2001 Marzo 4 I ragazzi…/1

2001 Marzo 4 – I ragazzi…/1

Un paio d’anni fa ci si chiedeva sui giornali se i ragazzi d’oggi fossero “pieni di buonsenso o leggeri
come il nulla”. In materia le risposte serie sono sempre sfuggenti, ma a sentire i più l’impressione era
che il buonsenso vincesse sul nulla. Queste sono generazioni infinitamente meglio blindate e più
narcise, e però con i piedi per terra, senza tante utopie da incubo.

Ricordo ad esempio un’indagine che mirava a scoprire i problemi più importanti peri giovani. I
minorenni segnalarono la sicurezza, i ventenni la disoccupazione: alla faccia della presunta
vuotaggine, erano risposte del tutto sensate e, anzi, tagliate anagraficamente su misura.

Una volta su “Repubblica” lo scrittore Pietro Citati ha provato a decifrare il salto generazionale. Lui
sosteneva questo: Noi vecchi (passato remoto, dico io) vivevamo un’infanzia molto corta perché
dovevamo diventare “maturi” alla svelta, con un duro tirocinio; loro, i giovani ((presente futuro,
aggiungo) tardano a laurearsi, a lasciare la casa paterna, a sposarsi, a far figli, come se non volessero
crescere mai. Il che non toglie che alla fine lo scrittore confessasse di amare questa levità del vivere,
quasi un diventare “vecchi per caso”.

Era un bel discutere, appena ieri, anche costruttivo, senza dogmi e senza nostalgia. ”Non occorre
sperare per agire”, avverte Jean Paul Sartre: si ragionava sui giovani riducendo al minimo il vizietto
di generalizzare. Che oggi, invece, tiene banco.

Accusiamo i ragazzi d’oggi di non avere la memoria. Ma fanno benissimo a diffidare, visto che sono
gli adulti a insegnare una memoria biforcuta, che ricorda ciò che serve e cela ciò che non conviene.
Sono meno ipocriti i ragazzi.

Li accusiamo di disertare la politica. Ma che cosa si perdono? Al massimo, Porta a Porta.

Senza un briciolo di umiltà, li giudichiamo peggiori dei padri. Duemila anni fa lo diceva Plinio, e sarà
così per i prossimi duemila.

Li vorremmo uguali a noi in un mondo radicalmente diverso. Pretendiamo l’impossibile.

Vogliono soltanto divertirsi, pensiamo. Ma dovremmo godere, più di loro, che la pace li risarcisca
nel nome di padri, nonni e bisnonni: dopo i macelli di massa di due guerre mondiali, sono in credito
con la Storia di almeno mille anni di comfort.

Mai nella storia dell’uomo i ragazzi sono stati circondati da tanti vecchi, in una società che invecchia,
obbligata a chiudre scuole e ad aprire case di riposo. Mentre la leva militare non li precetta più, si
vedono arruolati dall’attimo fuggente.

Sono i primi abitanti di un mondo che sembra una spa. Una multinazionale dei desideri, tutta “new”,
nuova anche nelle ansie. Un mondo più comodo, non più semplice