramusani, Ceccolini, Giavara
(Orso dal 5′ del 2.t.), Calisti (Comisso), Maiani (Orazi dal 17′ del 2.t.), Berzaghi.

ARBITRO: Corbelli.
NOTE: In tribuna Scopigno. Contusi Calosi e Damiani. Spettatori paganti 2.600 per un incasso

di 2.300.000 lire.
(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)
Udine, 20 agosto
Puricelli e Montez sono amici: tra loro parlano in spagnolo; il primo di Montevideo, il secondo di
Buenos Aires. Lanerossi-Udinese, in amichevole, non significa nulla per il risultato. Eppure ho
avvertito tensione in campo.

L’Udinese è appena scesa dai mille metri di Asiago: Montez temeva reazione negativa al caldo di
Udine e la sensazione che il test contro una squadra di Serie A fosse eccessivo per partita che
valeva in pratica, come presentazione della nuova squadra al pubblico. E, incredibilmente, qualcuno
che non condivide « per principio » la gestione Montez-Brunello (il presidente stava in tribuna con
Bruseschi) fa già ora guerra sotterranea. Risultato: un’amichevole, valida soltanto come pagella
tattico-agonistica, assume vibrazioni polemiche.

Il Lanerossi problemi di questo genere non ne conosce, ma alla squadra non mancava il movente
per una certa ansia: il primo avversario serio, dopo difficoltà d’ingranaggio già segnalate nei match
facili dei giorni precedenti. Poi, una formazione ancora possibilista che mette in condizioni
psicologiche preferenziali i giocatori che hanno tutto da guadagnare: cioè le riserve. I titolari
accusano surplus di responsabilità, la preparazione li trova (data l’età e una minore agilità
muscolare) parzialmente
la concorrenza. Per Puricelli qualche
interrogativo tattico, anche se l’allenatore ha già perfettamente in testa la squadra per la salvezza-
1970.

impreparati a sopportare

Tre a due per il Lanerossi, testimonianza dunque di exploit e di errori individuali. Vitali e
Sperotto hanno segnato due gol per due errori (il primo plateale) del portiere Lattanzi; Maiani e
Berzaghi hanno sfruttato per l’Udinese tutta la deconcentrazione di Bardin. Su cinque reti, solo
Damiani, di Brescia, ala destra, anni 19, al Lanerossi dal vivaio dell’Inter per una quotazione sui
venti milioni, è andato in gol con azione pulita, e perfino esaltante per nitore: dribbling, scatto,
battuta di destro, teso. Un « unicum » isolato in un match che è durato praticamente quarantacinque
minuti, quando Montez e Puricelli hanno mostrato al pubblico le due formazioni pensate per il
campionato. Il secondo tempo (usati sedici nuovi giocatori) è servito soltanto per dare un metro alle
possibilità di ricambio.

Lanerossi: il centrocampo non è un problema

Ho guardato il portiere: Pianta. Lo conosco molto bene per averlo visto, se non in partita, molto
spesso in allenamento con il Cagliari. E lo ricordo, perfetto, in un Padova-Mantova dell’anno
scorso; protagonista sicuro, con l’unico neo di qualche presa approssimativa in uscita alta. L’ho
rivisto oggi: forse porta ancora qualche etto in più sui fianchi. Non è stato impegnato come
meriterebbe per dire quanto vale oggi: però ha le mani sicure, ferme del portiere che sa di poter
parare, senza tabù di inesperienza, paura eccetera.

Da Pianta comincia la “nuova” difesa del Lanerossi, con De Petri spostato a stopper e Rossetti
che ritrova il gusto di giocare dopo un calcione-omicida di Prati. Mi pare che il Lanerossi abbia già
trovato discreto ordine in questo settore.

Pianta a parte, il problema di Rossetti è soltanto “psicologico”: e il segno di ciò sta in una fascia
elastica che porta sotto il ginocchio destro (del quale furono lesi i legamenti). E’ guarito: aveva
difficoltà in torsione, marcava Ceccolini che è rapido e “morde”, si gira tranquillamente. Deve
riscoprire soltanto il contrasto, senza ombre, senza riserve mentali.

De Petri stopper, (marcava Callisti che usa molto bene i gomiti) deve solo “specializzarsi” nel
ruolo, cioè marcare più stretto, con maggiore continuità, dimenticando le licenze tattiche che gli
erano possibili come terzino. Perchè di testa è fortissimo, dal tackle esce sempre a testa alta e sa
sempre cosa può fare.

Se Rossetti e De Petri entrano in sintonia con il ruolo il problema di Puricelli si sposta tutto in
avanti. Dove? A Udine non ho visto ancora un vero “centrocampo”, cioè giocatori legati da uno
schema, in un certo movimento previsto. Ma non ne farei un dramma, qui. Cinesinho ha più anni di
tutti e quindi ha più di tutti bisogno di tempo per ritrovare i muscoli oliati. Scala subisce tutti gli
stress di una vita, mezza con i compagni e mezza in caserma. Derlin deve copiare una idea tattica
che fu già incarnata, anche se in maniera molto personale, da Gigi Menti.

