1966 settembre Jair o Vinicio questo è il dilemma

1966 settembre (special Supersport)

Jair o Vinicio: questo è il dilemma

Quando Jair Da Costa fu acquistato dall’Inter, si parlò di una nonna italiana che avrebbe permesso
al mulatto brasiliano di essere catalogato come oriundo. Il dossier presentato dall’Inter non riuscì a
convincere ed Helenio Herrera si trovò a dover risolvere in qualche maniera il problema del
centravanti. Gerry Hitchens infatti era fatalmente « l’uomo in più » della situazione. Una situazione
che, in condizioni diversissime ma sostanzialmente identiche, si sta ripetendo con Vinicio. Qualche
anno fa, una legge federale straordinaria sui cosiddetti « fuori quota » concedeva la qualifica di
italiani a quei giocatori stranieri in servizio effettivo e permanente in Italia da una certa data, che fu
esattamente fissata. Luis Vinicio non potè servirsi di quella legge per una « differenza » di qualche
mese soltanto. Non ci fu nulla da fare: Vinicio rimaneva straniero. Queste sono storie superate.
Veniamo ora al presente. Quando l’Inter ha concluso l’acquisto di Vinicio con il Vicenza, forse ha
sperato per un po’ di poter rispolverare quella legge e di poter risolvere quella scocciante differenza
di qualche mese con una specie di repechage per meriti speciali. Non so in che misura l’Inter abbia
sperato nella italianizzazione in extremis di Vinicio, ma sicuramente ha sperato. Soprattutto il Mago
che avrebbe visto dileguarsi nell’aria morbida di settembre il fantasma di una scelta, l’ombra di un
dilemma. Un giorno l’arrivo di Jair aprì il problema del centravanti (si andò avanti a « reggenti »),
oggi l’arrivo di Vinicio ha aperto il problema dell’ala.

Non è un dilemma sereno, per il semplice fatto che è un dilemma obbligato. Una scelta che
Herrera aveva già fatto da un pezzo e che ora si vede costretto a riprendere in considerazione con il
campionato… alla gola. La scelta era stata fatta: Vinicio centravanti, Pascutti ala, Jair uomo di
Coppa con possibilità di cessione a novembre nel caso (non improbabile) in cui il mulatto avesse
dato eccessivi segni di insofferenza a tollerare il ruolo di… Peirò. Pascutti non è arrivato. E non è
arrivato nessun altro all’attacco. Perchè? Perchè l’Inter, che in fondo si era « arrangiata » anche
nella ridottissima campagna acquisti dell’anno precedente, non ha voluto forzare nemmeno
quest’anno? Perchè in sostanza l’acquisto di Vinicio è rimasto monco degli indispensabili
« accessori »? Questo è quasi un mistero. La predilezione di Herrera per Pascutti non si discute. Si
discute soltanto il fatto che l’Inter, constatata fino al novantesimo del Gallia l’impossibilità di
concludere l’affare-Pascutti, non abbia ripiegato fulmineamente su una soluzione di riserva che ora
si dice di voler cercare a novembre. Quindi in ritardo e in condizioni sicuramente difficili. Cosa può
offrire il mercatino invernale a meno di sviluppi clamorosi che in questo momento sono comunque
imprevedibili? Herrera dice: « In difesa c’è sufficiente concorrenza: per l’attacco abbiamo bisogno
di almeno due uomini nuovi! » E aggiunge: « Abbiamo venduto sette uomini, ne abbiamo acquistati
tre: chi non dice che siamo indeboliti è matto! » Non è quindi che il Mago abbia diplomaticamente
steso un velo sulle insufficienze della squadra che, anche quest’anno, sarà impegnatissima sul fronte
interno dello scudetto e su quello esterno della Coppa dei Campioni. Sono insufficienze che si
esprimono tutte o quasi tutte, nell’alternativa (forzata) tra Vinicio e Jair.

