1968 maggio 7 Spal-Juve (dopo Lisbona) farà scoppiare un «caso»?

1968 maggio 7 (Il Gazzettino)

Il Lanerossi può chiedere che i bianconeri schierino in ogni caso la « migliore » squadra
Spal-Juve (dopo Lisbona) farà scoppiare un « caso »?

INTER: deserto nello spogliatoio, panchina abbandonata – JUVE: non c’è solo Eusebio nel
Benfica – TORINO: Fabbri aspetta le monetine
LANEROSSI e SPAL: i premi da mezzo milione, il bluff di Mazza, il gesso di Demarco

Eclisse dell’Inter; la Juve Coppa a Lisbona; Lanerossi e Spal per evitare il B-trauma; il Torino
« fabbrista ». Il campionato cambia pelle, ma non intristisce.

INTER — Dicevamo « sempre più anonima », riferendoci ad una crisi prima dirigenziale poi

tecnica. La sconfitta col Napoli lo ha confermato in maniera quasi fotografica, anche sul piano
« formale ». Negli spogliatoi nerazzurri, a San Siro, il deserto: Herrera che se ne va subito; Moratti
che non si fa vedere; il vice Fraizzoli nemmeno (venerdì scorso si è incontrato a Milano con Foni).
Un « addio malinconico ». L’Inter, nel dopoguerra, ha vinto più di qualsiasi altra squadra italiana:
ha un pubblico « abituato » molto bene. Ha ancora i mezzi, gli uomini, la struttura per evitare una
lunga eclisse. Ma il discorso è soltanto teorico finché lo spogliatoio è deserto e la panchina sempre
più abbandonata a se stessa, quasi in stato confusionale. Il pubblico interista non lo merita. Questi
non sono cicli, ma shock.

JUVE — E’ già a Lisbona. Lo Estadio La Luz è tremendo, affascinante, palcoscenico di Eusebio.
La « perla » vive in un quartiere popolare, Linda a Velha, una collinetta poco fuori Lisbona. Al
primo piano di un condominio popolare, ha un appartamento stretto, di poche stanze, dove abita con
la moglie Flora (di colore) e un bambino. Il pubblico del La Luz impazzisce per lui non solo perché
è il migliore, ma anche perché ha sempre respinto il cliché della stella: è rimasto il ragazzo con gli
occhi bassi del Mozambico. Sopra un mobile in tek del soggiorno di casa sua, ha una « scarpa
d’oro » Che è una specie di Oscar per gli uomini-gol messo in palio dal francese « France
Football ». Proprio domenica scorsa, con un gol all’Oporto, che dava praticamente lo scudetto al
Benfica, Eusebio ha raggiunto quota 36 ed ha vinto un’altra scarpa d’oro da sistemare sul mobile in
tek.

Questo è Eusebio a Lisbona: un asso e un idolo del Benfica, che è il nome del quartiere più
popolare della capitale portoghese. Perciò il La Luz, quando gioca lui, è un tempio, una festa,
qualcosa di più di uno stadio. La Juventus che non ha stelle, ma solo uomini, per non perdere le sue
chances dovrà essere grande, dura, cosciente ma non impaurita. Dovrà applicare le marcature con
grande concentrazione. Ha la difesa tra le migliori al mondo, quindi, su questo piano non dovrebbe
avere grossi problemi, ma non può distrarsi perché ogni secondo che sfugge al controllo può
nascondere un’invenzione.

Il Benfica non è squadra come l’Eintracht che assale atleticamente; il Benfica assale potendo
contare sul palleggio, sulla classe individuale elevatissima dei suoi attaccanti. Tutti e cinque: sì, c’è
Eusebio, ma ci sono anche Simoes, l’ala sinistra spesso in preda a dribbling in furore; Torres (metri
1,93) insuperabile di testa e « muro » di rimbalzo per Eusebio; c’è José Augusto, ala finta, ora punta
vera ora mezzo cervello; e Coluna, con un occhio mezzo chiuso un’età indecifrabile ginocchia a
pezzi, ma con una classe cristallina, un’esperienza eterna, una grinta tutta riflessa nella sua faccia

