1967 ottobre 4 Per l’Inter tutto si decide nelle prossime tre settimane

1967 ottobre 4

Capitan Corso, con competenza e sincerità, si pronuncia sui problemi nerazzurri e sui nove acquisti

Per l’Inter tutto si decide nelle prossime tre settimane

Dobbiamo ritrovare qualcosa che purtroppo abbiamo perduto, cioè la personalità della squadra più
forte.
Ora, io e Suarez giochiamo troppo indietro rispetto a Mazzola e Nielsen che, isolati, non possono
farcela.
I problemi dei nuovi? Sentono molto le responsabilità (ma Benitez, che pure è fortissimo, non può
giocare).
Herrera è più avvicinabile, più cordiale, più familiare: ma è costretto a non sbagliare. Per lui è
l’anno decisivo.

MILANO, 3 ottobre
Contro la Roma no, Mario Corso non aveva giocato per una vecchia pendenza disciplinare. Il suo
campionato è cominciato domenica scorsa a Mantova. Il pubblico, i critici, lo stesso Helenio
Herrera, attribuivano al rientro del mancino veronese grande importanza per dare all’Inter quello
che le era mancato a San Siro nella partita anti-Pugliese: geometria, genio, ispirazione, regia.
Soprattutto per le punte neroazzurre. Ma il ritorno di Mario Corso non è bastato a battere il
Mantova. L’Inter dei nove acquisti, l’Inter delle grandi ambizioni rinnovatrici, non ha saputo finora
risolvere i suoi dubbi e le sue alternative. Intorno alla squadra grava, in questi giorni, una atmosfera
di suspense, di attesa, di incertezza. Non si sa quali saranno le scelte finali di Herrera, nè si riesce a
capire in che misura queste scelte influiranno sul rendimento dell’Inter. E’ a Corso, al capitano, al
giocatore sul quale pesa maggiormente la responsabilità di mimetizzare difficoltà di amalgama e di
intesa, che abbiamo chiesto di fare il punto sulla situazione neroazzurra.

« Aspettiamo il derby! — comincia Corso —. Là si decide, là si vedrà dove potremo arrivare e

quanto possiamo valere quest’anno ».

« Il derby è alla quinta giornata, ma intanto che ti pare della nuova Inter? ».
« Beh, la prima impressione è che la squadra ci sia abbastanza, ma che abbia bisogno di tempo ».
« Tempo per fare che cosa? ».
« Più che per fare, per ritrovare qualche cosa che non abbiamo più: non c’è più la sicurezza degli
ultimi anni, la personalità della squadra più forte. Fino all’anno scorso partivamo convinti di
vincere, oggi no: giochiamo forse con maggiore slancio, ma con più paura. C’è questa storia della
nuova Inter, ci sono le critiche, la paura di non farcela. Ci servirebbe una vittoria, la prima
vittoria ».

« D’accordo sulla vittoria, ma ti sembra poi tanto nuova questa Inter? ».
« No. Gli schemi di gioco sono rimasti quelli dell’anno scorso, quindi si può parlare di novità
fino, ad un certo punto. In principio sembrava che dovessimo giocare tutti avanti, invece stiamo più
arretrati di una volta! ».

« Perchè? ».

« Un po’ perchè Landini e Dotti non sono ancora coppia nel vero senso della parola e quindi c’è
meno sicurezza in noi centrocampisti: viene perciò naturale spingere meno in avanti, di sacrificare
l’attacco ».

« Il disagio consiste quindi in difesa… ».
« Non c’è ancora la sicurezza: in questo senso sì, ma io non sono convinto che il vero problema
sia la difesa. Landini può fare il libero, perchè oltre tutto ha il senso della posizione, anche se gli
manca l’esperienza. Le perplessità riguardano soprattutto Dotti, che nella Lazio giocava libero e qui
è costretto a fare lo stopper. C’è anche un altro fatto: prima c’era Guarneri che faceva lo stopper ma
non era cattivo. Può darsi quindi che le difficoltà iniziali di Dotti siano psicologiche: il pubblico di
San Siro non è abituato ad uno stopper falloso e fischia. A Mantova, comunque, ha giocato bene su
Di Giacomo. Non è che Di Giacomo sia un osso molto duro da mordere, ma insomma… ».
« Se quindi tu credi che la difesa prima o poi si sistemerà, quale è il problema vero? ».
« Mazzola da solo non può farcela in attacco! Dico Mazzola per dire anche Nielsen: stando
troppo indietro io e Suarez, c’è troppa distanza tra noi due e le punte. E poi o Domenghini gioca
dalla metà campo in su, oppure è meglio giocare con tre punte, con un’altra punta vera oltre a
Mazzola e Nielsen. Di questo c’è bisogno, soprattutto ».

« La posizione tua e d’ Suarez, è condizionata anche dalla forma di Bedin, non credi? ».
« Sì, ma mi sembra che Bedin sia in pieno recupero. E’ più tranquillo, meno frastornato ed a

forza di dargli consigli è più razionale, fa meno confusione ».

