1967 maggio 26 Né il rigore né Sarti fermano il Celtic

1967 maggio 26

Nè il Rigore nè Sarti fermano il Celtic

LISBONA – All’inizio l’Estadio Nacional non è pienissimo. Molti italiani, moltissimi scozzesi, che
si fanno sentire parecchio. I portoghesi non sono riusciti a colmare il resto dello stadio e si notano
parecchi vuoti. Si comincia cinque minuti di ritardo e senza cerimoniale. Picchi perde la scelta del
campo e l’Inter batte il calcio d’inizio: Bedin perde subito la palla; Murdoch allarga a Johnstone che
scatta sulla destra e crossa dal fondo. Picchi libera. Prima azione, e le marcature non sono a ora
state stabilite con precisione. Poi subito Burgnich aggancia Johnston mentre Facchetti si porta su
Lennox, l’ala più arretrata. Il Celtic marca Capellini con Mac Neill, Mazzola con Clark. Craig,
libero per l’arretramento di Corso, mantiene una posizione di libero, all’altezza dei terzini centrali
Mac e Clark. I terzini d’ala del Celtic avanzano ogni tanto, soprattutto Gemmel si inserisce nelle
azioni d’attacco. Però in questi primi minuti l’Inter avrà qualche occasione in contropiede, le uniche
della partita. Al secondo minuto Mazzola è lanciato sulla destra. Fallo dei difensori del Celtic sul
limite dell’area, batte Mazzola per Facchetti che irrompe verso il centro dell’area dalla difesa:
Simpson blocca il pallone proprio sulla testa del terzino.

3′: Cappellini si libera sulla destra, alza al centro per Mazzola che di testa manda verso rete;
Simpson respinge di pugno poi blocca a terra il pallone. Dopo due minuti riparte Johnstone che si
libera al limite e tira. Blocca a terra Sarti.

Passa un minuto e c’è la prima vera occasione da gol di tutta la partita: Craig avanzato sulla
destra crossa in mezzo all’area nerazzurra, devia di testa Chalmers proprio sotto la traversa. Sarti
arriva sul pallone con la punta delle dita e fa passare la palla sopra il legno alto della porta.

Il contropiede dell’Inter è lento per mancanza di lanciatori decisi. Corso sbaglia persino gli
appoggi a due metri e non si può sperare che riesca a lanciare a rete gli attaccanti. Tuttavia su un
contropiede non molto deciso Mazzola ha la palla poco oltre la metà campo e lancia subito
Cappellini spostato a destra; Cappellini corre proteggendo la palla da Mac Neil che lo affianca.
Giunti in area Mac Neil sgambetta il centravanti e alza la mano; ma Tschenscher concede subito il
rigore. Cappellini stava superando lo stopper e non avrebbe avuto altri avversari tra sè e la porta.
Batte Mazzola che spiazza Simpson facendolo cadere sulla sinistra mentre il pallone si infila a
destra del portiere, basso. Sono passati sette minuti e l’Inter, stanca e incompleta, ha ora l’occasione
del vantaggio di un gol da mantenere sino alla fine.

Comincia ora il forcing degli scozzesi che riescono a portarsi quasi sempre al limite dell’area
nerazzurra indisturbati. Anche al limite dell’area raramente vengono contrastati e riescono sempre a
tirare o a crossare. All’’11 Auld avanza senza che nessuno lo ostacoli: tutti si aspettano il cross e
invece l’interno tira forte e in diagonale: traversa! 13′: ancora Auld-Johnstone-Wallace, tiro e Sarti
blocca a terra. 14′ : corner battuto da Johnstone, testa di Mac Neil ma il tiro debole, rimbalza a terra
davanti a Sarti che blocca facilmente.

Gli scozzesi ora hanno sempre la palla, nessuno riesce a contrastarli a metà campo; Bicicli e
Corso non tentano nemmeno gli interventi, Bedin e Domenghini sono trascinati nella propria area
dai rispettivi avversari che giocano avanzatissimi. Al 18′ Chalmers conclude da fuori area l’assedio
alla porta nerazzurra; il tiro è rasoterra e va fuori di poco.

