1965 maggio 17 Gipo pokerista “Sono venuti a… vedere”

1965 maggio 17

Gipo pokerista: “Sono venuti a… vedere!”

non è venuto a… vedere! ».

« …Caro amigo, è stato come giocar a poker: ce l’abbiamo fatta per tanto tempo fino a che uno

« Il bluff? ».
« Appunto: l’avevamo fatta franca tante volte che c’eravamo illusi che il bluff riuscisse fino in

fondo».

« Ma chi ha bluffato, Viani o il Milan? ».
« Sono pieno di veleno, come può pensare che uno abbia voglia di dire qualcosa ».
« Lasciamo perdere la partita, parliamo di campionato! ».
« Ah, perché si può parlare di campionato senza parlare di questa…?! ».
« Faccia uno sforzo! ».
« L’unico sforzo che faccio è di non mordere qualcuno, perché se mordo uno muore

avvelenato! ».

« Non si è salvato nessuno? ».
« Non cerchi di tirarmi fuori la lingua… ».
« C’è stato un periodo…? ».
« Quindici minuti nella ripresa e basta ».
« Forse il caldo? ».
« Perchè, c’era solo per noi? Lasciamo perdere… ».
« L’Inter ha vinto: è proprio finita? ».
« Speriamo che prima della fine mi venga… una mano buona! Ma…»
Il Milan può aver perso il campionato, ma Gipo Viani non ne esce sconfitto. E non è un
paradosso. Mastro Gipo aveva costruito un « suo » Milan e con una partenza alla… Helenio Herrera
(prima maniera) aveva quasi ammazzato il campionato sotto il piombo di un vantaggio colossale.
Ma Viani non era riuscito a convincere che il suo « movimento » era una cosa seria. Non era
riuscito a convincere soprattutto Felice Riva, vedovo inconsolabile di Josè Altafini. Appena qualche
giorno prima della « fuga in Brasile », Viani e Altafini erano quasi venuti alle mani a Milanello e
Mastro Gipo aveva sbattuto addosso al muro la testa del grande Josè. Era la rinuncia definitiva ad
un uomo, ad un gioco, ad un « clima ». E l’orgoglio del grande tecnico di costruire qualcosa che
potesse fare a meno del « più grande centravanti del mondo ». Ritornò Altafini (nonostante… Viani)
e il Milan entrò in congiuntura.

E (derby a parte) l’ultima, grande offesa sarebbe arrivata dal Sud. Avevamo chiesto l’altra sera a
Lorenzo: « Che cosa spera di fare contro il Milan? » « Non ho molta paura, io confesso: ho uomini
contati, tutti ossessionano con lo spavento de la retrocessione e el Milan ci aspetta. Ma non ho
paura, perchè i miei sono entrati di nuovo in concentrazione, riescono a pensare, hanno ancora
idee… anche se forse non potrò far giocare nemmeno Schnellinger ». « Perchè? » « Ha un vescica
sotto el piede e gli fa male. Peccato, perchè avevo una idea: farlo giocare ala sinistra, nella
posizione de Corso! » Heinz Karl Schnellinger è rimasto in tribuna per una vescica misteriosa (lo
accusano di giocare per fare il numero e mettersi in mostra per… la Juventus!): la Rometta era una
squadra di riserve. « Sono giocatori volonterosi, ma da seconda squadra e invece… sono titolari! »,
è stato il commento laconico di Pedro Manfredini! Eppure sono bastate le riserve della Roma per
calpestare senza discussione i quasi-campioni del Milan.

Alla fine qualche decina di super-delusi ha lanciato pesanti insulti a Gipo Viani. Ma il bersaglio
giusto non era la Volpe di Nervesa. Gipo Viani lo sa e non ha parlato per non fare un massacro: in
certe situazioni le parole riescono più mortali di un’arma da fuoco. Carraro Jr., dello staff Riva, non
ha trovato di meglio che accusare… il pubblico; « E’ meglio giocare a Foggia, ovunque, ma fuori
casa! Al pubblico dell’Inter… tanto di cappello! Lo dico e non me ne frega niente ». E’ veramente la
fine del mondo. Passalacqua lo sente e: « Macchè pubblico! Ma vogliamo scherzare: a parte il fatto
che il pubblico non fa i gol, cosa si vuol pretendere con una partita del genere! » Ai tempi del
« coniglio pauroso », Gipo Viani (e i giocatori) commentavano: « Abbiamo giocato in dieci! »
Felice Riva se l’è riportato a casa il suo coniglio, mettendolo di traverso sulla strada di Viani. Da
allora, con o senza colpa, è cominciato il bluff ed uno alla volta se ne sono andati tutti. « Eravamo
in undici e hanno giocato in due! », ha detto Ferrario con la testa tra le mani. Il silenzio cupo di
Gipo Viani dice il resto.