1970 ottobre 31 Non ci sono soltanto Rivera e Mazzola

1970 ottobre 31 (Il Gazzettino)

Non ci sono soltanto Rivera e Mazzola

DAL NOSTRO INVIATO
Vienna, 30 ottobre
Questa sera al buffet del Parkhotel c’erano Franchi, Stacchi, Fraizzoli, Carraro, Pianelli, Arrica,
Scopigno. Una larga fetta del calcio nazionale all’appuntamento del Prater, stadio colmo di storia
del football. Franchi ha detto: « E’ sempre difficile ricominciare, ma ho trovato nella squadra un
clima molto migliore rispetto a Berna ».

Il Clan azzurro, sulla pelle, pare ottimista. Herr Stastny, uno slovacco alto, dai capelli bianchi ed
esperienza, ha promesso un’Austria offensiva; una spedizione punitiva per le fresche ambizioni del
calcio italiano. Eppure Franchi e Valcareggi, dopo aver ottenuta la presenza di Riva, sono stati
travolti da un’autentica ondata di serenità. La sicumera di Stastny; la valutazione seria del Ct
azzurro per tre avversari soprattutto (Ettmayer, il De Sisti austriaco; Kreuz e Redl, due attaccanti da
fasce laterali); il fatto che la nostra squadra sia appena uscita dal cono fosco di polemiche e
repressioni. Tutto ciò non turba la stanza dei bottoni italiana. Strano ma vero.

E c’è da restare perplessi, dal momento che si ritorna ad una squadra sperimentale nei gangli
vitali. Una squadra pure agnostica, perchè Valcareggi non ha saputo dire se, con un Boninsegna
collaudato domenica scorsa in campionato (test invece mancato), avrebbe fatto ugualmente la scelta
del binario fisso Mazzola-Rivera. Infine, una squadra che, finora, non aveva mai dovuto supporre a
priori un motivato handicap per Gigi Riva.

Il bollettino medico del dott. Fini appare entusiastico; il Valca parla di guarigione completa. In
verità, il diagramma, sternuto per sternuto, del raffreddore di Riva può essere così condensato: Riva
soffre ora di un certo disagio alla trachea; dice di sentirsi fiacco, di puntare a terra con gambe
svuotate. L’ha confessato Scopigno. Lo stesso Scopigno aveva chiesto ieri una visita specialistica,
ma non l’hanno accontentato. Riva fa vita appartata; parla raramente; passeggia da solo o se ne sta
in camera con un pacco di giornali.

Oggi pomeriggio, appena sceso per l’allenamento sul campo del Prater, s’è girato verso il
massaggiatore a chiedere dell’unguento Vicks: si sentiva infatti la gola raschiata. Alla mini-partita,
nove contro nove, durata una ventina di minuti, ha fatto atto di presenza, sulla trequarti centrale,
con un solo tiro calciato senza convinzione contro lo stinco di Ferrante. Conosciamo il
temperamento di Riva; la sua capacità di testardo assorbimento di botte e affini. Ma del male va
tenuto conto. Anche perchè Valcareggi ha ignorato completamente Prati. L’unico sostituto
specialistico di Riva non poteva essere infatti che il puntero del Milan. Invece no: il Ct non lo
porterà nemmeno in panchina. Mancanza di precauzione elementare, dettata con tutta probabilità
dall’intenzione di poter rimediare invece ad una eventuale défaillance di Mazzola-Rivera: sono
convinto infatti che, se entro 55-60 minuti di gioco, la « strana coppia » non dovesse funzionare,
dalla panchina manderebbero in campo Bobo Gori, togliendo o Mazzola o Rivera a seconda delle
indicazioni parziali.

La nazionale campione di Europa e vice campione del mondo rigioca dunque per un « risultato »
qui a Vienna in questa affascinante città, ripulita stanotte dal vento e velata stasera da un terso e
rosso tramonto. Non si ritrova contro l’Austria del glorioso « Wunderteam », espressione più
raffinata ed esaltante del calcio mitteleuropeo. Trova invece un’Austria che risale, che ricerca un

posto al sole; un’Austria moderna, con un battitore libero di grandi qualità e dal nome aggressivo,
Sturmberger, « paesano d’assalto ».

Ci sono le condizioni buone per captare ancora qualcosa della nostra nazionale, ma soprattutto
del suo futuro. In questi mesi, in questi giorni, s’è parlato, discusso, pianto, polemizzato e
interpellato fino alla morbosità su Mazzola e Rivera. Credo sia giunto finalmente il momento di fare
un po’ tutti autocritica, stampa compresa, beninteso; pensare cioè, per 90 minuti almeno, che
Mazzola e Rivera sono due undicesimi della nazionale. Nobili finché si vuole, ma due undicesimi.
Ci sono anche gli altri: e, tra loro, assi autentici, atleti completi.

La nazionale-squadra, solo quella, può uccidere al Prater le baruffe di mesi interi. Mesi quasi

sprecati.