1981 Maggio 18 Non esiste l’arbitro perfetto, ma onesto sì

1981 Maggio 18 – NON ESISTE L’ARBITRO PERFETTO, MA ONESTO Sì!

Alberto Michelotti ha diretto a Napoli forse la sua ultima partita di campionato . Ecco
l’intervista che ci ha lasciato qualche giorno fa.
” fu il Michelotti che ora ha fatto 86 direzioni di incontri internazionali ed alcune centinaia di
partite nei massimi campionati italiani, che coniò il termine “chiarugismo” e poi per questo
venne squalificato…”
“Quella battuta l’ho fatta non per unire il giocatore che come ragazzo mi è simpatico per la sua
Verve di toscano, ma per identificare un atteggiamento. E poi anche il presidente Franchi agli
ultimi campionati del mondo ha detto che non voleva con sé gente che si buttava a terra e
faceva fare alla nazionale delle figure barbine… io in ogni occasione continuo a ribadire che
certi giocatori piuttosto di collaborare cercano di metterci in difficoltà. Così ci sentiamo gli
unici bersagli, vituperati. La gente deve pur sapere che noi andiamo in giro per il prezzo di
una gazzosa quando certi dirigenti, cercano giocatori, beccano for fior di quattrini e difendono
gente che magari poi nella stagione successiva si ritrovano contro. Noi arbitri vorremmo
essere accettati come una delle componenti essenziali del mondo del calcio. Finché ci saranno
i “fischietti” il calcio potrà andare avanti. Così io invito tutti due punti facciamo una seria
autocritica e andiamo avanti per la nostra strada”.
– È stato detto che alcuni grandi arbitri quando vanno in provincia danno l’impressione di
andare in gita. Hai mai preso sottogamba qualche partita come per esempio all’Udinese o
Udinese-Ascoli?
” Mai! Da quando faccio l’arbitro mi sono sempre imposto di scendere sempre in campo
concentrato. Sono un giudice che scende sul terreno di gioco a giudicare 22 ragazzi ed il loro
operato. Dirò di più: alla domenica quando sono a casa a Parma Se il mio presidente sezionale
ha qualche partita del campionato giovanile scoperta mi telefona e io parto. Con la stessa
determinazione che ho in un Derby milanese o torinese o in un incontro di Coppa del Mondo”.
-Si dice che qualche arbitro è impreparato alla serie A; che il gioco brutto non aiuta l’arbitro.
Cosa ti suggerisce la tua esperienza?
” il cattivo gioco provoca il nervosismo e porta quasi alla rassegnazione, non far sviluppare
certe trame di gioco, non si riesce più ad andare in gol . Si commettono falli, si protesta. Si fa
quello che in Udinese-Ascoli ho sentito due punti al venticinquesimo del secondo tempo
alcuni giocatori mi chiedevano quanto tempo manca va al termine della partita e fisicamente
erano ormai a pezzi. Evidentemente in queste “non condizioni” non c’è più voglia di giocare.
Tutto diventa più difficile. Arrivano gli scontri fisici scoordinati punto allora noi siamo
costretti a fischiare di più. Ecco: dire che con un arbitro meno esperto Udinese-Ascoli poteva
diventare una partita pericolosa. C’è stato Infatti un momento nel secondo tempo che sentivo
che c’era una qualche cosa che non funzionava a dovere. Per questo non ho più concesso la
regola del vantaggio. Si chiama “empatia” virgola intuito, capire il momento: un buon arbitro
deve possedere questo dono. Un arbitro con minore esperienza sono convinto, sarebbe entrato
facilmente in crisi”.
– Ti sei sentito nell’arco della tua carriera psicologicamente “suddito” di qualche grosso Club?
Michelotti: ” Vi racconto un po’ della mia esperienza diretta due punti nel 1966 ero a una delle
mie prime gare. Dovevo arbitrare un Inter che in quel momento vinceva tutto: avversario
doveva essere il Verona. Si presentava come una partita, in chiave arbitrale, da esordiente.
Ma poi succede che l’Inter non riesce ad andare a reti è i neroazzurri perdono un po’ il

controllo del gioco e cominciano a fare falli. Io fischio tutto regolarmente. Ad un certo punto
si avvicina un giocatore dell’Inter che mi chiede “Ma lei fino a quando hai intenzione ad
andare avanti con questa musica si ricordi che se ne va avanti così a San Siro non rimettere
più piede”. Io gli ho risposto: per adesso va fuori lei dal campo. Lei è il numero 10. Fuori!
Pedalare!”. Dopo un paio di minuti Suarez fa un atterramento di un avversario in area: Io
rischio il calcio di rigore. Un interista si avvicina e mi dice: “Ma allora ce l’ha proprio con noi.
Ed io l’ho spedito negli spogliatoi”.
– Anche con gli altri Club sei stato coinvolto nella polemica?
” L’hanno scorso in un Inter-Juventus c’era stato un inizio di fuorigioco che io avevo ritenuto
passivo nel momento in cui Suarez aveva ricevuto il pallone per servire Tardelli. Tardelli lo
rimette a Zoff due punti in quel momento in fuorigioco passivo c’era Altobelli che poi segnò!
È successo il pandemonio. Poco Dopo va via un altro giocatore dell’inter, Scirea lo atterra in
un area due punti io concedo il rigore. Allora cosa vuol dire sudditanza psicologica? Io
considero tutte le squadre uguali due punti non regalo niente. Quando vado in campo tratto
tutti allo stesso livello. Certo tanti mi vorrebbero avere fuori casa ma mi devono anche
accettare a casa loro. Io non ti regalo niente, ma non ti tolgo nemmeno niente. Noi arbitri
dobbiamo andare in campo e fare un arbitraggio onesto”.
– Si dice di un Michelotti scrittore…
“Ho scritto un libro: “Il ventitreesimo” che uscirà a maggio. Io sono un metalmeccanico di
provincia, un povero artigiano. Ma ho voluto comunicare un po’ della mia esperienza. Ho
riunito in 13 punti le qualità che l’arbitro dovrebbe possedere. Lo so già che l’arbitro Perfetto
non esisterà, ma sarà più una conquista se ogni arbitro si sforzerà di migliorarsi e si avvicinerà
al modello”.

Giorgio Lago