1987 La nostra Storia

1987 – La nostra Storia

• Una grande iniziativa nell’anno del Centenario de «Il Gazzettino»
• 1887-1987: la storia delle Tre Venezie in fascicoli bisettimanali
• Un’opera esclusiva e senza censure, da leggere come un vero romanzo

Narra la mitologia che Narciso, andando a caccia, scorse di colpo la sua stessa immagine riflessa in una
fonte e si prese una formidabile cotta. S’innamorò di se stesso fino a morirne disteso sull’erba, accanto
alla fonte, stregato da una passione di specchio.
«La nostra Storia» che pubblicheremo a inserti dal 20 gennaio al 26 marzo, non è sta scritta da Narciso.
Nel raccontare il secolo che va dal 1887 ad oggi, il Gazzettino non ha voluto imprigionarsi nelle
proprie pagine, in un gioco di finzioni e di suggestioni che è anche mito moderno nella illimitata poesia
di Borges. Questa non sarà dunque la Storia di un giornale, ma la storia dello «splendido e babelico»
secolo del quale il Gazzettino è stato testimone oculare, giorno per giorno.
Noi non crediamo al giornale Istituzione tra le Istituzioni né Potere tra i codificati Poteri. Anche di
recente, nel pieno di una radicale trasformazione della nostra tecnologia editoriale e professionale,
abbiamo ribadito che un giornale si giustifica per l’immenso patrimonio di vita che assorbe e fa
circolare. Bene di largo consumo, tanto più risulta vitale alla democrazia quanto meno aspira a sedere
nella stanza dei bottoni. L’informazione può avere indirettamente potere; il Potere non deve avere
l’Informazione.
Testimoni del tempo, si lavora sul possibile, tra uomini e fatti, cinghia di trasmissione fra le notizie e la
gente. Nell’archiviare la memoria spicciola della storia, cioè la cronaca, il giornale non rappresenta una
casta; i giornalisti non sono i mandarini dell’informazione.
«La nostra Storia» fa la storia delle Tre Venezie, che non è mai stata scritta. Non per carenza di storici,
di documenti e tantomeno di eventi, ma perché frantumata in cento rivoli, più attenta a cogliere una
fetta di storia piuttosto che la sintesi dei fatti non separabili, di genti che hanno sofferto o progredito a
contatto di gomito, di regioni che hanno saputo – a volte tra crisi di coscienza e tentazioni da maso
chiuso – difendere il filo d’Arianna di identità diverse e integrate. Magari fieramente autonome ma
consapevoli che questa Italia del Nord-Est, del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino-Alto Adige e del
Veneto non è un cocktail da salotto o un’invenzione accademica.
Ci sono segni visibili e invisibili correnti: a volte le seconde incidono più dei primi e determinano lo
sviluppo di intere aree. Una Storia ha senso quando l’orizzonte non risulta basso sulla siepe del proprio
cortile: che cos’è la cultura, aldilà dei salamelecchi e delle copertine per soli chic, se non l’onesto
sforzo intellettuale di capire dove, perché e come andiamo?
1887-1987: è successo di tutto; in cento anni l’equivalente di secoli; la scienza che ricrea la dimensione
dell’uomo; il mondo che per la prima volta si fa villaggio anche attraverso guerre planetarie. E, dentro
il laboratorio che ha cambiato faccia alla Terra, la «Nostra Storia»: uno sguardo profondo – senza il
mortale autocompiacimento di Narciso – su un autentico magma di passioni e di mutamenti, di orrende
pagine e di personaggi sublimi, di cose da dimenticare e di indimenticabili opere.
Una «nostra Storia» molto sincera, libera da ogni pregiudizio, senza censure, che non vuole celebrare
nulla se non stendere il resoconto il più possibile preciso di ciò che siamo. Faccio una scommessa con i

lettori che avranno voglia di seguirci dalla copertina del 20 gennaio fino all’ultimo degli inserti:
scopriremo insieme molte cose che pensavamo di sapere a memoria; ritroveremo via via una curiosità
quasi morbosa per dare volti e avvenimenti così carichi di significato per l’oggi; daremo finalmente
senso a frammenti di costume che avevano il solo difetto di appartenere a scatola chiusa, senza
istruzioni per l’uso, al nostro inconscio collettivo.
La scoperta, la curiosità e il piacere sono gli stessi che si sono impossessati di Francesco Jori, anni 39,
inviato speciale, di Edoardo Pittalis, anni 40, caporedattore, di Gianpietro Rizzon, anni 51, inviato
speciale, quando in mesi di ricerca si sono accorti di scrivere in modo semplice, scorrevole, divulgativo
non una storia per conto terzi ma la storia di ciascuno di noi, nella vocazione di un giornale che
nell’anno di grazia 1887 Talamini volle popolare.
«Il nostro giornale – scrisse in quella straordinaria prima pagina di domenica 20 marzo – benché
piccolo, pubblicherà ogni giorno molte cose». E metteva assieme «ogni giorno l’orario dei tranvai, il
bollettino delle borse, la sciarada, il precetto morale, il bollettino meteorologico».
Un capolavoro di saggezza del vivere, un «preciso dovere della democrazia» come lui stesso usava
laicamente scrivere. «La Nostra Storia» è la storia delle Tre Venezie raccontata da giornalisti per
rendere un servizio a chi desidera ricordare e ai giovani che vogliono sapere.
«La Nostra Storia» vi aspetta. E’ la vostra.

1987