2002 novembre 3 rub

DOMENICA 27

Donne

Anna Nobili, 32 anni, milanese, ex cubista di discoteca e ballerina, oggi suora della Santa Famiglia
di Nazareth:”Era da una vita che io andavo alla ricerca di un po’ di amore, che ero alla ricerca
dell’amore.” (da “Verona Fedele”)
Tatiana Rizzante, 32 anni, imprenditrice torinese:” Nel lavoro non mi pesa essere donna, né
giovane, perché io sono un bulldozer e so di saper fare bene quello che faccio.” (da
“Affari&Finanza”)
Valeria Marini, compagna di Vittorio Cecchi Gori, arrestato:”Il dovere di una donna è
semplicemente quello di stare accanto al proprio uomo.” (da “La Stampa”)
Charlize Theron, 27 anni, attrice sudafricana:”Perché temere la sensualità? Io non sono cresciuta
con una madre che mi diceva che sotto ai vestiti c’è il diavolo.” (da “Ulisse”)
Marilyn Monroe, 1926-1962:” Voglio sentirmi bionda da tutte le parti.” ( da “Repubblica”)
Grazia Deledda, scrittrice sarda, premio Nobel, 1871-1936:” Ah, se tutti si perdonassero a vicenda!
Il mondo avrebbe pace; tutto sarebbe chiaro e tranquillo come in quella notte di luna.” ( da “Canne
al vento”, Utet)

LUNEDI’ 28

Il parroco

Don Fausto Bonini è prete dall’età di 24 anni. Adesso ne ha 64 , ma sempre con l’aria di un
cappellano di belle speranze evangeliche.
E’ veneziano doc, di san Vio, dalle parti della Salute. Per 14 anni ha diretto “Gente veneta”,
settimanale della diocesi di Venezia che ha portato da due a 9/10 mila copie.Lo aveva nominato il
patriarca Cè; il nuovo patriarca Scola lo ha ora sostituito destinandolo alla parrocchia del duomo di
Mestre, l’”altra” Venezia.
Nel conclusivo articolo di fondo, don Bonini ha ricordato il ruolo del suo giornale ricorrendo a
un’immagine lirica:”Un angelo custode con le ali di carta.” Ma “Gente veneta” ha prodotto a
Venezia pochissima poesia e tantissima testimonianza, sociale prima di tutto, che era il vero salmo
di Cè.
I 13 settimanali diocesani sono importanti a Nordest, e quasi tutti ben fatti in povertà. Essendo
cattolici fanno contro-informazione, basti pensare che si ostinano a suggerire Cristo come bussola
del vivere quotidiano. Il loro Dio non è più di moda. E hanno scarsa audience di massa, tra la
televisione smutandata e la bestemmia agli onori del cinema.
E’ cessata , a detta dell’ex direttore veneziano, la scontata “cristianità” dei cristiani dalla culla alla
bara. Oggi in minoranza, circondata non dall’ateismo ma dall’indifferenza, l’etnìa dei cattolici
come la chiamò Paolo VI torna a essere granello di senapa, lievito nel pane, sale che dà sapore,
anche se don Bonini teme che i cristiani stiano “troppo in chiesa e troppo poco in piazza.”
Dopo 14 anni in redazione e sul territorio, lui non dispensa mansuete giaculatorie nemmeno su
piazza san Marco e dintorni. Un giorno mi ha confessato:”Venezia ha bisogno di essere amata.
Invece, è più sfruttata che amata.”
Adesso, da parroco, aggiunge che è sempre la solita commedia veneziana degli annunci. Grandi
idee che si annullano a vicenda, mentre manca l’ordinaria amministrazione. Deluso come abitante,
porta l’esempio della raccolta delle immondizie e degli ormai mitici cassonetti: parola sua, una
“montagna” di scoàsse sulla città più bella del mondo.
Don Fausto sorride di gusto solo se parla dei giovani. Con loro é ottimista a spada tratta :” Hanno
energie favolose”, scommette l’ex cronista d’anime.

