1995 novembre 12 Un Paese diviso, oggi da unire

1995 novembre 12 – Un paese diviso, oggi da unire

L’Italia è un Paese unico. Sul suo territorio, l’Istituzione più duratura è uno Stato nello Stato: il Vaticano.
L’impresa più diffusa è la mafia, l’antiStato, con un fatturato superiore a quello della Fiat. Pur unita dalla
lingua di Dante e San Francesco, allo Stato l’Italia arrivò con tre secoli di ritardo rispetto all’Europa. I
Comuni e le Signorie furono il suo fiore istituzionale, non lo Stato, tardivo, burocratico, mai davvero
unitario. Mussolini impose l’unità con il centralismo: «Tutto per lo Stato, nulla fuori dello Stato, nulla
contro lo Stato». Le 94 province (più le 4 libiche) erano in mano ai prefetti di nomina regio-governativa
come i comuni ai podestà dopo l’abolizione delle elezioni amministrative. Il «senso del regime» ha
corrotto il «senso dello Stato», da sempre minoritario in un Paese unificato soltanto dalla prima guerra
mondiale e dall’avvento della televisione. Lo Stato fu prima fascista, poi dei partiti: è sempre stato
occupato da qualcuno, mai Stato e basta, luogo del riconoscimento collettivo, il suo «senso». Oggi ci
ritroviamo in queste condizioni. Lo Stato: con 150 mila leggi contro le 7000 della Francia e le 5000 della
Germania, garantisce il massimo dell’illegalità e il minimo della funzionalità. Il Paese: «Questo non è un
Paese unito che teme il dividersi. Questo è un Paese diviso, che spetta a noi unire oggi». Così lo ha
fotografato a Venezia uno studioso meridionale, il prof. Nicola Rossi, docente a Roma. Uno Stato da
svuotare, un Paese da unire. Lo si può svuotare invertendo radicalmente la marcia rispetto all’ideologia
del centro, con il ministero al centro del centro e la burocrazia – inamovibile anche se corrotta – vera
padrona della politica. Non è un paradosso, ma soltanto perdendo molto potere lo Stato favorirà l’unità
del Paese, oggi retorica e minacciata in profondità dalle due Italie dell’economia. Un risultato l’hanno
tuttavia già ottenuto: hanno spogliato lo Stato sotto lo sguardo del cittadino, oggi come non mai.

12 novembre 1994