Voglio dire che il cinese prima o poi innesta il suo ritmo; che Scala si sa quanto può dare in
dinamismo e come spalla del cinese; che Derlin (me ne parlò in termini ammirativi Gipo Viani ai
tempi del Genoa) ha tutta la tecnica che serve per coprire il ruolo. A Udine ho visto un centrocampo
ancora impersonale, in vacanza tattica, ma credo che la routine dovrebbe tappare il vuoto-Fontana.

Preoccupa invece, nonostante l’opinione contraria di Puricelli, l’attacco. Non Facchin, quasi
centravanti, ma Vitali che ha ricordato il Vitali della fine campionato 1969. Il tasto difficile è in
questo legame Facchin-Vitali che ancora non si vede; in una pericolosità sempre scarsa, di Vitali, in
zona-gol. Il giocatore, molto impegnato, non merita linciaggi affrettati, sia chiarissimo. Ma il
problema non è mimetizzabile, almeno in questa fase di rodaggio.

E’ parso interessantissimo il secondo tempo dell’amichevole. Il tempo del caos, con quasi tutte
facce nuove in campo. Ma il tempo anche in cui puoi scoprire gli uomini del domani, le varianti, le
possibilità vere di un club: undici titolari e basta non significano infatti nulla, né la salvezza né lo
scudetto.

Le lacune di Bardin confermano a posteriori che lo acquisto di Pianta era necessario. Puricelli ci
aveva parlato di un libero notevole, il giovane Cornovalli (fisicamente molto dotato): mi è parso, sia
pure con l’attenuante sensibile della formazione caotica, ancora limitato come “numeri”, non molto
svelto nel disimpegno.

Impressioni: Carantini giocava stopper, però sganciandosi spesso a libero con tempismo di
vecchia volpe. Ciccolo sta cercando il passo di mezz’ala, con puntiglio e umiltà. Tumburus è
impagabile. E le punte baby? Sperotto ha un fisico sensazionale, ma deve perdere qualche

scorrettezza e imparare subito a non protestare stare con l’arbitro. Ho visto soprattutto Damiani: ha
la faccia pulita del ragazzo serio, che vuole arrivare. Ha scatto, dribbling sul sinistro e sul destro,
tiro. Commette ingenuità per foga istintiva, ma c’è. Questa è novità importante per il Lanerossi.

Facciamo il punto: anche l’amichevole di Udine è servita molto. Puricelli sorride, ma non ha

finito di lavorare…

Udinese: spazio alle punte

Per 45′ minuti il pubblico ha controllato l’Udinese modello 1969-1970. Il segno di Oscar Montez,
che è argentino ma che non ama il « tango » nel football e, attraverso l’esperienza in Portogallo, è
tutto convinto del calcio all’italiana: leggi insistere sulla velocità piuttosto che sulla riflessione, sul
ritmo, su una tattica semplice, stretta, in profondità. Tête a tête con il Lanerossi, la nuova Udinese è
parsa più svelta, più rapida degli avversari nel spostare l’azione. Per la Serie C, mi pare
fondamentale controllare questo dato. I giocatori, dopo pochi minuti sudavano molto, le maglie
erano fradice, per tutti i 22 naturalmente: segno che c’è ancora molto spazio per preparazione
atletica. Ma la squadra di Montez sembra già avanti, il fiato è buono.

Dopo 13′, l’allenatore s’è girato verso la sua porta, ha alzato la mano per Lattanzi, il nuovo
portiere. Dopo una gaffe puerile costata il gol di Vitali, il segno di Montez era un gesto deluso, di
rabbia. Il gesto non era però occasionale: indicava un problema che sicuramente Montez non
sospettava: un portiere forse troppo giovane e quindi estremamente emotivo per una squadra che ha
pubblico di grandi tradizioni e obbiettivi sempre di prestigio o quasi. Lattanzi, fin dalla prima
azione ha mostrato un’emozione invincibile. E nemmeno il vice, Toppan, ha migliorato la
situazione. E’ un interrogativo sostanzioso sapere fino a che punto certa immaturità possa
condizionare le qualità del giocatore: una risposta negativa, obbligherebbe a soluzioni per forza…
esterne.

Per il resto, gli uomini nuovi dell’attacco mi sembrano tutti, a prima vista, s’intende, acquisti
notevoli. Bearzaghi ha caratteristiche marcate di sfondatore (il sinistro del gol, da fuori area, non
aveva difetti…), Callisti non pare che faccia rimpiangere Blasig: va dentro « meno diritto », ma
fuori area di rigore fa movimento pericoloso, graffiante. Giavara detta gioco pulito, Ceccolini ha
tocco, intelligenza, solo che ha bisogno di spazio. Anzi, a proposito di spazio, un consiglio
disinteressato a Montez: meno ammassamento in avanti, minori distanze fra settori, e più
contropiede. I giocatori che ha davanti, date le caratteristiche, renderanno di più con un po’ di
spazio in più.

Un’Udinese che porta già una mano molto personale e preparazione avanzata (anche se Montez
dice solo al 40 per cento). Un’Udinese che ha bisogno di lavorare in tranquillità, perchè è giovane e
da impostare. Qualche umorista ha proposto, per andare subito in B, di acquistare cinque giocatori
della Serie A! Se sono pezzi onesti varranno minimo 600 milioni! O sono le solite vecchie cariatidi
vaganti per le liste condizionate di tutta Italia?!