Sarti si sbraccia e urla per riuscire a vedere davanti a sè; la visuale sui tiri da lontano gli viene
coperta dal muro umano di compagni e avversari disposto davanti alla sua porta. Picchi non trova la
posizione, anche perchè gli tocca sempre marcare qualche attaccante avversario che nel marasma

non viene marcato dagli altri difensori. Ora il terzino Gemmel (che dovrebbe marcare Domenghini)
partecipa costantemente alle azioni d’attacco ed è praticamente ala sinistra; i cross pericolosi sono
sempre suoi.

Al 21′ avanza a tirare Clark, il marcatore di Mazzola; tiro forte sull’esterno della rete. Poi
Gemmel avanza e crossa: il pallone sorvola pericolosamente la traversa. 25′: Auld scende
indisturbato ma tira altissimo. Ora che tutti i difensori scozzesi vengono avanti gli attaccanti
interisti dispongono di molto spazio per scattare verso rete. Ma non un lancio li raggiunge dalla
difesa; la palla è sempre agli scozzesi che vincono ogni dribbling, ogni contrasto. E il forcing
continua. 32′: punizione da fuori area, palla a Murdoch che tira, deviazione di un difensore dell’Inter
e palla in corner. 34′: rimpallo in area e palla fuori area, arriva Clark e tira, salva Sarti in corner.

35′: primo contropiede dell’Inter dopo il gol ( finalmente! ): Mazzola a Bicicli a Domenghini al
limite dell’area: ma Domenghini serve un avversario che stava rinvenendo alle sue spalle. Poi al 39′
Mazzola, che quando riceve la palla è sempre circondato da tre o quattro avversari tenta il tiro da
lontano; Simpson para facilmente restando in piedi.

Pare che il ritmo del Celtic ora sia lentamente calato; ma l’Inter non ha saputo approfittarne,
anche perchè i suoi attaccanti non vengono serviti prontamente. Cappellini è l’unico che si muove
bene mentre Mazzola non riesce ad operare uno scatto e poi la sua caviglia comincia a fargli male.
Solo Facchetti tenta ogni tanto lo scatto in avanti alla ricerca del gol. Ma l’Inter non ha ali per il
cross, tiene in avanti soltanto Cappellini, Mazzola gioca a metà campo. Sarebbe il momento di
tentare il secondo gol, visto che sarà molto difficile vivere sulla rendita del gol iniziale. Il Celtic si
difende male, anzi non si difende affatto, ma all’attacco per la massa di azioni che porta è sempre
pericoloso.

Infatti al 40′ l’Inter rischia di subire il pareggio, e subito potrebbe segnare il secondo gol. Batte
un corner il Celtic, Wallace devia di testa verso il centro, Chalmers salta verso la palla ma sbaglia
l’entrata di un centimetro solo davanti a Sarti. L’Inter sulla respinta imbastisce, stavolta subito, il
contropiede e Domenghini se ne va solo verso la porta scozzese. Nessuno lo ostacola, nessuno è tra
lui e la porta tranne il portiere. Ma è proprio Simpson che esce di porta e al limite dell’area toglie (di
piede) la palla a Domenghini. Occasione per l’Inter mancata; difficilmente si ripeterà nel resto della
partita.

Le ultime azioni del tempo sono ancora del Celtic che prima conclude al 40′ con Gemmel,
debolmente fra le braccia di Sarti. Ultimi cinque minuti un po’ fiacchi e senza conclusioni, tanto che
si pensa ad un esaurimento del Celtic, arrivato sinora vicino al gol in parecchie occasioni senza aver
segnato. L’ultima azione è al 45′, Chalmers lascia a Murdoch il tiro che va alto e fuori.

Si chiude il primo tempo con molte apprensioni per l’Inter. Dopo il gol su rigore (apparso
indiscutibile perchè lo sgambetto in area era chiarissimo) l’Inter non ha più preoccupato Simpson e
solo in tre o quattro occasioni è riuscita ad imbastire il contropiede. Qualcuno osserva che l’Inter di
Budapest e di Madrid avrebbe segnato almeno due gol oltre il rigore, portando già a casa la Coppa;
ma è evidente che questa non è l’Inter di Budapest e di Madrid, e che tutti i timori della vigilia per
l’assenza di Suarez e per la stanchezza degli altri titolari sono pienamente confermati. Ad ogni
modo l’Inter sta vincendo e può finire ancora la partita con quel gol di vantaggio.

