1994 luglio 22 Far riposare gli adoranti professionisti

1994 luglio 22 – Far riposare gli adoranti professionisti

Per riprendere contatto con la realtà, Silvio Berlusconi dovrebbe liberarsi di due cose. Della Fininvest e
del clan che dalla Fininvest si è portato fin dentro il Governo. Liberarsi dei suoi telegiornali e giornali.
Far riposare i suoi adoratori; mandare in ferie tutta una serie di portavoce che sembrano tanti porta urlo.
Inoltre, ridurre al minimo i signorsì che gli battono i tacchi e servirsi, con più lungimiranza, di
collaboratori critici. In grado, ad esempio, di sconsigliargli ad ogni costo figuracce storiche come quella
del decreto Biondi. Il leader che, dalla mattina alla sera, evocò dal nulla moderato un partito di massa
come Forza Italia, dà a volte la sensazione di essere ora accerchiato dagli stessi fedelissimi. Li schiera
per comunicare, in realtà intossica il messaggio. Suo e loro, con risultati boomerang. Non si spiega
altrimenti l’ultimo intervento di Berlusconi. Lui che possiede la più alta concentrazione di mass media
in Europa, lamenta di essere stato trattato male dai mass media. Lui che ha avuto ore di televisione e di
conferenze stampa per chiarire, ha annunciato, quasi minacciato, che «da lunedì inizierà a spiegare agli
italiani come sono andate le cose». Non lo ha ancora fatto? Che cosa aspettare? Perché proprio lunedì?
Andiamo! Governare non è il bello della diretta. E nemmeno asfaltare, come si diceva un tempo.
Governare è scegliere, decidere una politica e, di fronte a un errore, fare ammenda, chiudere e passare ad
altro. Il ministro Ferrara attribuisce all’apparizione in Tv dei magistrati di Manipulite la Waterloo del
Governo. Invece di rammaricarsene, dovrebbe trarre le conseguenze: bastarono due minuti di Di Pietro
e poche righe di comunicato a far capire all’opinione pubblica che si stava facendo un regalo a
Tangentopoli. Due minuti di Di Pietro valgono più di dieci ore di spiegazioni governative per una ragione
elementare: la credibilità. A Di Pietro credono ancora, al Governo ancora no. A questo deve pensare
Berlusconi. Da oggi, senza attendere lunedì.

22 luglio 1994