2000 Questa nazionale laica senza gol ed allegria

2000 – Questa nazionale laica senza gol ed allegria

Nell’anno del giubileo, la nazionale è diventata laica. Fa scarsa audience, parte con 10
tifosi a salutarla, Amato la riceve evocando “la sfiga”, l’inno di Mameli si preannuncia
in sordina, più nessuno le attribuisce significati che non siano strettamente sportivi.
Con il Napoli va in serie A anche “Napoli milionaria”, con la nazionale va agli
Europei la squadra di Zoff, senza miti al seguito. Una formazione, non una bandiera.
Vittorio Pozzo, il tecnico che la portò a vincere i mondiali del ’34 e del ’38, ne
scriveva su La Stampa usando la “S” maiuscola: “La squadra nostra italiana”. Se
quelli erano tempi retorici, ridondanti, questi sono fin troppo minuscoli. Il massimo
dell’emozione è il modulo, mentre entra nel gergo azzurro l’antipatia.
Senza gol, manca il feeling popolare. Pelé era Pelé anche perché, da solo, ne fece più
di mille: nessuno al mondo potrebbe diventare “o rei” con gli 0 a 0. Senza gol, è calo
del desiderio, frigidità del gioco.
Anche se è ricco come un petroliere, Del Piero è avaro di allegria. E il calcio, dicono
a Rio de Janeiro, o è “uma alegrìa” o non è. Quando Gigi Meroni, il più grande
fantasista degli anni ’60, si divertiva a dribblare anche le bandierine del corner,
replicava ai critici bacchettoni: “Ma a voi non piace vivere?”.
Le mezzepunte hanno il destino dei centauri, mezzi uomini e mezzi cavalli, con la
testa in area di rigore e con il corpo fuori, a trottare in mischia. Per la loro posizione
mercuriale, rischiano spesso lo sfratto tecnico e/o crisi d’identità: il sogno di tanti
allenatori è di ritrovare in campo i soldatini di piombo dei loro schemi a tavolino,
senza sorprese.
Da ragazzino, all’Alessandria, Gianni Rivera segnava moltissimo ma poi al Milan, a
forza di farlo retrocedere a quarto attaccante, finì con il dimenticare il gol. L’anno che
lo riportarono dieci metri più in su, divenne capocannoniere dei rossoneri. La classe e
lo spazio sono siamesi.
Beethoven componeva sordo, Borges poetava cieco. Del Piero ha bisogno di tutti i
sensi per liberarsi di quell’aria un po’ ingessata e ritrovare la nota, il verso, il tocco, un
piede con due palle così. Spenga l’abat-jour e si butti al sole, come la teppa di
Cannavaro. La nazionale è per definizione senza stranieri, autarchica. Vediamo chi ha
più stoffa, loro o noi, fine del sesso degli angeli.