1991 ottobre 27 Cambiare chi non cambia. Pds, Dc, Cattolici, Leghe

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 27/10/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: POLITICA, PARTITI
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Descrizione:
Titolo: CAMBIARE CHI NON CAMBIA. Pds, Dc, Cattolici, Leghe
di Giorgio Lago

La situazione era questa. In Italia bisognava rassegnarsi alla «democrazia bloccata», senza alternativa
politica né tantomeno ricambio di classe dirigente, per la presenza del più forte partito comunista
d’Occidente. Secondo la formulazione di Alberto Ronchey, il «fattore K» (ove K stava per comunismo)
portava dritto a votare per la Dc, magari «turandosi il naso» secondo il consiglio Indro Montanelli.
Anche la democrazia italiana si è ora sbloccata per l’effetto domino della resa del sistema comunista.
Ma non ne abbiamo ancora saputo approfittare: anzi, nuovi blocchi rallentano sia l’alternativa che il
ricambio. Perché? Primo. Se era un’opposizione inaffidabile, oggi non è più nemmeno opposizione.
Tanto il Pci era compromesso, tanto il Pds risulta ritardatario. Pare quasi che la «doppiezza» di
Togliatti abbia segnato il destino del partito persino oltre la sua estinzione ideologica: Occhetto ha fatto
molto, non tutto il necessario; gli sembrava di correre al massimo e la storia lo sorpassava di continuo.
L’Europa cambiava di mese in mese; il Pci ci metteva nove mesi a dibattere sul compromesso tra la
quercia e la simbologia bolscevica della falce e martello. Il Pds è riuscito a ripudiare il vecchio senza
inventare il nuovo. Il fattore K non genera più diffidenza o avversione; soltanto vuoto politico,
altrettanto paralizzante. Secondo. Assieme al fattore K scompare anche la Dc «diga» al comunismo.
Ma qui s’inserisce – o, meglio, si perpetua – un nuovo blocco: la cosiddetta «unità» dei cattolici, sulla
quale concordano vescovi, gesuiti, azione cattolica, qui superando anche visioni al loro interno molto
diversificate rispetto all’impegno concreto nella società. Mancando all’appello il pericolo comunista, è
proprio la società scristianizzata, opulenta e permissiva a fungere da bersaglio nel nome dei «valori
cristiani» da tutelare in politica con l’unità del voto a favore della Dc. Il cemento di un nuovo no. Ci
sarebbe da discutere a lungo se i valori cristiani coincidano con quelli… democristiani e se la società
secolarizzata che si vorrebbe combattere non sia figlia legittima di modelli culturali gioiosamente
digeriti anche dalla Dc. Ma questa è un’altra questione, e del resto proprio chi ha una visione laica della
vita e della politica dovrebbe sapere che la Chiesa ha il dirittodovere di esercitare liberamente il suo
magistero per definizione mai avulso dalla società. Di fatto, la crisi dei comunisti e l’unità dei cattolici

contribuiscono in questa fase della politica italiana a congelare nuovi sviluppi e nuovi fermenti. Come
possa un Pds tanto debole e confuso, di giorno in giorno svilito da polverosi dossier e da scontri
personali, favorire un’alternativa di sinistra, resta un mistero. Come possa la Dc, rasserenata dai
richiami all’unità dei cattolici, scegliere la strada dello sganciamento dalla pura e semplice gestione del
potere, anche questo rimane un enigma. Con un’opposizione tutta da reinventare e una maggioranza
screditata, la partitocrazia provoca lo sganciamento della pubblica opinione dallo Stato e dalle sue
Istituzioni. Con la conseguenza che, senza un progetto e per pura disperazione civile, sono in molti a
credere che il leghismo rappresenti una soluzione nonostante un’evidenza di questi anni nel Veneto e di
questi giorni in Lombardia: le Leghe si deteriorano in correnti, caporioni e clan esattamente come i
partiti che vorrebbero combattere. Forse, con un pizzico di cannibalismo in più. L’exdemocrazia
bloccata è oggi una democrazia appaltata. Senza opposizione, con una protesta fondata sul rancore e
con il mero potere al potere, la sola rifondazione possibile passa attraverso la democrazia diretta, dal
basso, in piena autonomia senza deleghe a scatola chiusa. Sarà importante non lasciar più che questo
ceto politico lavori in pace sfruttando i blocchi, i fattori, le paure, i veti. Non resta altro da imporre ai
partiti che il pressing popolare: cambiare chi non cambia.

ottobre 1991