L’Inter-stanca riuscirà a difendere l’1 a 0 anche nella ripresa? Nell’intervallo, è questa la
domanda che circola. Neanche Herrera, giura qualcuno in tribuna stampa, riuscirebbe in assoluta
buona fede a dare una risposta al quesito-chiave. Herrera, tornando dagli spogliatoi, va a mettersi al
suo posto d’osservazione senza badare ai fischi della folla. L’Inter del primo tempo ha deluso

Lisbona, ma forse anche lui, nonostante il gol di vantaggio che a gioco lungo potrebbe anche
significare il tris europeo. Meritato? Herrera non cerca riconoscimenti ma vittorie.

La vittoria, però, la cerca anche il Celtic: il Celtic si avventa subito dai primi secondi.
Tschenscher non ha fatto in tempo a fischiare che già la palla, dal dischetto, è nell’area dell’Inter. E’
la prima avvisaglia di quello che potrebbe essere un secondo tempo troppo difficile per l’Inter.
Guarneri falcia Wallace, ma il primo grosso brivido per Sarti arriva poco più tardi, al secondo
minuto, quando una sforbiciata altissima, in area, di Burgnich fa temere il rigore per il Celtic:
Tschenscher corre verso il dischetto, ma poi prosegue e fa mettere la palla più avanti. A otto metri
da Sarti! Si tratta di un calcio indiretto pericolosissimo: la palla colpisce la barriera e schizza via.
Schizza sui piedi di Gemmel che stanga con forza: Sarti è copertissimo vede la palla solo quando la
palla è sulla linea. Riesce a bloccarla lo stesso, ed è anche bravissimo a evitare Johnstone che cerca
di strappargliela. Se vince anche questa Coppa, Herrera un monumento a Sarti lo deve proprio fare.
Sono state, finora, più le grandi parate di Sarti che la tattica del Mago ad inchiodare il Celtic, a far
temere a Stein un esito impensato della partita: una vittoria dell’Inter! Ma l’Inter non riesce ad
addormentare la partita che per una decina di minuti. Pericolosamente, se non irresistibilmente, il
Celtic torna a farsi sotto a cominciare dal 15′ quando al termine di una lunga e laboriosa azione
Murdoch spara fuori un rasoterra. Si salva l’Inter anche al 16′, su una incursione in massa dei
difensori di Stein. Ma… Bicicli, Corso e Bedin non esistono, Guarneri non sempre la vince sul suo
uomo, Facchetti lascia troppo spazio e, davanti, Cappellini e Mazzola, non tengono una palla che è
una. Il Celtic suona il tamburo dell’ arrembaggio.

E’ il 17′ giusto giusto: sulla destra ha la palla Johnstone, poi la lascia per smarcarsi al centro ma
il passaggio raggiunge il terzino Gemmel, appostato appena dentro l’area di Sarti: al volo, Gemmel
fa partire una bomba. Sarti questa volta non può arrivarci: la palla del pareggio scuote la rete mentre
Giuliano Sarti si strinse la testa fra le mani. Forse piange? Di certo ha capito che la finale sta
diventando, per lui e per tutta l’Inter, Mago compreso, talmente drammatica da non lasciar
prevedere niente di buono. Ad avere ancora birra è il Celtic, non certo l’Inter che dopo il rigore non
è più andata vicina al gol. Neanche per sbaglio. Come può fare a ritornare in vantaggio adesso che i
giocatori del Celtic, al centro del campo, stanno impazzendo di gioia, sembrano belve pronte a
scatenarsi alla caccia della seconda preda?

