1994 Dicembre 13 I giudici non devono cascarci

1994 Dicembre 13 – I giudici non devono cascarci

La strumentalizzazione è oggi il cancro della politica e dell’informazione. Soprattutto quando la
seconda si sostituisce alla prima.
A proprio uso e consumo, si sfrutta tutto: un fatto, una dichiarazione, una circostanza, persino la
battuta. Nessuno si salva, nemmeno il Papa.
Incontrando Scalfaro, Wojtyla ha detto: “Coraggio, presidente”. Non l’avesse mai fatto, lo hanno
preso di mezzo, visto da destra e da sinistra attraverso la rincorsa ai significati più reconditi.
Intendeva dire: “ Presidente, si liberi di Berlusconi” oppure “ Presidente, dia una mano al governo”?
Oramai siamo a questo. I magistrati poi stanno peggio di tutti. Se danno un contributo di idee, sono
trattati come invasori di campo; se tacciono, tramano nell’ombra; se fanno i duri, scontentano i
garantisti; se non ce la fanno a incastrare qualcuno, passano per venduti a una parte.
Chi invoca la non-politicizzazione della magistratura è poi il primo a buttare ogni atto o avviso o
sentenza in politica. Tutto si potrà dire tranne che sia casuale: nel giro di pochi giorni due magistrati
di enorme o grande prestigio, il pm Antonio Di Pietro e il presidente di Cassazione Arnaldo Valente,
si sono dimessi denunciando un grado intollerabile di “strumentalizzazione”. Non ce la fanno più.
Non solo. Viene strumentalizzata persino la denuncia di strumentalizzazione, con un meccanismo
che soltanto Kafka riuscirebbe a illustrare.
Si legga per favore la lettera di Di Pietro al Csm, quando prende atto delle “libere interpretazioni”
date al suo addio alla magistratura. Lo hanno sfruttato prima, lo risfruttano quando se ne va per
protesta contro quell’abuso.
Stiamo pagando un prezzo altissimo alla lacerazione tra poteri costituzionali. La guerra dei nervi
raggiunge il suo scopo anche perché troppi magistrati, al contrario di Di Pietro, ci sono cascati.
Magari per esasperazione, ma parlano troppo, ribattono troppo. Un errore: i giudici non debbono
essere uguali, ma radicalmente diversi per legge. Anche in prudenza.