Terza città del Veneto dopo Verona e Padova, Mestre non ha scoàsse in calle ma più giovani in
piazza. Dio sia lodato.

MARTEDI’ 29

Il debito

Gli eredi di Lionel Hampton, insuperabile vibrafonista con due dita per martelletti, pianista,
direttore d’orchestra, batterista, cantante, compositore, vetta del virtuosismo, mito del grande jazz
statunitense, scomparso a 94 anni lo scorso settembre, hanno ora scoperto che alla morte era in
miseria, pieno di debiti.
Ma i veri indebitati fino al collo siamo noi con lui, che riuscirà per sempre a far assomigliare la vita
al suo Boogie-Woogie.

MERCOLEDI’30

Il teatro

Fatta la conta dei vivi e dei morti al teatro di Mosca, adesso imperversano puntuali tra noi i
campioni del senno di poi, gli specialisti del giorno dopo, i premi Nobel delle bocce ferme e gli
elzeviristi a cose fatte, quelli che a tavolino hanno sempre ragione, quelli che il problema è un altro,
quelli che la verità è sempre a monte, quelli che dopo un minuto bisogna sapere il tipo di gas usato
in azione sennò vuol dire che là non c’è democrazia. Quelli che il solo incosciente al mondo
sarebbe stato Putin, peggiore ai loro occhi dei più spietati sovietici.
I fatti dicono tutt’altro. A Mosca una situazione disperata comportava scelte disperate. E il
terrorismo è il fenomeno più complicato che si possa immaginare, non un fumettone dei buoni
sentimenti.
A Mosca era questione di ore, non di giorni. A Mosca venivano letti ultimatum, non fioretti di san
Francesco. Parlavano le donne kamikaze, non le dame della san Vincenzo. A Mosca occorreva
decidere alla svelta quando,cosa, come, chi.
Ora, va benissimo ricapitolare la storia cecena , va bene illustrare la polveriera caucasica. Non ne
parliamo poi dei nazionalismi e della geo-politica del petrolio, del fondamentalismo islamico come
dei fanatismi e perfino delle guerre preventive globali. Lavoriamo pure, fino a sfiorare l’utopia,
perché la pace li guarisca tutti alla radice con le sole armi pacifiche.
Tutto vero e va bene tutto ma, in quel preciso giorno a Mosca, in quelle precise ore e non oltre, in
quella inusitata emergenza, in quell’incubo di teatro e non altrove, pronti e via di fronte a un
commando al tritolo padrone assoluto della morte e della vita sue e di 800 ostaggi , si può sapere
con assoluta precisione e con una risposta finalmente terra terra, senza star lì a rifare ogni volta la
cronistoria dei torti del mondo partendo da Adamo ed Eva, si può sapere che cosa cazzo avrebbe
dovuto fare di diverso Putin?
Intervenendo, rischiava moltissimo. Non intervenendo, rischiava molto di più. E’ tutto.
Stiamo parlando di Stati, non di circoli ricreativi. Stiamo parlando di persone, non di numeri. Ma se
i terroristi, in cambio di 800 persone, intimano a uno Stato qualcosa che lo Stato non può dare né in
24 né in mille ore, lo Stato è condannato suo malgrado a fare con le persone anche terribili calcoli
preventivi e orrende percentuali di rischio.
E’ sempre così, ogni giorno, nella cronaca di tutti i giorni. Dal carabiniere in servizio che deve
uccidere prima di essere fatto fuori alle forze speciali di Mosca. Dalla mortale solitudine di un Aldo
Moro ai poveri ostaggi all’ingrosso del teatro russo.
In base alla cruenta contabilità del terrorismo di ultima generazione, gli 800 ostaggi
rappresentavano poco meno di un terzo di tutte le vittime delle Due Torri di New York. 2801, per
chi l’avesse scordato.