Al 19′ ricomincia il calvario dell’Inter: per fortuna Chalmers conclude alto. Tira Gemmel, al 20′,
e para Sarti. Azione sulla destra al 21′: al limite dell’area riceve Murdoch. Vola Sarti, ancora!, a
deviare in angolo. Passa mezzo minuto e Sarti è ancora impegnato: se la cava attorcigliandosi a
terra su una palla sparatagli da quindici metri. Ad ogni minuto succede qualcosa di spiacevole e
pericoloso per l’Inter. Da quattro minuti, o quasi, i nerazzurri non toccano palla. Arrivare ai
supplementari sarebbe già un miracolo. Ma forse, in questi momenti così penosi, neanche Herrera ci
spera più. Murdoch-Wallace-Chalmers-Craig-Johnstone, poi ancora Murdoch, poi ancora Wallace e
Johnstone e Chalmers e i due terzini, e Mac Neill che, anche lui, avanza per concludere: è una
interminabile persino noiosa, ragnatela del Celtic. L’Inter proprio non ce la fa a raccapezzarsi:
perde tempo quando la palla è sul fondo, ritarda il passaggio, più per far passare i minuti che per
« ragionare ». Insomma, è a terra. E il Celtic continua ad approfittarne per schiacciarla davanti a
Sarti. E’, sicuramente, una bruttissima finale. E per colpa dell’Inter più che del Celtic: dagli scozzesi
il pubblico di Lisbona non si aspettava molto. Forse meno di quello che gli scozzesi stanno
offrendo: un impegno commovente, un orgoglio smisurato, un passabile gioco di squadra, un
temperamento coraggiosissimo.

E’ sempre il Celtic che mena la danza: al 26′ un lungo tiro-cross di Gemmel schiaccia le dita di
Sarti e ritorna in campo dopo aver toccato la traversa. Al 31′ Johnstone tira da destra e Sarti deve
uscire su Mc Neill per abbrancare la palla. Al 34′ Guarneri e Sarti si impicciano a vicenda e, sulla
linea allontana Guarneri dopo un recupero miracoloso. Al 35′ una punizione da destra per gli
scozzesi: tira Johnstone e Murdoch di testa spara in gol: Sarti, sbilanciato, para con la mano sinistra,
non si sa come. L’Inter ha interrotto questa impressionante pressione offensiva soltanto una volta: al
27′ quando Cappellini su lancio di Corso è piombato addosso a Simpson toccandolo alla caviglia. E
basta.

Si avvicinano i supplementari. Ma a cosa possono servire? Solo a rovinare anche l’Inter di
Mantova. Meglio perdere subito… E l’Inter perde a cinque minuti dalla fine. Perde con classe,
rimanendo allibita ad osservare la gioia degli scozzesi, di Murdoch in particolare che dal limite
dell’area ha deviato nell’angolino sinistro di Sarti una palla davvero imprendibile. La rete è venuta
da un tiro da fuori area di Murdoch, piuttosto da lontano. Chalmers sulla traiettoria del tiro ha
deviato di pochissimo e ha ingannato Sarti. E il portiere interista si lascia andare a gesti di
disperazione. E’ finita per l’Inter che ormai non ha la forza di reagire. Gli scozzesi giocano a buttar
via la palla.

Gli orfani di Suarez

L’Inter ha perso a Lisbona la Coppa più ipotecata di tutta la sua breve storia. Dopo avere
eliminato Torpedo, Vasas e Real Madrid, questa sembrava una Coppa dei Campioni già vinta
prima delle semifinali. E’ vero, Herrera aveva predicato prudenza, ma le sue manie
scaramantiche sembravano dettare più che altro queste dichiarazioni di prudenza. La
semifinale in tre partite con il poco quotato C.S.K.A. aveva dato il primo campanello
d’allarme. Ma una volta superati i bulgari chi si aspettava che l’Inter avrebbe mancato
proprio la finale? Il Celtic non aveva partecipato mai ad una Coppa dei Campioni. Sembrava
in più la tipica squadra che l’Inter può battere agevolmente in contropiede. Proprio la
mancanza di questo contropiede è quello che più ha meravigliato i critici che erano ormai
abituati da anni a vedere l’Inter vincere dopo aver subito le platoniche iniziative degli
avversari. Budapest e Madrid ne erano stati esempi più che recenti. L’Inter, per quanto
incompleta e inefficiente in campionato, si era poi presentata tutte le volte in ottime condizioni
agli impegni di Coppa. Che cosa è successo a Lisbona? Perchè si è vista un’Inter così rilassata
e disimpegnata proprio nella partita della finale? Perchè l’Inter maestra delle partite
difensive non ha saputo difendere il vantaggio del gol insperato d’apertura arrivato su rigore?
Forse perchè l’Inter è arrivata a Lisbona in un’atmosfera di rassegnazione mentre di solito,
anche in altri momenti sfortunati, il Mago aveva saputo galvanizzare l’ambiente e portare la
squadra ai grandi impegni al massimo della concentrazione e della sicurezza. Stavolta nessun
giocatore nerazzurro avrebbe scommesso sulla vittoria dell’Inter. Le mazzate del Celtic sono
arrivate come un castigo atteso; le attendeva anche con fiducia Jock Stein, che aveva
presentato in campo una squadra riposata da dieci giornate di inattività agonistica. Dopo i
vani tentativi del primo tempo i cocciuti scozzesi hanno battuto la testa contro il catenaccio
dell’Inter fino alla vittoria. Tiravano tutti, Craig e Gemmel, i terzini, più di tutti. E l’Inter è
caduta, solo Sarti è stato all’altezza.