Herrera, al novantanove virgola nove probabilità su cento, ha già scelto la seconda volta. Ha
scelto ancora Vinicio. Il Mago ha idee ferree che gli nascono dentro, ma le recenti amichevoli-pre
debbono averlo aiutato a sbaragliare gli ultimi dubbi. Soprattutto il secondo, istruttivo tempo con
l’Ujpest di Bene. Non parlo della difesa senza Picchi. Parlo dell’attacco. Nella ripresa era uscito
Vinicio. Al suo posto Angelo Domenghini. Cioè le tre punte « senza Vinicio ». Da destra: Jair,

Domenghini, Mazzola. Le amichevoli, è ovvio, hanno scarso peso e scarso senso, ma lasciano
trasparire molte cose. Soprattutto una in questo caso: che il gioco espresso da questi tre uomini è
oramai logoro, quasi sterile. Se Corso cala alla distanza, se Suarez non è al maximum, le tre punte
nerazzurre non Mescono nel complesso a cavar fuori la prodezza, l’azione-gol. Domenghini
centravanti è il solito ripiego: non ha forza frontale personale, non libera indirettamente Mazzola,
non è forte di testa per i (rari) cross di Jair. Non ha personalità. In conclusione, impiega giorni per
riempire un bicchiere d’acqua.

Il centravanti vero è Luis Vinicio. Ha trentaquattro anni, ma nelle gambe ha i muscoli di un
ventottenne. Ha assimilato facilmente la preparazione-a-scatti di Herrera (« Fra l’altro, — mi ha
confessato — si svolge quasi sempre con il pallone ed è quindi divertente! »). Ha carattere e peso di
sfondatore. E tanta personalità da farsi marcare da un uomo e mezzo anche quando si sta
allacciando una scarpa. A tutto, esclusivo vantaggio di Mazzola. E’ prontissimo colpitore di testa,
sui cross tesi. Sui cross di chi? Dal momento che Herrera ha sciolto il dilemma a suo favore, non sui
cross di Jair, il terzo straniero, l’« uomo in più » in questo caso. Del resto Jair, clinicamente apposto
con la spalla post-operatoria, non riesce più ad essere se stesso. Scatta ancora in maniera favolosa,
ma quattro volte su cinque s’impappina. I cross si sono fatti più rari, le conversioni al centro non
trovano il gol. E’ anche sfiduciato, convinto di venir troppo spesso ignorato dai lanciatori del
centrocampo. In Coppa l’« atmosfera » generale è più spettacolare, più adatta ai suoi mezzi, meno
ossessiva sul piano delle marcature. Si rassegnerà a questa diminuzione di responsabilità? Non lo
so, ma, conoscendo Jair, ne dubito, dato il suo temperamento umbratile di ragazzo solo, con scarse
possibilità di rivalsa psicologica. Se giocherà Vinicio comunque, Jair sarà riserva. In tutti i casi,
l’unico ad esser sicuro di giocar sempre (almeno fino a novembre) è Domenghini! Questa volta
all’ala destra. Dall’ala è venuto, all’ala Herrera lo riadatterà in funzione del doppio centravanti
centrale (con Mazzola al centro vero e proprio e Vinicio spostato sulla sinistra alla vecchia maniera
herreriana). Da destra: Domenghini, Mazzola, Vinicio. E’ questo lo sbocco inevitabile della nuova
Inter, quella con Vinicio e senza Pascutti. Vinicio come tale non crea grossi problemi. La sua è
soltanto una questione di ambientamento. Anzi ho la sensazione che l’adattamento sia obbligatorio
per i due cervellissimi Suarez e Corso. Da anni infatti, l’Inter è abituata a giocare senza un
centravanti vero. Ha perduto « l’occhio » per appoggiare su un numero nove che si rispetti. Molte
delle difficoltà di amalgama che Vinicio ancora denota, sono dovute soltanto a questo. Ed è una
situazione che si risolverà, perchè Suarez e Corso hanno intelligenza da vendere e Vinicio umiltà
proporzionale all’emozione addirittura incredibile che quasi lo paralizza a volte in questa fase
orientativa della sua esperienza interista. L’incognita è invece un’altra: Vinicio ha sempre giocato
con un’ala di appoggio. Nel Bologna era… Pascutti; nel Vicenza, prima Vastola poi Maraschi. Tutti
i gol del brasiliano, eccetto alcune personalissime invenzioni acrobatiche, sono sempre nati da
questo collegamento tattico. Bloccato Pascutti, l’uomo nuovo sarebbe potuto diventare Riva (che
Vinicio considera strepitoso). Non è successo nulla. A questo punto, la soluzione per il campionato
non dipende più da Jair, ma da Domenghini… che Herrera, sia ben chiaro, considera soltanto una
« riserva ideale » a tutti i cinque ruoli dell’attacco. Per ora, ad HH, non rimane che l’attesa
angosciosa di novembre. Non c’è pace per Italo Allodi. E tantomeno per Angelo Moratti.