1968 maggio 26 Italia-Inghilterra: pari a Trieste

1968 maggio 26 (Il Gazzettino)

Gli under 23 azzurri sopperiscono con la tecnica al maggiore affiatamento degli avversari
Italia-Inghilterra: pari a Trieste
Gol di Kendall nel primo tempo replica di « Bobo » Gori nella ripresa

ITALIA 1
INGHILTERRA 1
MARCATORI: 1. t.: Kendall (Ing.); 2. t.: 8′ Gori (It.)
ITALIA: Vecchi, Roversi, Pasetti, Montefusco, Cresci, Ferrante, Gori, Vieri, Anastasi, Merlo, Riva.
INGHILTERRA: Springett, Wright, Shaw, Doyle, Stephenson, Harris, Sammels, Baldwin,
Birchenall, Chivers, Kendall.
ARBITRO: Baubazek (Austria).
NOTE: Giornata afosa, cielo coperto e leggero vento nel secondo tempo. Spettatori paganti 15.000,
presenti 18.000, incasso 17 milioni. Molte bandiere tricolori. Applausi per Vittorio Pozzo in
tribuna. La banda dei carabinieri ha suonato gli inni nazionali. Presenti alla partita: il presidente
federale Franchi, Walter Mandelli, Giulio Cappelli, Heriberto Herrera, Alfredo Foni, il
vicepresidente della Juve Giordanetti, Bigogno, Bruseschi, Peronace. Calci d’angolo 8-8. Ammonito
al 42′ del 1.t. Chivers per fallo su Cresci. Lievi infortuni a Merlo e Gori.

(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)
Trieste, 25 maggio
Il fatto che il portiere Vecchi sia stato il migliore in campo degli azzurri Under 23 testimonia,
pareggio a parte, che l’Inghilterra ha meritato in pieno il risultato. Gli inglesi hanno mostrato molte
cose interessanti, in parecchi casi autentiche lezioni per il nostro calcio. Non c’è dubbio, che oltre
Manica esiste oramai una scuola unificata del football. L’era portata avanti con successo dal
campione del mondo sir Alf Ramsey si basa su concetti applicati oramai dalle squadre nazionali
britanniche a tutti i livelli.

Gli inglesi giocano senza ali tradizionali: a Trieste, il piccolo Ball della nazionale A era
interpretato da Sammels, uomo-ovunque, come l’ala sinistra Kendall che ha dominato a
centrocampo per 50′. Kendall è un mediano sinistro, ha giocato arretrato, ma la potenza dinamica
non gli ha impedito di andare in gol. Dunque, senza ali, con tre punte centrali in movimento
nettamente superiore a quello sviluppato dalle punte azzurre (anche potendo contare su un
meraviglioso inglese fatto in casa… cioè su Anastasi, di Catania).

In difesa gli inglesi giocano rigorosamente a zona. Il terzino destro sta a destra e controlla
l’avversario, qualunque esso sia, che entri in quella zona. Così gli altri. La zona presuppone un
lungo rodaggio assieme e l’Under 23 inglese lo possiede con un sacco di incontri impegnativi in
tutta Europa. Quello che purtroppo non accade per noi, che siamo con questa partita di Trieste
soltanto al secondo impegno della stagione. Inoltre gli inglesi giocano, 1-2, un paio di passaggi al
massimo e via, come i nostri in genere fanno soltanto in certe partitine di allenamento quando
l’allenatore fischia il fallo a chi tiene la palla per un tocco in più. Un gioco altruista dunque, che non
prevede vedettes. E una grande preparazione fisica, un grande orgoglio nazionale, una grande
combattività, anche se unita ad atteggiamenti spesso irritanti e indegni di un calcio tanto evoluto.