SARTI 9 – E’ stato l’estremo ed eroico baluardo allo strapotere offensivo del Celtic. Merito suo
se Herrera fino al della ripresa ha sperato di poter vincere anche la sua terza Coppa dei Campioni. E

non è stata certamente colpa di Sarti se nell’ultima mezz’ora di partita Chalmers e C. hanno potuto
dilagare e segnare i due gol della vittoria. Sarti, in quella che ricorderà come la partita più
impegnativa della sua vita, ha parato almeno sei palle-gol, alcune difficilissime, altre… impossibili.
Il migliore in campo, senza dubbio. E almeno una spanna superiore a tutti i compagni di squadra,
difensori compresi.

BURGNICH 7 – Soltanto a poche ore dalla finale, Helenio Herrera gli ha comunicato la
marcatura-Johnstone. Con la concentrazione di sempre Burgnich ha limitato al minimo i danni:
dopo una partenza difficile ha pian pianino capito l’uomo e nella ripresa lo ha completamente
annullato, non riuscendo però mai a sganciarsi dalla difesa per cercare di aiutare un centrocampo e
un attacco invisibili. Ma la sua parte l’ha recitata ottimamente. Come sempre.

FACCHETTI 6 – Evidentemente risente anche lui dell’usura psico-fisica di cinque anni tirati alla
morte, avanti e indietro, a cercare di impedire all’avversario di segnare e a cercare di segnare lui
stesso. Se vogliamo, Facchetti contro il Celtic è proprio fallito come attaccante: mai uno spunto
decente, mai una conclusione, mai, addirittura, un tentativo di inserirsi fra gli abbandonati Mazzola
e Cappellini. Come terzino se l’è cavata onorevolmente, tanto è vero che Lennox si è visto ben poco
ed è risultato, alla resa dei conti, l’attaccante meno pericoloso in zona-gol del Celtic.

BEDIN 4 – Non è neanche più un « fattorino » prezioso: ha giocato male e poco. Sulle dita di
una mano si possono contare i suoi passaggi azzeccati. E’ vero che gli è mancato un punto di
appoggio a centrocampo, ma anche lui non ha fatto proprio niente per tenere in piedi la baracca che
faceva acqua da tutte le parti. Le sue responsabilità nel disastro europeo dell’Inter sono enormi,
inferiori però a quelle di Mariolino Corso che ha giocato peggio del peggior Suarez… infortunato.

GUARNERI 6 – Da lui il Mago non pretendeva molto: soltanto l’annullamento di una delle due
pericolose punte centrali della squadra-tutta-attacco di Jock Stein. Il suo uomo, in effetti, ha fatto
pochino, ma Lisbona ha però mostrato un Guarneri incredibilmente impacciato nel disimpegno.
Oltretutto ha sguarnito spesso la difesa obbligando Picchi ad un faticosissimo lavoro di
tamponamento. Nell’ ultimo quarto d’ora anche Guarneri si è seduto.

