1980 Olimpiade di Mosca. La Vaccaroni non sale sul podio
1980 Olimpiadi Mosca [La Vaccaroni non sale sul podio]
Dall’inviato
MOSCA  —  Dorina  Vaccaroni,  la  fiorettista  veneziana,  aveva  fatto  una  grandissima  cosa.  Più
giovane di tutte le partecipanti alla Olimpiade, era riuscita a entrare nella finale a sei, dopo aver
sostenuto  in  due  giorni  dodici  assalti  perdendone  soltanto  due:  non  ce  l’ha  fatta  a  reggere  l’urto
emotivo della finale (« Come sempre! » ha esclamato) e si è piazzata sesta, vincendo 5-2 soltanto
contro la rumena Stahl.  
Il primo assalto si era, dunque concluso benissimo. E’ stato al secondo che la Vaccaroni è andata
in  crisi:  l’avversaria  era  Pascale  Trinquet,  francese  di  Nizza,  un  tipo  biondo,  carina,  i  lineamenti
molto marcati, come la nostra Consolata Collino, finalista quattro anni fa a Montreal.  
Già in altre gare internazionali, la Vaccaroni aveva molto sofferto la Trinquet che ieri sera l’ha
portata dal 2-0 al 5-0 in un solo folgorante minuto. La Trinquet cominciava così la sua marcia verso
l’oro,  mentre  la  Vaccaroni  si  abbandonava  al  pianto,  l’orecchino  d’oro  che  sussultava,  la  lunga
treccia a dare un tocco di romanticismo al crollo dell’italiana.  
Di  crollo  in  effetti  si  è  trattato,  dopo  giorni  di  fatica  e  di  stress.  «  Quando  le  saltano  i  nervi,
Dorina  non  è  più  capace  di  reagire  »,  osservava  Carola  Mangiarotti,  altra  fiorettista,  figlia  del
grande  Edoardo,  medaglia  d’oro  nella  spada  a  Helsinki  1952.  In  questa  scherma  che  sembra
diventare sempre più istinto e sempre meno scuola, la Vaccaroni è un tipo fantasioso, non tecnico.
Via i militari, via gli studenti e gli infortunati, era rimasta da sola a rappresentare il Circolo della
scherma di Mestre, vivaio di campioni, da Dal Zotto a Borella a Numa, curati da Livio Di Rosa,
maestro toscano specialista in senso tattico.  
Ma ieri sera i nervi e la fantasia di Dorina si sono paralizzati. « Quando mi prende il nervoso,
quasi mi manca l’aria e sento battere il cuore », mi aveva confidato alle 17, due ore prima di tornare
in pedana per la finale. E aveva aggiunto: « Nervoso e paura, e invece in gara bisogna ragionare,
riuscire a pensare ».  
Non ce l’ha fatta a restare razionale; non ce l’aveva fatta nemmeno a riposare quel paio di ultime
ore. Nonostante le affettuose insistenze del padre, non aveva voluto lasciare la mamma e ritirarsi da
sola in una stanzetta. Era rimasta di sotto, al bar, su una poltrona rossa, le gambe appoggiate alla
spalliera. Gli occhi non riuscivano a socchiudersi, inquieti e senza relax.  
L’oro è andato alla Trinquet, cinque anni più anziana di lei; l’argento alla ungherese Maros, quasi
trentenne; il bronzo alla polacca Wyshczanska, trentunenne. Anche la rumena. Stahl, quarta, e l’altra
francese, Latri-Gaudin, quinta, la battono di molto in anagrafe.  
Non è però finita l’avventura di Dorina Vaccaroni. Sta solo per cominciare: altre Olimpiadi, altri
Mondiali l’attendono, per imparare a resistere alla paura di vincere.
Sciabola: Maffei e Meglio in semifinale, Montano no
MOSCA  —  Due  sciabole  azzurre  approdano  alle  semifinali.  Sono  quelle  di  un  antico  guerriero,
Michele Maffei, capitano di questa mutilata spedizione azzurra, e di un « guaglione » napoletano,
Ferdinando  Meglio.  Resta  malinconicamente  a  guardare  Mario  Aldo  Montano  che  non  riesce  ad
andare al di là del secondo turno. Si arrabbia, si dispera, ma le sue stoccate, più che sull’avversario,
non hanno presa sul cuore dei giudici che vedono quel che riescono o vogliono vedere.  
« E sì, anch’io pensavo a Montano in semifinale al posto di Meglio — dice il tecnico azzurro
Affilio  Fini  —.  Ma  i  giurati  ci  hanno  “buggerato”.  I  due  della  Germania  Est,  sulla  pedana  dove 
tirava Mario, non hanno visto le nostre stoccate » —. Capita. « Mauzino » Montano resta fuori ma
in compenso Michele Maffei passa in gloria alle semifinali di domani.  
Ferdinando  Meglio  trova  coraggio  da  vendere  nei  momenti  più  delicati  di  questa  sua  prima
olimpiade. Si deve accontentare di due vittorie contro il francese Lamour e il tedesco est Holtje. Ma
passa per il computo delle stoccate. Mario Aldo Montano, invece, come si è detto, deve chiudere al
secondo turno la sua avventura olimpica nell’individuale. Chiude con una sola vittoria ed è troppo
poco per passare alle semifinali di oggi.