1979 luglio 24 Cara Ungheria

1979 luglio 24 – Cara Ungheria

Se uno ama il calcio, non può non avere una sua squadra ideale,
una sequela di undici nomi mandati a memoria, un ingenuo rosario
cui corrisponde, ad ogni grano, la faccia di un campione, le sue
gambe e il numero sulla schiena, lo stile e il suo racconto, un
indelebile maquillage fatto di gol, tocchi, schianti e urla di gioia.
Io avevo 17 anni, ero un liceale incuriosito dalla torbida e così
orientale morte di Stalin quanto dalle prime apparizioni della
televisione in Italia: la trasmissione inaugurale data 3 gennaio
1954 e una trasmissione di quei giorni, più fortunata di ogni altra,
dura tuttora, la Domenica Sportiva.
Quell’anno a Berna si giocò una drammatica Coppa del Mondo e
anch’io, dinanzi al televisore di un locale pubblico, recitavo a
memoria una formazione, una squadra: l’Ungheria, la grande
Ungheria, la cara Ungheria, l’unica nazionale che ancora oggi so
pronunciare ad occhi chiusi e a voce alta senza incertezze, capace
come fu allora di affascinare me e milioni di spettatori in tutto il
mondo.
Quell’anno l’Ungheria perse il mondiale, maciullata in finale da una
Germania da guerra batteriologica, tanto chimicamente imbottita
da finire di lì a poco quasi per intero in ospedale, il fegato a pezzi.
football migliore
Ma nessuno modellò al Mondiale un
dell’ungherese, uno scorrere di schemi lisci quanto il Danubio, un
cuneo di due goleador centrali senza eguali, siamesi di classe,
acrobati di velluto: Puskas e Kocsis.
Kocsis, guardarlo scattare ed elevarsi, colpire più in alto e più
preciso, sentirlo arrivare come una folata e ascoltarlo battere al
volo, alla fine dei più bei triangoli degli anni ’50.
Ieri Sandor Kocsis è morto infelice, volando per la prima volta a
testa in giù verso un appuntamento senza applausi né storia. E’
questa l’unica acrobazia da scordare di un asso limpido, dai piedi
ricchi, che, chissà per quanti ragazzi della mia generazione, resta
ancora lì, mandato a memoria, ben dentro quella squadra, con la
maglia numero 8 dell’Ungheria.