Se ne è dimenticato, tanto per fare l’esempio mediatico più illustre, anche il quotidiano francese Le
Monde, arrivato nell’occasione a Conviene ripeterlo: dall’11 settembre in poi, passando per Bali e
Mosca, niente é e sarà più come prima. Chi sogna il contrario, sappia che sogna.paragonare Putin a
Saddam Hussein. A volte, il masochismo europeo è davvero insuperabile. Conviene ripeterlo:
dall’11 settembre in poi, passando per Bali e Mosca, niente é e sarà più come prima. Chi sogna il
contrario, sappia che sogna.
Non per niente ai miei figli insisto a ricordare che l’Europa in cui liberamente viviamo comincia
soprattutto da Churchill, il quale per sconfiggere Hitler promise “lacrime e sangue” senza mai
illudersi come i tanti Chamberlain di allora e di sempre. La storia si mostra dura con i teneri.
Conviene ripeterlo: dall’11 settembre in poi, passando per Bali e Mosca, niente é e sarà più come
prima. Chi sogna il contrario, sappia che sogna.

GIOVEDI’ 31

La parola

Basta a volte la storia di una sola parola per rendersi conto della rivoluzione che, in pochi decenni,
ha investito frontalmente la nostra vita.
Sta per uscire l’ultimo dei 20 volumoni del “Grande Dizionario della Lingua Italiana” del Battaglia,
ma nel secondo volume di quest’opera immane dell’Utet manca proprio il sostantivo maschile oggi
più familiare e di massa: “computer”. La ragione è molto semplice, dato che il secondo volume fu
stampato a maggio del 1964 quando quella parola ci era ancora ignota.
Un dizionario etimologico, lo Zanichelli, ricorda che il termine “computer” apparve per la prima
volta in Italia solo nel 1968 sul vecchio e allora popolarissimo settimanale “ La Domenica del
Corriere”. Anche l’elettronica ha avuto il suo Sessantotto.

VENERDI’ 1

Il Passante

Era da un bel po’ che non vedevo gioco di squadra in Veneto.
Che non vedevo Veneto e Friuli-Venezia Giulia coordinati.
Che non vedevo gli industriali veneti finalmente privi di diplomazia confindustriale.
Che non vedevo la Regione fare la Regione.
Che non sentivo la parola “dimissioni”.
Era da un bel po’ che non vedevo in azione il sano Veneto trasversale, quello che se ne fotte della
disciplina di partito o di schieramento e che, tra l’interesse e gli interessi, impone a spintoni la
precedenza al suo.
Se passassero questi segnali, sarebbe già un discreto passante.

SABATO 2

La citazione

Tiziano Terzani da “in Asia”, 1995, editore Tea.
“ Dietro i vetri affumicati si vedono le ombre di uomini barbuti e di fucili. “Quelli sono gli
studenti!” dice l’autista del taxi. Il nome dell’università, scritto in bianco su un pannello verde fuori
del portone, è di per sé tutto un programma:”Dawat and Jihad”, Benvenuti alla Guerra Santa. Gli
“studenti” sono alcune centinaia. Il loro addestramento è inteso a farne del combattenti per la gloria
dell’Islam nel mondo.

Fondata in Pakistan ai tempi dell’invasione sovietica dell’Afghanistan, l’”università” è uno dei tanti
esempi di come lo sforzo americano per sconfiggere l’Urss ha messo al mondo dei mostri che
vivono ora una vita tutta loro e di cui nessuno sa esattamente come riprendere il controllo.
Per vincere la “guerra fredda” Washington ha lasciato che i gruppi anticomunisti si finanziassero
col traffico della droga, e così l’eroina ha invaso l’Occidente. Washington ha dato a questi gruppi
montagne di armi, che finiscono ora sul mercato privato e in mano ai terroristi. Washington ha fatto
da balia ai mujahiddin contro il regime ateo dell’Afghanistan, e ora quelli diventano i soldati del
fondamentalismo islamico contro i regimi arabi pro-occidentali e contro l’Occidente stesso.”