2003 settembre 7 Europa e radici cristiane
2003 settembre 7 – Europa e radici cristiane
Una volta anche con Dio le cose andavano in maniera più semplice. La nonna  apriva le paginette
giallognole  del  messale  romano  quotidiano  per  ripetere  a  voce  alta  una  domanda  facile  facile
vecchia di duemila anni: chi sei tu? La sola risposta giusta, recitata ogni volta a memoria come una
preghiera  o  una  poesia  dell’infanzia,  non  poteva  che  essere  questa:  ”Sono  creatura  di  Dio  e
appartengo tutto e solo a lui; sono cristiano, figlio di Dio ed erede del cielo.” Bravo piccolo, così é,
mi sorrideva lei con una carezza.
Adesso le cose si sono molto complicate per i cristiani, nessuno fa più certe domande e se le facesse
otterrebbe  risposte  tutte  molto  personali,  non  più  da  messale.  Un  campione  di  cultura  e  di
giornalismo  laici  come  il  toscano  Indro  Montanelli  si  definiva  ad  esempio  “un  cattolico  ribelle”.
Uno scrittore sacrale come il friulano Carlo Sgorlon ha confessato di non riuscire a dare a Dio “una
personalità”.
Ma adesso stiamo costruendo l’Europa e c’é bisogno urgente di una Costituzione europea, perché
non  si  é  mai  visto  nascere  un  insieme  geo-politico  di  questa  fatta  (  25  Stati  membri  e  una
popolazione superiore a quella degli Stati Uniti) senza un pezzo di carta che metta nero su bianco i
valori, gli interessi, le cose e i fini comuni ad uso e consumo dei nostri figli, nipoti e pronipoti. E
qui i costituenti hanno sfrattato Dio di brutto, nel senso che sono intenzionati a non ospitare nel
testo nemmeno un vago riconoscimento delle “radici cristiane” dell’Europa.
Quelle due storiche parole pare che disturberebbero molto l’Europa multi culturale, multi etnica,
multi religiosa, multi indifferente, multi affari suoi di oggi e di domani. Così si scontenta soltanto il
Papa cattolico, e amen.
Le previsioni dei nostri governanti sono divergenti. Secondo Fini, appena rientrato dal parlamento
di  Strasburgo,  é  ancora  possibile  l’inserimento  della  citazione  nel  testo;  secondo  Berlusconi  no:
essendo invocate soltanto da Italia, Spagna, Olanda  e Polonia, le “radici cristiane” sarebbero a suo
dire già una causa persa in partenza.
Inutile insistere, e l’altro ieri al maxi vertice di Riva del Garda con Prodi nessuno ne ha fatto cenno.
Questione ad occhio e croce chiusa.
Sicché pare praticamente scontato che nasca un’Europa figlia di nessuno, neutra, priva di identità, la
quale progetta il futuro temendo di nominare il suo secolare passato, duemila anni di cristianesimo.
Insomma, noi europei non saremo più niente, tutti figli di mamma ignota, imbarazzati perfino dalla
nostra memoria. Potremmo essere stati buddisti o musulmani, induisti o giudeo-cristiani, chi lo sa.
Dopo  il  flagello  della  seconda  guerra  mondiale,  il  primo  nucleo  di  Europa  si  formò  attorno  alla
comunità del carbone , dell’acciaio, dell’energia nucleare, della libera circolazione delle merci. Si
ripartiva dall’economia ma non c’era un solo padre fondatore dell’integrazione europea che, laico o
credente fa lo stesso, trascurasse il richiamo alla tradizione cristiana del continente.
Basti pensare ad Adenauer e a un De Gasperi, e l’elenco sarebbe lunghissimo. Luigi Einaudi poi,
voce eccelsa del liberalismo europeo, identificava Hitler con Satana affidando a Dio l’unificazione
dell’Europa.
Adesso, per agnostica viltà, la tradizione cristiana é diventata politicamente  scorretta. Eppure, se
l’Europa non deve neanche chiamare per nome le sue robuste “radici cristiane”, mi domando anche
che cosa mai si sia studiato alla scuola pubblica italiana per intere generazioni!
Nella  mia  ignoranza,  dai  libri  di  testo  laici  io  avevo  capito  che  Europa  e  Cristianità  erano  state
molto a lungo, nel bene e nel male, super giù la stessa cosa. La storia si faceva con la Chiesa o
contro la Chiesa , vedi l’unità d’Italia, ma quasi mai senza. Mi ero anzi fatto la timida convinzione
che cristianesimo senza Europa ed Europa senza cristianesimo fossero addirittura due concetti senza
senso.
Risalendo a più di mille anni fa un grande storico francese, Lucien Febvre, spiega:”L’Europa fu alla
fine una civiltà comune, una civiltà che bisogna chiamare europea, ma che, se le chiedeste il suo
nome, non risponderebbe ‘Europa’. Risponderebbe ‘cristianità’.”  
Se  non  sono  radici  queste,  che  altro  sarebbero?  Tanto  che  lo  stesso  storico  definiva    quella
cristianità un super-Stato, un’istituzione unitaria europea  di fronte a un’accozzaglia di regni e di
principati.
A  me  era  sempre  sembrato  fin  dal  liceo  che  il  meglio  dell’Europa  fosse  nato  dall’incontro  tra
umanesimo e cristianesimo, che misero al centro e al di sopra degli Stati  la persona . Non a caso il
peggio dell’Europa si manifestò quando le ideologie nere e rosse negarono la persona umana quale
fondamento della società.
Senza “radici cristiane” non esiste l’Europa di Costantino e di Carlo Magno, delle cattedrali e delle
eresie, degli scismi e dei pellegrinaggi a Santiago de Compostela, della Riforma di Lutero e del Dio
cantato da Bach, della Chiesa mecenate d’arte e della Chiesa del potere temporale, delle guerre di
religione e dei concordati politici, della Chiesa mondana espropriata da Napoleone e della Chiesa
cemento degli Stati-Nazione, del cristianesimo sociale e dell’Inquisizione. Dovremmo buttare via
tutta una civiltà o quasi, al macero con le sue radici cristiane.
E’ stato un errore meschino lasciare il Papa solo nel rivendicarle. Toccava a noi laici, a noi liberali,
a noi europei con la “coscienza della storia” pretendere almeno quanto lui le radici cristiane , da
Lisbona a Berlino, da Amsterdam a Roma, da Parigi a Varsavia.
Ora, senza quel riferimento di due sole parole nelle pagine della nascente Costituzione  europea,
non  mi  sentirò  né  più  liberale  di  quanto  già  non  sia  da  una  vita  né  più  illuminista  né  più  laico,
tollerante  o  pluralista.  Mi  sentirò  mediocremente  un  europeo  dimezzato,  come  nato  al  momento,
figlio di un oggi senza certificazione d’origine.
Questa  Costituzione  stabilisce  che  essere  nati  in  Europa  o  sulla  Luna  fa  lo  stesso.  Bel  colpo
davvero.