1986 agosto 27 Verità a scoppio ritardato

1986 agosto 27 – Verità a scoppio ritardato
Nel 1973 un Dakota precipita a Marghera. Muoiono i quattro uomini dell’equipaggio; per un pelo non
saltano in aria i grandi depositi di carburante. In relazione a quella sciagura l’ex-capo del
controspionaggio, generale Viviani, è in galera a Venezia perché incontra qualche difficoltà nel
raccontare al giudice Carlo Mastelloni quanto ad occhio e croce dovrebbe sapere: in un’intervista egli
stesso alluse a un complotto degli israeliani avendo il Dakota graziosamente restituito alla Libia quattro
terroristi arabi. Nel 1980 un DC 9 dell’Itavia esplode nel cielo di Ustica uccidendo 81 passeggeri.
Esistono probanti indizi che sia stato abbattuto da un missile mentre, sullo sfondo del mistero, si
delinea un’altra strana, possibile connessione: la caduta in Italia di un Mig 21 libico i cui resti vennero
alla svelta raccolti e spediti a Tripoli. Il giudice di Venezia tenta di svelare il mai sospettato prima; il
Presidente della Repubblica Cossiga ha invitato il Governo a darsi da fare per chiarire la fine del DC 9.
Non fosse per questi scomodi ficcanaso l’Italia dei segreti custodirebbe da qui all’ eternità i suoi
silenzi, i suoi opportunismi, le sue viltà. Petrolio, azioni, diplomazia, imbarazzi vincono qualsiasi
resistenza; la vita umana non vale nulla; il testardo dolore degli appelli è una seccatura che prima o poi
resterà senza voce come per tante stragi di bombe. Per anni i servizi segreti sono stati una fabbrica di
segreti. Hanno deviato, tramato, manipolato. Sono stati la spina dorsale di traffici, logge, tentazioni.
Hanno funzionato da braccio clandestino di tutte le ambiguità, dove l’affarismo prevale sul dovere di
una politica estera tassativamente per la pace. Anno dietro anno, tutto ritorna a galla provocando
nell’opinione pubblica un senso di smarrimento. Come se dovessimo abituarci all’idea che ciò che
accade sotto i nostri occhi è mera apparenza e che il senso vero delle cose lo potremo afferrare soltanto
a tempo indeterminato. Forse. Non illudiamoci: da che mondo è mondo, un sacco di cose appaiono top
secret ai comuni mortali. Ma una democrazia che voglia espandersi nelle leggi e nella coscienza dei
cittadini non può non colpire l’omertà di Stato, sulla quale fanno gran conto piste d’ogni risma e servizi
segreti d’ogni bandiera. Il caso libico è in questo senso esemplare oggi che, dopo anni di coperture e
pasticci, viene affrontato con fermezza. Fu del resto questa la terribile lezione impartitaci dalla lotta al
terrorismo vinto dall’isolamento popolare, dall’efficienza della risposta, dall’impiego finalmente
istituzionale degli apparati d’informazione. La fine di quel Dakota del 1973 e di quel DC 9 del 1980
restano il simbolo di un Paese ignaro, che paga ciò che non sa. Bisogna far parlare chi sa.
27 agosto 1986