« E Suarez? Che ha Suarez? ».
« Probabilmente manca ancora di condizione e quindi di precisione. Ha avuto l’operazione alle
tonsille, ha un anno in più, si è sposato, anche se non credo molto che c’entri il matrimonio: ad una
certa età non può portare grandi cambiamenti ».

« I problemi della vecchia, guardia sono in fondo soltanto di forma: ma quelli dei nuovi? » .
« E’ un problema di responsabilità: ci sono i tifosi, i giornalisti con gli occhi puntati addosso. Se

vanno bene è normale, se vanno male la croce addosso è sicura ».
« Senti, potresti darmi un giudizio su tutti e nove gli acquisti? ».
« Certo ».
« Nielsen, tanto per cominciare ».

« E’ un buon giocatore, anzi un ottimo giocatore, che deve affiatarsi con le altre punte. E’ uno
che sfrutta le occasioni, ma che non fa molto gioco. Come uomo-gol verrà grande ».

« Non pensi che dovrebbe essere servito con qualche cross in più? ».
« I palloni per Nielsen ci sono, i cross verranno anche dallo stesso Facchetti, ma bisogna che ci
sia la forma giusta. E poi io credo di aver capito perchè Nielsen ancora non ha segnato: lui ne soffre
di quella storia con Clerici. Vedere che l’altro segna, e lui no è per lui una sofferenza. Deve
cominciare con il primo gol ».

« D’Amato ».
« E’ un buon giocatore bravo, ma ha la mentalità della Lazio, dove partiva da metà campo,
faceva tutto da solo e arrivava dove arrivava senza che nessuno gli dicesse niente. Qui deve pensare
che ci sono altri giocatori per lo scambio, se lascia perdere questa mentalità, è uno che si inserirà
bene ».

« Bonfanti ».
« Non sta bene che io lo giudichi perché gioca al mio posto! Non è un giocatore estroso, bada al

sodo, è un po’ elementare. Può anche rendere, ma per i tifosi dell’Inter ci vuole qualche cosa di
più! ».

« Ferruccio Mazzola ».
« Quelli che giocavano con lui nel Venezia dicono che non dura tutto il campionato, ma
tecnicamente è molto buono. Certo che non è la terza punta: può fare il Domenghini, perchè anche
lui ha sempre la tendenza a ritornare. Comunque non posso dirlo in maniera proprio precisa, perchè
non ho mai giocato assieme a lui ».

« Dotti ».
« L’ho già detto: marca bene, picchia un po’ troppo. Oddio, tutti i difensori picchiano al giorno

d’oggi, però il pubblico di Milano è delicato ».

« Poli ».
« Come giocatore mi piace. Ho giocato assieme a Venezia, dieci giorni fa, nella partita delle
riserve. Il fatto è che lui è timido: ha paura quando si sente guardato da Herrera. Infatti a Venezia,
dove non c’era il mister ha giocato bene perchè era tranquillo. Il fatto è che a Herrera piacciono quei
giocatori un po’ sbruffoni, senza complessi, che sfondano subito. Poli, invece, è uno che va
aspettato ».
« Santarini ».

« E’ abbastanza buono, ma risente del fatto che in serie C faceva soltanto due allenamenti alla

settimana. Si strappa facilmente: deve abituarsi agli allenamenti da serie A ».

« Benitez ».
« E’ bravo, mi entusiasma. E’ intelligente, forte, si smarca, lo trovi sempre, ha grinta. E’

veramente un peccato che non possa giocare… ».

« Colaussig ».
« Corre, è generoso: come riserva può anche andare ».
« Con tutti questi giocatori a disposizione, Herrera deve decidere molte cose: lo trovi cambiato,

preoccupato? ».

« Sì. Ora è più avvicinabile, più cordiale, più familiare, ma si vede che ha le sue grane. Per lui è
difficile andare avanti senza risultati. Un po’ perchè aveva abituato tutti troppo bene e un po’ perchè,
non avendo quest’anno nemmeno la scusa della Coppa, è costretto a non sbagliare. Sono convinto
che per lui questo è l’anno decisivo ».

« Sembrava che dovesse esserlo anche per Moratti… ».
« Noi giocatori eravamo tutti sicuri che non se ne sarebbe andato, a parte il fatto che non era

neanche giusto che lo facesse. Però, se quest’anno non vinciamo, credo che allora potrebbe
lasciare ».

« L’ambiente, oggi come oggi, non è un po’ pesante? ».
« L’ambiente si crea dopo cinque o sei partite, se però vengono i risultati… ».
« Tu personalmente, come ti senti? ».
« Più responsabile, più tranquillo. Ho ventisei anni, ma da quando è stato ceduto Guarneri sono

l’interista più anziano: dieci anni che gioco nell’Inter! ».

« L’esperienza cosa ti dice? ».
« Che nelle prossime tre settimane si decide quasi tutto, per noi ».
« Arrivederci a dopo il derby, allora ».
« Arrivederci ».