Questa è la scuola inglese che abbiamo riconosciuto minuto per minuto. L’Italia si è difesa e ha
pareggiato con la tecnica, con la classe individuale. Facciamo un esempio: il terzino Pasetti è, a

nostro avviso, più dotato tecnicamente di Martin Chivers, valutato oltre duecento milioni. Chivers
stoppa spesso e volentieri in sei-sette metri. Pasetti se la cava in pochi centimetri! Vogliamo dire
che la tecnica individuale sposta la bilancia nettamente dalla parte del nostro under 23 (a proposito,
due giocatori, cioè Riva e Montefusco, superano i ventitré anni, ma la quota regolamentare è stata
calcolata al primo settembre 1967. Tutto regolare, dunque). Si obietta: all’Italia, manca
l’affiatamento che è la forza dei nostri avversari. E’ vero, ma qui occorrerebbe fare un discorso
lungo d’impostazione federale. Che cosa si vuole da questa Under? Che faccia squadra, in senso
autonomo a livello subordinato alla A? Allora occorrerà infoltire il calendario, dargli un volto
preciso. Si vuole invece che serva soltanto da vetrina occasionale (tipico il caso Riva)? In questo
secondo caso mancando un concetto-guida, e facendone soltanto un serbatoio in senso molto
ristretto, un lavoro in profondità, di scuola italiana, per i più giovani, sul tipo di quello che fanno gli
inglesi, è un’utopia. Non meravigliamoci dunque se, non uscendo dallo equivoco, il pubblico accusa
lunghe pause di incertezza e di sbigottimento, sul piano sportivo s’intende.

I nostri attaccanti si muovono meno dei colleghi avversari, qualcuno troppo spesso è stanco, pur
tenendo conto che gli italiani, anche a Trieste, avevano il vantaggio, a nostro avviso notevole, del
clima.

L’afa pesante deve aver fiaccato parecchio gli inglesi nel secondo tempo, togliendo ossigeno alla
loro abituale respirazione. E’ nel secondo tempo che gli under azzurri hanno fatto pari, hanno
riscattato troppe lacune, con un forcing raramente interrotto, con un animus che ha contagiato tutti,
tranne Riva.

Un piccolo incidente, una gomitata dell’affatto scorretto Chivers a Cresci in azione non di gioco,
ha dato un tono più nervoso alla partita. Ha spinto questo pubblico cavalleresco e tecnicamente
preparato, a sostenere con continuità, con forza, la squadra. Il merito del pareggio è un po’ in un
confluire di elementi. Responsabilità sentita nello spogliatoio, quando l’ombra della sconfitta era
implacabile; carica maggiore: pubblico; calo degli inglesi.

Dopo uno show di Anastasi, entusiasmante per un quarto d’ora circa, per tutto il primo tempo, gli
inglesi furono squadra nel vero senso della parola, con i segni distintivi che abbiamo detto prima. Il
gol dell’ala sinistra Kendall non sorprendeva nessuno, nemmeno tra il pubblico. Al 37′ del primo
tempo, dopo ciò che si era visto, sembrava infatti la cosa più logica di questo modo. E un minuto
dopo, con la nostra under shoccata, Sammels sbagliava clamorosamente la palla dello zero-due.

L’Italia si è vista nella ripresa. Ha tenuto la palla per un quarto d’ora filato senza soluzione di
continuità. In questo periodo ha costruito tre occasioni-gol, e ne ha trasformata una con un sinistro
angolatissimo di Bobo Gori che, finalmente nella sua posizione di punta centrale, raccoglieva con il
portiere in uscita un rimpallo di testa tra Anastasi e un avversario. Per il resto, nonostante il forcing
azzurro, c’erano due tiri spettacolari degli inglesi cancellati con naturalezza dal nostro Vecchi, e due
goffi tentativi di Riva.

Il pari delude? Premesso che è esatto. in prospettiva ci sembra deludente. Perchè nella somma
delle cose offerte, c’è ancora la conferma di soluzioni occasionali nel nostro calcio. Ciò che non ha
deluso è Trieste, con la sua ospitalità affettuosa e la sua gente sensibile. Ma su questo aspetto non
c’era da dubitarne.