1990 dicembre 9 La festa è finita però…

1990 dicembre 9 – La festa è finita però…

La festa è finita, la recessione sta dietro l’angolo. L’inflazione desta qualche
inquietudine. E la vertenza dei metalmeccanici mette a nudo quanto precaria sia la
tregua sociale e quali antagonismi provochi il «costo del lavoro» quando il «costo
dello Stato» pesa sia sui lavoratori che sugli imprenditori. Lo Stato non è
un’astrazione; lo incontriamo ogni giorno, ogni ora.
Urge una nuova cultura anche nell’economia, dove i soggetti tendono a confondere
i ruoli. Lo Stato ritiene strategico produrre panettoni; il Sindacato avalla le
corporazioni pubbliche; grandi gruppi industriali usano lo Stato.
Il caso-Gardini ha platealmente denunciato il grado di distorsione tra economia
pubblica o privata. Non per nulla il ministro Carlo invoca l’«utopia», cioè una vera
e propria rivoluzione basata sulla centralità degli enti locali, sulle privatizzazioni e
su uno Stato dedicato esclusivamente ai servizi essenziali. Non manca il disagio di
parte pubblica: «In Italia – ha dichiarato ieri il presidente dell’Iri, Nobili – c’è una
erronea concezione del rapporto tra pubblico e privato. In realtà parecchi
imprenditori sono venuti ad offrirmi le loro aziende, più che a propormi di
comperare quelle dell’Iri».
Il segno che, dalla politica all’economia, caratterizza l’Italia d’oggi la fame di
cambiamento e di regole. Di qua non si scappa: o saremo all’altezza
dell’innovazione oppure dovremo disperatamente convivere nel Far West civile.
Con una annotazione, che non vuole essere consolatoria e che però richiama al
senso delle proporzioni. Come spiega uno studioso che ha analizzato i casi di Stati
Uniti, Svezia, Giappone e Francia, la fine del ventesimo secolo segnala ovunque la
crisi delle pubbliche amministrazioni e del rapporto tra società e Stato.
Non siamo i soli ad avere problemi, ma siamo quelli che ne hanno di più. E che
rischiamo di diventare il sud del sud d’Europa.
Se il livello della politica resterà sui valori registrati in questi giorni, non
resterebbe che chiudere bottega e mettersi l’anima in pace. Ma non sempre le
Istituzioni sono la parte più attendibile del Paese che rappresentano; a volte,

l’istanza di riforme è più forte di loro e a lungo andare vince.