1986 maggio 3 Venezia capitale della cultura

1986 maggio 3 – Venezia capitale della cultura
Venezia è per nascita una città ottimista. Nonostante l’aggressione del mare, nonostante l’uso
decadente e «i ripugnanti chiari di luna» che tanto indignarono Marinetti, non si può inventare una città
su basi così liquide se non si ha un senso straordinariamente solido del futuro. Non deve stupire il
rinascimento di Venezia, semmai il ritardo dell’avvio e la concitazione dei progetti. L’urgenza del suo
ricupero e della sua protezione salta agli occhi di tutti, quando la città sta diventando capitale della
cultura, uno dei grandi laboratori dell’uomo, come New York o Parigi.
Palazzo Grassi non è un museo in più, per quanto all’avanguardia. Rappresenta l’espansione a 360
gradi di una vocazione capace di mettere insieme mecenatismo, capitale e tecnologia; coltiva lo stesso
humus alimentato con orgoglio dalla Fondazione Cini; sfida l’elefantiasi degli «enti» dove la prassi
pubblica fa fatica a liberarsi dall’invadenza dei politicanti e dei burocrati. Libera e cosmopolita la vera
cultura può riempire di sé il destino di una città a patto di provocare un diffuso contagio e di puntare a
tutti i costi sempre e soltanto sulla qualità. Non basta esportare Venezia e offrirla, bisogna rispettarla;
una città fragile merita un amore forte. Palazzo Grassi è «un’occasione» ha scritto Gianni Agnelli. E
non è nemmeno la sola, altri appuntamenti stanno prenotando in queste ore il suo Duemila: le difese dal
mare e l’Esposizione universale. Anche se alle spalle non si scopre un disegno complessivo, piuttosto
una germinazione spontanea accanto a inevitabili scadenze, d’ora in poi Venezia sarà costretta a
pensare a un solo grande approdo: il suo essere viva, la civiltà delle pietre dentro il mondo del
computer e dell’informazione. Impresa tutt’altro che facile, ma non impossibile se – oltre alla gestione
nel rigore e nella trasparenza – sarà perseguita con chiarezza una filosofia. Venezia al riparo dalla
solitudine, invece integrata al Veneto e alle Venezie come già auspica con forza il sindaco di Padova.
Venezia città aperta alle idee non allo sfruttamento. Venezia meno cartolina e più consapevole di un
ruolo. Venezia che non espropria né si fa espropriare perché il talento non ha passaporto. Mai come
oggi la parola cultura rischia abusi e manomissioni; mai come oggi questa città può farne, senza
aggettivi, il prodotto per eccellenza della vita.
3 maggio 1986