1966 dicembre 27 Sabato Cappellini?
1966 dicembre 27 (Supersport)
Sabato Cappellini?
Heriberto  Herrera,  parlando  dell’Inter,  ha  dichiarato:  «L’Inter  ha  più  classe  individuale,  ma  la
Juventus possiede un temperamento, una forza atletica, un morale che la possono pareggiare quella
classe in più». Questa  forse è anche l’opinione (non confessata) di Helenio Herrera. Sabato, a San
Siro, l’Inter potrà disporre di questo qualcosa in più che tutti, avversari compresi, le attribuiscono,
ma  si  troverà  nella  situazione  di  poter  cedere  questa  superiorità  ad  una  maggiore  violenza
complessiva della Juventus. Il pareggio contro il Milan significa ancora qualcosa e conferma i limiti
e i difetti della Juventus di questi tempi. La Juventus, è un dato di fatto, vince alla fine. Vince o,
come  contro  il  Milan,  fa  comunque  risultato.  Il  suo  momento  migliore  è  l’ultimo,  perchè  è  il
momento della condizione atletica e delle capacità di sofferenza degli uomini. Quando gli avversari
hanno perduto la capacità di resistenza ritmo del movimiento heribertiano; escono fuori le qualità
che pareggiano e magari battono quel qualche cosa in meno che la Juve possiede. Come in altre
parallele,  grandi  occasioni,  non  credo  che  sarà  la  battaglia  delle  panchine  a  determinare  il
sopravvento. Tanto più che l’attenzione sarà talmente sollecitata che una mossa tattica non dovrebbe
da sola alterare l’equilibrio a tavolino della partitissima. Ci fu un anno cui una grande vittoria della
Juve fu determinata da una straordinaria giornata di Del Sol poco contrastato da un Suarez non in
perfette condizioni fisiche. Fu cioè determinata dallo squilibrio folle in un duello individuale. Credo
che ancora questa sarà la chiave di Inter-Juve. Saranno novanta minuti ovviamente da scudetto. Con
una  tensione  spaventosa  in  campo  e  fuori,  tensione  che  solo  un  grande  arbitraggio  riuscirà  a
mantenere  calda,  ma  «  compressa  »,  gli  uomini  che  possono  vincere  la  partita,  spostando
l’equilibrio, potrebbero essere soprattutto quelli dal gransimpatico alla camomilla.  
Per  esempio  Mario  Corso  che  riesce  ad  essere  placido  come  un  tramonto  del  Garda  anche  in
condizioni  ambientali  drammatiche.  Ultimo  tipico  esempio:  la  partita  a  Bologna.  Tra  gli  sfottò
ghignanti di quarantamila che lo apostrofavano come esponente massimo dell’anti-fabbritalia, Corso
si  caricò,  riuscì  in  un’azione  che  sembrava  dovesse  essere  possibile  nell’ossigeno  smorzato  di
Appiano Gentile e basta. Non di scuro in mezzo ad un’area intasata di cinque rossoblù ingigantiti da
sembrare una favola. Potrebbe essere, assieme a Corso anche la partita di un Cappellini. Mi spiego.
Se Mazzola giocherà, sarà marcatissimo e ancora sotto influenza di antibiotici. Potrebbe risultare la
sua  una  partita  di  manovra.  In  queste  condizioni,  se  il  Mago…  votasse  Cappellini,  con  tutta  la
voglia  matta  che  ha  in  corpo  e  quella  pulizia  mentale,  quella  freschezza  ingenua,  che  lo  isolano
dalle temperature torride, anche lui Cappellini, potrebbe essere l’uomo partita. Un cervello (Corso)
e  un  goleador,  quindi.  Così  come  per  la  Juve:  un  goleador  (De  Paoli)  che  nei  grandi  incontri
raramente è mancato all’appuntamento-gol e un… contachilometri: Leoncini? Forse.