1970 ottobre 17 La nazionale del malessere

1970 ottobre 17 (Il Gazzettino)

La Nazionale del malessere

DAL NOSTRO INVIATO
Berna, 16 ottobre
Segnalavo ieri, a proposito della deprimente staffetta Mazzola-Rivera, un marcato vuoto di potere al
vertice della Nazionale: una conduzione autorevole, dopo quattro mesi di riflessione, avrebbe
deciso qualcosa per spegnere una polemica che fa ridere anche i mormoni.

Stamattina, sul quotidiano « La Suisse » di Ginevra, Eric Walter (sotto il titolo « La squadra
italiana alla ricerca di un patron ») scrive: « Il football inglese ha un suo capo, Alf Ramsey. Il
football tedesco Helmut Schoen. In Francia, George Boulogne, che è violentemente contestato,
prende le sue decisioni in tutta indipendenza. Viceversa, il football italiano non possiede un vero
patron. Valcareggi è un onesto e astuto funzionario, il cui compito consiste soprattutto nell’evitare
polemiche piuttosto che nel dirigere con autorità e secondo le sue convinzioni la famosa squadra
azzurra ».

Eric Walter scrive su un quotidiano di lingua francese ed ha connotati del cantone tedesco; è
neutrale come la Svizzera; non sta nella mischia italiana. Il suo giudizio vale perciò come
testimonianza estranea alla faida nostrana. Ha toccato il tasto giusto: quello della conduzione. E qui
va chiamato in causa indirettamente anche il presidente della Federcalcio Franchi: se Valcareggi
non ha le spalle tanto robuste da spezzare questa colossale chiacchierata che è la « staffetta », deve
intervenire chi si è formalmente assunto il compito di supervisore dopo il ritiro di Cincinnato-
Mandelli.

Tollerando invece un certo lassismo, applicando certa ipocrisia pilatesca, contribuiamo a
mandare in giro per l’Europa un Clan sul quale tutto il Mercato Comune può tranquillamente
pettegolare. Regioni, divorzio, decretone, Reggio Calabria, sono bazzecole in questo ambiente dove
la Nazionale da caffè di periferia ha già dimenticato l’esaltante Coppa Rimet; ha dimenticato i
ventotto milioni di italiani al video per una partita notturna, e continua a fomentare divisioni,
alternative « drammatiche », giochini di Ct, mali non creduti, partiti e correnti, riveristi e mazzolisti.
E’ stata definita la Nazionale del malessere: e comincia invece a procurare noia autentica. A
giocare sul serio, a rispettare il pubblico, chi ci pensa? Pochi. Il problema oggi appare uno solo:
Mazzola-Rivera. Gli altri nove giocatori non contano! Il significato, anche politico, di
un’amichevole nemmeno viene captato. Non dimentichiamo infatti che proprio qui a Berna gli
emigrati italiani hanno recentemente organizzato una marcia silenziosa e civile contro la politica
xenofoba suggerita da Scwarzenbach (l’ultima proposta fu di applicare a carico degli imprenditori
una tassa, quasi una colpa, su ogni lavoratore italiano assunto). La civilissima Svizzera ha detto no,
ma il momento psicologico di molti nostri connazionali non è facile. La Nazionale italiana, se
gioca, deve rammentare anche questo. Una vittoria o per lo meno una partita sul serio dignitosa
regalerebbe a migliaia di persone un pomeriggio orgoglioso: forse un po’ retorico e forzato eppure
non privo di sapore sociale.

Alla fine di ottobre saremo al Prater di Vienna per una partita che conta, la prima del campionato
d’Europa ’72. La speranza mi pare semplice e unanime: che per quel giorno la Nazionale sia uscita
dal polverone di oggi, sconfessando questa atmosfera da corte di Cesare Borgia, filtrata attraverso il
lacrimume di qualche giocatore da romanzo d’appendice. A Città del Messico avevamo scoperto gli
azzurri, come temperamento e forza pedatoria. Adesso costruiamo la Nazionale su quei risultati, su

quel temperamento. Mazzola e Rivera non sono eterni: nel ’74, alla Coppa Rimet di Monaco,
saranno fra l’altro già « vecchi ».