1970 novembre 3 Valcareggi o tecnico o baby sitter

1970 novembre 3 (Il Gazzettino)

Valcareggi o tecnico o baby-sitter
Come nasce la nazionale?

Quindici anni fa uscì « Piedi caldi e piedi freddi », ricordi di vita militare, romanzo autobiografico
di Giovanni Mosca. Ne stralcio un brano:

« L’unico che assistesse con godimento alle lezioni teoriche di armi e tiro era il sergente
maggiore Pinto il quale era nato per queste cose e sapeva a memoria tutti i comportamenti delle
parti interne di qualunque arma. Noi avevamo pensato di fare una cosa che poi non facemmo, e fu
male: presentargli un bambino di sei anni e invitarlo a spiegarcelo. Con molta serietà Pinto, preso,
anzi imbracciato il bambino, avrebbe cominciato a dire: “Bambino modello 1929, con due occhi
provvisti di palpebre ribaltabili, un naso e una bocca; munito di appositi alloggiamenti interni per i
polmoni, gli intestini, il cuore e altri organi secondari che studieremo quando avremo occasione di
vederli funzionare praticamente; questo bambino si divide in tre parti, testa, torace, addome, più un
sistema a bipiede che gli permette di reggersi in equilibrio; ma è un modello già vecchio e difettoso
e i tecnici sono allo studio per apportarvi modificazioni ed eliminarne i difetti quale, ad esempio,
quello del sistema bipiede che non permette un equilibrio stabile e sicuro ». Pinto non baciava, non
accarezzava i bambini: semplicemente li considerava dal lato tecnico, e sono sicuro che avrebbe
consigliato alle madri di strofinarli con forza tutte le mattine con stoffa o stracci imbevuti d’olio.

E’ proprio di un sergente Pinto, uscito dal delicato humour di Mosca, che forse avrebbe bisogno
la Nazionale! Di un Valcareggi tecnico e non baby-sitter; di un Valcareggi che sappia strappare la
panchina di ct a tutte le tentazioni del mammismo. Di un Valcareggi che riuscisse a considerare
Mazzola o Rivera o chiunque altro come il sergente Pinto avrebbe inteso un bambino, dal « lato
tecnico », quale un fucile.

Gianni Rivera aveva dichiarato durante il volo da Vienna (e lo ha ripetuto davanti alle

telecamere): « Due giocatori non possono modificare una partita. Chi perde o chi vince è la
squadra ». In Messico, non sembrava che le cose stessero così… Eppure, in Messico, si trattava
addirittura di una maglia soltanto (o Mazzola o Rivera) e non di una coppia (come a Vienna).
Aggiornamenti a parte, la dichiarazione di Rivera dovrebbe tranquillizzare invece Valcareggi e
consentirgli di uscire dal vortice delle scelte chiacchierate piuttosto che credute.

Ferruccio « Pinto » Valcareggi dovrebbe dimenticare Carraro e Fraizzoli, Rocco e Scopigno,
riveristi o mazzoliani. Dovrebbe scarnificare da ogni retorica anche la parola d’ordine « La
Nazionale è di tutti ». Smetterla insomma di fare le scelte a maggioranza, secondo criterio
demagogico non agganciato al fatto tecnico; ed avere pure il coraggio, che ebbe Walter Mandelli,
dell’impopolarità.

La partita Under 23 di Varese ha riproposto rilievi tanto lampanti da non poter essere evitati
all’infinito. Prima di Vienna, sottolineai come l’esclusione di Anastasi e Boninsegna dal pacchetto-
azzurro fosse una autentica barzelletta. Non c’era bisogno di conferme. Ma, se questa necessità
esisteva per qualche ritardatario, la sempre improvvisata Under ha risposto. La verve, lo sprint, il
senso-gol di Anastasi ne sono usciti esaltati come supposto. Visti in campo o alla Tivvù, i due gol
del ghepardo juventino sono persino parsi sprecati per una Under.

Non è possibile che la Nazionale di oggi o di domani possa dunque prescindere da goleador di
questo genere: parlo al plurale, tenendo sempre presente anche Boninsegna. Si sente dire molto
spesso: « quale allenatore di serie A, avendo contemporaneamente a disposizione nel suo Club

Mazzola e Rivera, non li farebbe giocare assieme? ». La suggestiva domanda viene calata di peso
nella Nazionale-stilistica. Ma provate a proporre anche questa domanda: « quale allenatore, avendo
nel suo Club Riva e Anastasi, non li userebbe insieme? ». Se è vero, e lo è, che i problemi nascono
quasi sempre all’attacco; che abbiamo patito per anni la sterilità dei vivai come produttori di punte;
che il catenaccio esige sfondatori coraggiosi e rapidi; che il pubblico cerca il gol, allora diventa
autolesionismo non prenderne atto.

Il CT, per accontentare le parrocchie del potere e del tifo, non sempre fa il tecnico e si affida agli
« indici di gradimento ». Berna o Vienna, Bobo Gori o la coppia Mazzola-Rivera, sembrano essere
nate appunto su tale sottofondo. A Berna, solo un unicum irrepetibile di Mazzola dichiarò pareggio;
Vienna, fatta la somma di gol palle-gol pali traverse e penalty, ci sarebbe stato minimo il pareggio
per l’Austria. Voglio dire che nemmeno i risultati teorici sono tali da evitare l’esigenza di un
qualcosa in più.

Valcareggi tecnico o baby-sitter diventa un’alternativa che vale soprattutto per il domani.

Quando i bambini (azzurri) piagnucolano, un sergente Pinto ci sta.