1995 novembre 19 La grande corsa ai nuovi valori
1995 novembre 19 – La grande corsa ai nuovi valori
Non si è mai parlato tanto di valori (valori o Valori?). Valori perduti, valori attutiti, valori da trovare
o da ri-trovare. Valori della politica, valori del vivere, valori della società. 
Non  c’è  convegno,  dibattito,  incontro  che  dimentichi  l’appello  ai  valori,  l’”assenza  di  valori”,
l’eclissi,  la  morte,  il  bisogno,  la  speranza  di  valori.  La  speranza  ha  attraversato  anche  la  bella
trasmissione di Zavoli, “Credere/non credere”, l’altra sera in tv. 
A volte c’è da spaventarsi. Pare infatti che la crisi dei valori coincida col crollo delle ideologie o ne
dipenda in un rapporto di causa-effetto. 
A noi pare il contrario. Le ideologie hanno coniato falsi valori, schemi della mente, prigioni della
politica, lager e gulag, pensiero forte perché violento. 
Non c’è da nutrire per esse nostalgia. Quando non erano il male in sé, lo hanno prodotto nei fatti o
non lo hanno impedito. 
In  “Lunga  è  la  notte”,  appena  uscito,  Enzo  Biagi  racconta  da  Sarajevo:  “Andai  all’ospedale
policlinico:  76  tra  medici  e  infermieri  uccisi.  Al  reparto  psichiatrico  erano  passate  cento  donne
violentate,  che  avevano  nella  mente  il  campo  di  concentramento  o  il  bordello.  Un  sacerdote  mi
raccontò che in una caserma spogliarono un vecchio e un’adolescente; il vecchio piangeva e i soldati
gridavano “Fattela, fattela!”, e la ragazzina nuda si copriva gli occhi, la faccia, non voleva sentire,
non voleva vedere”. Questa è anche cronaca di ideologia. 
La  sua  fine  permette  semmai  la  nascita  di  valori.  Finalmente  veri  se  deboli  sono  il  dubbio,  la
tolleranza, la solidarietà, la democrazia, la libertà, deboli perché non-violenti, forti perché deboli. La
ricerca  di  nuovi  valori  nasconde  la  stanchezza  verso  i  grandi  “ismi”  della  storia,  oggi  vendicativi
attraverso i fondamentalismi di tante culture. 
Ha ragione il cardinale Tonini. La scienza non uccide i valori, la scienza è dovere oltre che istinto
dell’uomo. Ma, come sostiene il sociologo Ferrarotti, la tradizione anticipa il futuro, resta forza di
ieri per domani. Scienza e tradizione, miscela possibile. 
“Tutto  avviene  come  se  stessimo  per  varcare  una  soglia  “,  ha  scritto  Jean  Guitton.  “Dopo  una
preistoria di milioni di anni, il tempo si accelera”. 
I valori cambiano, non noi. A questa rivoluzione non siamo preparati perché il tempo ha smesso di
darci una mano sedimentando sè stesso. Ci accompagna la sensazione che tutto corra oltre, che la vita
insegua il suo senso. Non sono cambiate le domande, ma la loro velocità.