1995 marzo 5 La regola per unire e separare
1995 marzo 5 – La regola per unire e separare
L’Italia  rischia  di  affogare  nelle  sue  stesse  lacrime.  Viene  in  mente  un  memorabile  dialogo
shakesperiano in cui Riccardo II scherza sui propri guai invitando il cugino a fare una gara a chi versa
più lacrime, tutte nello stesso punto, fino a scavare due fosse con il pianto degli occhi. “Non sarebbe
una bella fine?”, chiede il re. 
Sembriamo piroettare sull’orlo del vulcano quando, al contrario, possiamo contare su punti di forza
mai conosciuti negli ultimi 40 anni. Siamo usciti pacificamente da un sistema senza dignità e senza
efficienza. Ci siamo liberati dalla paralisi del fattore K, cioè la paura del Komunismo. Per la prima
volta abbiamo messo nell’incubatrice l’alternanza di governo tra due schieramenti, senza la quale è
come se la democrazia fosse priva della nettezza urbana del potere. 
Sono eventi colossali, che in tutto ci hanno preso un paio d’anni. Compreso il ripristino di una qualche
idea di  legalità attraverso Mani  Pulite, anche se  dobbiamo ancora sorbirci  la pantomima di  un De
Lorenzo ma il silenzio su centinaia di cittadini anonimi, impossibilitati a curarsi in clinica e a pagare
parcelle miliardarie per difendersi fino in Cassazione. 
Sentiamo  circolare,  pur  tra  mille  trappole,  parole  nuove.  Come  federalismo,  anti-monopolio,
privatizzazione,  pari  opportunità.  Sentiamo  in  agonia  altre  parole,  come  privilegio,  evasione,
assistenzialismo. 
Soprattutto Falcone e Borsellino hanno dato con il sangue valore costituzionale alla lotta alla mafia.
Abbiamo capito perché le grandi rivoluzioni sono nate da angherie fiscali. 
Sappiamo  produrre  bene,  anche  se  lo  Stato  dà  pessimi  esempi  con  la  scuola,  la  ricerca,  gli
investimenti,  il mercato.  L’Italia non  è il  Bangladesh, sta  cambiando e può cambiare in meglio,  a
lungo. 
Anche quel certo malsano consociativismo è morto, ma non sta scritto da nessuna parte che non ci si
possa e non ci debba consociare per salvare un patrimonio di occasioni, di regole, di idee, di fatturati,
di risparmi. Il voto deve separare, il Paese unire: chi voterà, punisca chi non rispetta questa regola.