PICCHI 7. – Come Sarti non ha mai dovuto lavorare tanto: gli attaccanti del Celtic sbucavano da
tutte le parti dai varchi lasciati liberi a centrocampo e in difesa. E c’erano anche da tamponare le
iniziative dei
terzini scozzesi che favoriti dall’eccessiva copertura nerazzurra potevano
tranquillamente arrivare nei paraggi di Sarti. Quanti interventi e salvataggi avrà operato Picchi in
novanta minuti di gioco? Venti, trenta, probabilmente più; ma stavolta l’impegnarsi allo spasimo del
« libero » interista non è servito a nulla, è stato come predicare nel deserto.

DOMENGHINI 5 – La finta ala di H.H. è incappata nella giornata-no, nella partita in cui non
riesce a farsi vedere con autorità nè in attacco nè in difesa. La sua posizione assai contratta ha
inoltre lasciato a Gemmel ampi spazi liberi ed il terzino scozzese ne ha spesso approfittato
indovinando la stoccata giusta nell’ azione del pareggio. Qualche discreta volata di alleggerimento,
qualche intervento deciso e provvidenziale in posizione di… terzino, ma niente più. E’ mancato
insomma il Domenghini che Herrera voleva, il fondista cioè in grado di portare la palla dall’area di
Sarti a quella nemica, in disimpegno con la difesa ed in appoggio all’attacco; e nemmeno un
tentativo di tiro in porta…

MAZZOLA 5 – Il goleador nerazzurro non era certo al cento per cento del suo rendimento;
comunque è apparso una punta ben lontana dalle giornate, non dico migliori ma almeno sullo
standard normale. Mai ha saputo emanciparsi con chiarezza dal suo angelo custode, mai è riuscito a
crearsi lo spazio per la stoccata decisiva; un bel colpo di testa che il portiere scozzese ha arrestato

fortunosamente e la bella, calma esecuzione del rigore. Quando è rientrato in posizione più arretrata
si è perduto nel caos e nell’approssimazione generale.

CAPPELLINI 6 – Il migliore dell’attacco interista. Ma troppo solo: ha tentato con caparbietà di
superare la difesa scozzese, ha avuto qualche spunto notevole, ha procurato il rigore; umanamente
però non poteva fare di più, un più che era comunque legato alla prassi dell’improvvisazione pura,
della occasionalità. Gli è soprattutto mancato Mazzola o qualunque altra alternativa d’attacco che
potesse servirgli a farsi luce, a smarcarsi, a cercare il dialogo. E dopo il gol del vantaggio è
definitivamente affondato nella più assoluta delle solitudini.

BICICLI 3 – Soltanto Mariolino Corso è riuscito a giocare peggio, e non è stato facile. E’ stato
certamente uno sbaglio (di Herrera) considerare Bicicli il miglior vice-Suarez a disposizione:
Bicicli, in tutta la partita, avrà toccato si e no cinque palle. E tutte male. Non è stato di aiuto alla
difesa e neanche all’attacco. Insomma, non è esistito. La soluzione-Mereghetti sarebbe stata da
preferire, ma il Mago continua a giurare che Mereghetti non era disponibile. Può darsi. Fatto sta che
l’Inter ha dovuto giocare in… nove uomini, e validi per modo di dire. Perchè riuscisse a vincere
l’Inter anzichè di Bicicli avrebbe avuto bisogno di Suarez. E del miglior Suarez.

CORSO 3 – Indisponente: fermo come un paracarro e impreciso come l’ultimo dei brocchetti,
Mariolino Corso si è piazzato nella zona di Suarez e ha fatto di tutto fuorchè il… cervello. Potesse
rigiocare la partita e a costo di rischiare il licenziamento, scommettiamo che Herrera pur di non
infilare in squadra il lunatico veronese… rinforzerebbe almeno la difesa con Landini o Soldo.
L’Inter, che ha capito subito di doversi trascinare al piede della finale l’handicap-Bicicli non ha
resistito allo sconforto… quando ha capito che in campo non c’era nemmeno Corso. Il 2 a 1 pro-
Celtic, in ultima analisi, è un risultato che, visto come sono andate le cose, Herrera deve
sottoscrivere pienamente. Col Corso che si è ritrovato in campo poteva anche andare peggio. E
senza i miracoli di Sarti…