1992 ottobre 18 Lo strano caso De Michelis

1992 ottobre 18 – Lo strano caso De Michelis

A “Milano Italia di Gad Lerner, di turno a Vicenza, Gianni De Michelis ha detto un paio di cose da
non trascurare. E’ ladro sia che ha rubato per il partito sia chi ha messo le tangenti in tasca propria;
non c’è partito che possa dirsi al riparo dal finanziamento occulto.
De Michelis faceva queste affermazioni in Tv poche ore dopo l’invio mdi un avviso di garanzia al
segretario amministrativo del Psi nazionale per corruzione, ricettazione e finanziamento illegale.
Stessa trafila toccata per ben quattro volte, al segretario amministrativo della Dc.
Diventava a quel punto coerente chiedere a De Michelis perché i vertici del Psi, a cominciare da lui
e da Craxi, non togliessero il disturbo per favorire il ricambio politico, il ripristino della legalità, la
tanto invocata riforma delle regole. Non cene andiamo, è stata la risposta di De Michelis perché” non
siamo ladri”.
Durissimi a capire, continuiamo a non capire. O forse, abbiamo imparato a non creder più ai giochi
di parole.
De Michelis sa tutto, molto meglio di noi, ma non ne ricava alcuna conseguenza. Sa che un conto
sono le responsabilità penali, personali e da provare; un conto il sistema, già messo definitivamente
a nudo e provato al 100%. Sa che in mezzo a tanti inquisiti ci può essere l’innocente e che tuttavia il
sistema merita già l’ergastolo politico.
Quando Bernini, con Ferlin , De Michelis sa che il signor “tramite” Casadei era il cassiere della sua
corrente socialista, organizzata come una ditta a tempo pieno anche quando lui girava il mondo quale
buon ministro degli esteri al ritmo di mille chilometri al giorno. Casadei valeva zero come Casadei,
tutto come De Michelis.
De Michelis ha un quoziente di intelligenza molto alto; non gli crede nessuno quando dà l’impressione
di fare il tonto. Lui sa bene che questa classe politica è finita e che le regole del consenso popolare
possono sembrare a volte persino crudeli ma che sono le uniche in grado di dare lievito alla
democrazia.
E’ strano il caso-De Michelis. Proprio perché spregiudicato, invadente, anticonformista, fustigatore
del moralismo, cosmopolita, pragmatista all’ennesima potenza, profeta del volare alto in cultura
scientifica e protestante, ci saremmo attesi da lui almeno l’originalità. Un esposto per calunnia contro
i giudici, una mostruosa richiesta di danni a Casadei, un’autodenuncia in procura a Roma per illegalità
palese dei bilanci del Psi, una chiamata di correo a Craxi e Forlani, la rinuncia alle cariche di partito,
il ritiro a vita privata, insomma qualunque cose purchè un gesto di resa o di sfida che non fosse la
supina mediocrità in un Partito Socialista che umilia i socialisti senza macchia né paura.
Più che il potere, Gianni De Michelis sembra aver perduto se stesso. Al contrario di Craxi, era tagliato
per verità finalmente scomode fino alla sfrontatezza. Ha scelto di ballare nella sala del Titanic, a Via
del Corso.
Non lo capiremo mai.