lugubre, nel suo tradizionale silenzio. II Benfica ha un punto debole, come la nazionale portoghese:
la difesa. (Ai mondiali di Londra addirittura ridicola). Sparito Germano, non ha più trovato il
«cervello-dietro». Solo una grande Juve potrà uscire dal La Luz senza aver compromesso nulla.
L’augurio che il pubblico italiano le rivolge è lo stesso che fu un giorno per il Milan e per l’Inter. La
Coppa dei Campioni, per prestigio oramai indiscutibile, non è più soltanto « una » Coppa, ma
qualcosa di più.

SPAL E LANEROSSI – C’entra, nella retrocessione, anche la… Juve! Paolo Mazza, distrutto
dagli errori delle sue punte-baby, ha imprecato con accenti da tragedia greca: « E’ giusto che
andiamo in B! ». Ma chi lo conosce sa che Mazza bluffa: alla retrocessione non ci crederà fino
all’ultimo secondo. Sa anche che la Juve (contro la quale giocherà la Spal domenica) ritornerà da
Lisbona. La Spal, in questo senso, non può che esserne avvantaggiata. Qualunque sia il risultato; e
potrebbero, su legittima preoccupazione del Lanerossi, nascere grosse grane per la Lega: riuscirà
infatti la Juventus a rispettare l’obbligo (morale e regolamentare) di presentare la migliore
formazione in campionato e nello stesso tempo salvaguardare le sue chances « europee» per il
retour-match del 15 maggio, magari facendo riposare qualche titolare? La Spal ha un punto in
meno, è vero, ma ha questo vantaggio sul Lanerossi che avrà contro la Fiorentina di… Maraschi, un
ex di freschissima data che fu in rapporti « tesi » con molti, a Vicenza. Fiorentina che, oltretutto,
matematicamente parlando, non ha ancora perduto la possibilità di essere seconda.

I giocatori del Lanerossi e del Brescia, nell’incontro di domenica scorsa, avevano un premio
identico in caso di vittoria: mezzo milione a testa. Su questo piano, giocano oramai tutti alla pari…
Le cose che contano sono altre. E il Lanerossi sembra possederle in dose sufficiente per non crollare
proprio negli ultimi 90 minuti. La difesa, la grinta delle due punte, il chilometraggio dei
centrocampisti. A questo punto è ridicolo, incredibile che si vada a cercare il pelo nell’uovo del
gioco se non addirittura nello spettacolo. Ci sembra questo il concetto « foolproof » come dicono gli
americani, cioè a prova d’imbecille. Ciò che conta, ciò che preoccupa non è gioco: è piuttosto che
De Marco, pestato da Mazzia, non possa giocare, ingessato com’è alla caviglia (nonostante non ci
sia frattura).

TORINO — Leggete la classifica: domenica dietro domenica la squadra di Fabbri scende. Dopo
essere stata outsider (qualcuno parlava anche di scudetto) ora è ottava. Quando c’era Rocco e non
vinceva lo scudetto gli « facevano » sputare e lanciare monetine da dietro la panchina, a Torino.
Lasciamo perdere: Rocco ha risposto con uno… scudetto che nessuno in Italia gli accreditò per il
Milan che aveva ereditato. Ma Fabbri? La discesa è progredita dopo il caso Torino-Milan, con i
sospetti fomentati non solo su Rocco, ma anche su quattro giocatori del Torino: è solo coincidenza?
Non ci pare. Sul piano psicologico-ambientale, Fabbri ha fallito clamorosamente ancora una volta.
Dopo i mondiali, inventò le polveri gialle, le fialette rosse, le bibite scure: finì in farsa. Ora ha
creato crepe interiori delicate, non facilmente sanabili. O sanabili con… vendite estive. Non siamo
nel cervello di Pianelli, ma il presidente del Torino si è forse già pentito di aver ascoltato Traversa-
Bonetto (vice e segretario), cioè gli anti-Rocco? Franco Carraro, comunque, sentitamente ringrazia.