1999 maggio Questa è la cuccagna dei carrieristi

1999 – L’ opinione – La cuccagna dei carrieristi

L’Italiano medio spera di sistemarsi con un “13” al totocalcio, con una botta di lotto o, metti mai,
con i sei numeri del superenalotto. Nel giro della politica, il jackpot è invece uno soltanto, ma
altrettanto miliardario: essere eletti parlamentari europei a Strasburgo. Chi ce la fa, trova la
cuccagna per cinque anni. L’eurodeputato riceve tra una voce e l’altra sui 45milioni al mese, senza
contare missioni, viaggi e rimborsi da nababbi. E’ vero che, negli Stati Uniti, i politici sono i meglio
pagati del mondo e possono disporre gratis anche dei farmaci, dei fiori in regalo e del barbiere, ma è
un bel vivere anche nella vecchia Europa.
Clemente Mastella, che va al sodo, sostiene che questo sia il vero movente di tante candidature.
Sento già i nostri europarlamentari insorgere: qualunquismo, demagogia, anti-partitismo di terza
classe. Niente di tutto ciò; e che fa una certa impressione scoprire che una risoluzione del
Parlamento europeo su Venezia, per un doppio auspicato si agli sgravi fiscali (alle imprese della
Laguna) e al Mose (anti- acqua alta), è stata votata da 45 eurodeputati e che di questa sparuta
pattuglia facevano parte soltanto quattro italiani, nessuno dei quali veneziano e meno che meno
veneto! Alzi la mano chi non rimane di stucco, se appena crede che la politica sia anche una
questione di eleganza oltre che di efficienza.
C’è chi ha dato più spiegazioni. Erano già praticamente tutti d’accordo. Era soltanto una risoluzione
del Parlamento, che vale fin là senza una decisione della Commissione, cioè del vero governo
europeo. Era venerdì, soprattutto, il giorno in cui la stragrande maggioranza dei 626
europarlamentari scatta come un uomo solo verso il week end. E il fine settimana, si sa, è sacro e
trasversale. Tutto quel che vi pare, ma resta un episodio da andarsi a nascondere, anche perchè
questa faccenda degli sgravi è decisiva ed è cominciata esattamente un anno fa a Bruxelles con una
spedizione in massa del ministro Costa, degli eurodeputati veneziani, del sindaco Cacciari, del
presidente veneto Galan e del comitato di imprenditori “ Venezia vuole vivere”. Anche se gli sgravi
valgono il 2,9% del fatturato mentre produrre a Venezia costa il 9,5% in più, l’ Europa accusò l’Italia
– becchi e bastonati- di “infrazione” per gli aiuti a Chioggia e Venezia, equiparate nella nostra legge
finanziaria a Basilicata, Puglia, Abruzzo, Marche, Calabria, Sicilia e Sardegna. Se gli eurodeputati
veneziani e veneti non si fanno vedere in aula nemmeno su un tema come questo, quando mai
riusciranno a giustificare la loro cosiddetta “battaglia per Venezia”? E’ più che naturale
domandarselo soprattutto oggi, a soli due mesi dal voto europeo. Già gran parte degli elettori
considera gli eurodeputati una sorta di desaparecidos, che si materializzano in genere al momento di
chiedere il voto per presto scomparire dai radar fino a fine mandato.
Già la partecipazione al voto non gode in questo momento di buona salute in Italia, se l’
astensionismo diventa programmatico per più di un partito, come accaduto al referendum.
Già i pochi riformisti sinceri sono soverchiati dai carrieristi del seggio. Beh, se così stanno le cose,
diventa ancora più incomprensibile, persino poco furba, quella totale assenza degli euroveneziani a
Strasburgo mentre si vota su Venezia: anche ammesso che tecnicamente servisse poco o niente, ne
va del decoro di una funzione. Nel sostenere gli sgravi, un eurodeputato disse a Bruxelles che “
l’Europa considera i veneziani ricchi e ignora il costo Venezia”. Di questo passo, se Strasburgo non
vale per noi un fine settimana, finiranno con il considerare Venezia tutta loro. A pensarci bene, forse
non è un dramma. Chissà.