1984 Febbraio 6 I due incubi mondiali di Bearzot e Sordillo

1984 Febbraio 6 – I due incubi mondiali di Bearzot e Sordillo

Non è affatto detto che, di fronte a un avversario arrendevole, si debba per forza giocar bene. Il merito
della nazionale è stato a Roma di cavarsela egregiamente: buone trame, buonissimi gol, tante opportunità,
ottimo livello individuale. E’ capitato molte volte di vincere contro squadre modeste raccogliendo i fischi
del pubblico e la noia della critica: con il Messico ciò non è accaduto, la Nazionale ha fatto le cose
seriamente. Questi messicani, pur rivelatisi abbastanza sul turistico, non sono poi per niente dei brocchi.
Tra il 1983 e l’84 il Messico ha giocato 12 partite, vincendone 10, pareggiandone 2, perdendone nessuna.
Aveva segnato 37 volte e preso soltanto sei gol! Voglio dire che il 5-0 di Roma, pur agevole, non va
ridicolizzato per eccesso di autocritica.
Una cosa è matematica: la nazionale è progettuale, tenta di darsi un impianto a gioco lungo. Per strana
coincidenza tutto il calcio italiano si pone oggi piani a lungo termine: Bearzot punta al 1986, Sordillo
addirittura al 1990!. Mi spiego. Il Ct lavora al cento per cento in funzione del prossimo mondiale, e non può
far altro per rendersi davvero utile. Quanto a Sordillo, è impegnato a ottenere all’Italia l’organizzazione del
Mondiale post-Messico. Come dire che sulla carta il calcio azzurro ha a possibilità di caratterizzare quasi un
decennio: è stato mondiale in Spagna nel 1982; difenderà quel titolo al mondiale 1986; può ospitare il
Campionato nel 1990, già a ridosso degli anni ‘2000. Nel complesso, sarebbe un’operazione di straordinaria
promotion quando il calcio ha 500 miliardi di fatturato, un professionismo che tende a razionalizzarsi, quasi
10 mila società dilettanti e i primi paesi di aggancio con la scuola. Ecco perché la Federcalcio ci tiene tanto a
non perdere il Mondiale 1990, un avvenimento che il folgorante progresso delle telecomunicazioni renderà
davvero planetario.
Ma c’è anche un’altra ragione. Il Mondiale 1990 era dato per sicuro all’Italia prima della scomparsa di
Artemio Franchi, presidente dell’Uefa e vice della Fifa: perderne ora l’organizzazione, significherebbe offrire
la prova del nove dell’influenza e dell’insostituibilità, molto personali, del dirigente toscano. Dimostrerebbe
insomma che ieri Franchi contava da solo più dell’intera Federcalcio oggi. La Federazione non sta ferma.
Toni Ricchieri è stato un paio di settimane in Brasile dove, in una camera d’albergo di S. Paolo, gli hanno
rubato persino i calzini!, ma dove ha soprattutto avuto importanti contatti con il presidente mondiale
Havelange e altri. In questi giorni, al summit del Cio alle Olimpiadi di Sarajevo, lo stesso presidente del Coni
Franco Carraro si impegnerà inoltre in un silenzioso corpo a corpo, arte diplomatica nella quale ha pochi
concorrenti a mondo. Ne momento in cui una circolare della neo-burocrazia statale ha scippato alla
contabilità del Coni almeno 25/30 miliardi all’anno ,avere in casa un Mondiale di calcio fa sempre prestigio
e salute finanziaria per tutti, oltre che piacere.
La concorrenza per il 1990 è ormai ristretta a due: o l’Italia o l’Urss. I più prudenti dicono a Roma che
abbiamo il 60 per cento di probabilità di spuntarla; altri arrivano al 70 per cento. “Che ci sia soltanto l’Urss
di mezzo- mi ha sussurrato sabato sera un esperto-è già un progresso”. Le incognite sono di due tipi. Anche
all’interno dell’organizzazione calcistica, come all’Unesco e altrove, il terzo mondo ha il vizietto di tirare a
occhi chiusi per Mosca. Senza contare che si parla anche di un intreccio tra olimpiadi di Los Angeles e
mondiale del 1990! Nel senso che l’Urss userebbe la minaccia del boicottaggio all’appuntamento americano
come arma di pressione per ottenere il mondiale di football. Il confronto è più che mai aperto e vede molto
impegnata la Federcalcio, nonostante le elezioni interne di luglio, il “semestre bianco” come lo chiama il
presidente dell’Udinese, Mazza.
Nonostante si siano mormorate le candidature di Matarrese (Lega), di Viola (Roma) e dello stesso Mazza (la
provincia), la poltrona di Federico Sordillo sembra solida; altrettanto dicasi per quella di Ricchieri al vertice
dei dilettanti, posto numero due della federazione. Si era bisbigliato di una candidatura di Michele Pierro,
dirigente giovane e capace, con grande competenza nel settore giovanile e sponsor influente alle spalle. Ma
lo stesso Pierro, sabato scorso a Roma, me lo ha escluso con molta franchezza: “Sono voci che mettono in
giro nel Veneto-ha sorriso- ma io non ci penso nemmeno. C’è Ricchieri che non avrà problemi”. Soprattutto
il mondo dei dilettanti sta vivendo un momento di notevole ristrutturazione e su questo sfondo, il calcio
triveneto sta assumendo sempre più un ruolo-guida. La leadership è del Veneto di Galuppo, ma forse è

imminente i coinvogimento federale, a livello nazionale , dello stesso Diego Merol, da oltre vent’anni
animatore del calcio friulo-giuliano. La struttura centrale ha bisogno di gente competente e per bene,
cresciuta dalla base e non nei corridoi.
E’ anche a tutto questo mondo sommerso e in evoluzione che il 5-0 di sabato ha messo un pò di buon
umore. Era da Madrid, due anni fa, che non succedeva più.