1978 settembre 19 Vudafieri erede di Munari

1978 settembre 19 – Vudafieri erede di Munari
RALLY / Con una Lancia Stratos “privata” il pilota di Castelfranco ha vinto in
anticipo il campionato italiano
Mannini navigatore – 250 milioni ben investiti – Sogna la squadra Fiat

CASTELFRANCO – Un geometra ventottenne, il cui nome di battesimo sembra
uscito dalla toponomastica dei torrenti trentini, ha vinto con tre prove di anticipo il
campionato italiano di rally: Adartico Vudafieri, di Castelfranco Veneto. Il suo
navigatore è Mauro Mannini di Sanremo, idraulico, un ex-professionista che mette a
punto le gare di Vudafieri con grande pignoleria. La macchina è una Lancia Stratos
“privata”, preparata da Claudio Maglioli, collaudatore ufficiale della Lancia.
Su otto gare, Vudafieri-Mannini ne hanno vinte quattro (Elba, Ciocco, Piacenza,
Livorno); due i secondi posti (Targa Florio in Sicilia e Quattro Regioni a Pavia); due
ritiri, con rottura della sospensione e del radiatore: “ma determinati da errori miei”
ammette senza reticenze Vudafieri.
Contro avversari come Verini (Fiat), Pregliasco (Alfa) e Ormezzano (Opel), vincere il
campionato in anticipo è grossa impresa anche per altre due ragioni:
1) non i piazzamenti regolari, ma le vittorie hanno determinato la classifica;
2) per quanto ben assistito, Vudafieri non appartiene a una casa ufficiale: è un privato,
della scuderia Jolly Club di Milano.
Che differenza passa tra un pilota ufficiale ed uno privato com’era, parzialmente,
anche Tony Fassina? Una Casa spende in assistenza almeno il doppio di una Scuderia.
Basti pensare alle gomme che, per i piloti della prima, sono sempre di prima scelta.
Quanto alla preparazione, gli “ufficiali” hanno a disposizione un “muletto”
esattamente uguale alla macchina che avranno poi in corsa: i “privati” non godono al
contrario di questo privilegio e fanno il rodaggio su un “muletto” di serie, normale,
fac-simile soltanto sulla carta.
Nonostante sia privato, a Vudafieri non mancano naturalmente le sponsorizzazioni.
Dalla Sportitalia di Castelfranco, dalla Camel, dalla Bronscar. Un campionato
italiano rally costa a quel livello almeno 250 milioni all’anno, ma la cifra è
considerata abbondantemente remunerativa. Uni degli sponsor rivela che la pubblicità
impostata su Vudafieri ha reso dai 250 ai 300 milioni in un anno e lo stesso pilota
trevigiano confessa con un sorriso: “corro da cinque anni e quest’anno è la prima
volta che guadagno”.
“Adartico l’ho creato io!” precisa il fratello Renato, costruttore edile nell’impresa del
padre. E spiega: “Nel ’73, Adartico aveva una Simca rally 2 e mi sembrava già un
fenomeno. Allora rischiammo prendendo a Monaco di Baviera una Porsche Carrera:
quando ho visto che marciava tranquillo pur essendo passato dagli 80 ai 270 cavalli,
ho capito che il pilota c’era”.
La qualità di Vudafieri, pezzo d’uomo ben piantato, sguardo chiaro, l’espressione
rilassata, sono la maturità di professionista (per quanto privato) e la regolarità senza
alti e bassi. Qualità che esercita su una macchina che lui stesso descrive in termini
entusiastici: “è favolosa, non mi ha mai dato problemi”. Ciò anche se i rally stanno
pericolosamente toccando punte troppo alte di velocità: anche 130 km di media,
nonostante tornanti, salite, le più disparate condizioni ambientali.
Pur tuttavia, il rally serve soltanto al rally, non quale propedeutica alla pista, alla
formula uno: “In pista – racconta Vudafieri senza complessi d’inferiorità – tutto è
matematico. Ci sono quelle 15 curve fisse, sulle quali sai tutto, quando frenare, come
chiudere, attraverso quale traiettoria uscirne. Se fai così, scrupolosamente, fai il
tempo, sennò niente. Con il rally è tutto diverso. Corri con ghiaccio, nebbia, devi

essere preparato a tutto, magari arrivi a 150 all’ora ad una curva e scopri all’ultimo
istante che il solito spettatore incosciente ha buttato ghiaia o acqua per il gusto di
vederti sbandare. Perciò sostengo che, quanto a guida, un rallista è più completo di
un velocista puro”.
Appassionato di calcio, sci, tennis; estimatore di Lauda, Stenmark e della Juve,
Vudafieri nutre venerazione per Sandro Munari, che definisce un modello: “Munari –
dice senza incertezza – è il più forte del mondo perché insieme veloce e freddo
calcolatore”. Gli piacerebbe molto diventare l’erede del “drake” e, nel frattempo, si
fregia del titolo di “Granduca di Toscana” per aver vinto tutti e tre i rally toscani,
Elba, Ciocco e Livorno (quest’ultimo dopo un’incertezza nell’ordine di arrivo dovuta
ad un grossolano errore dei cronometristi).
Oggi Adartico Vudafieri va a Sanremo dove correrà, il tre ottobre, il rally mondiale
marche e piloti, corsa di enorme prestigio, cui parteciperà anche Munari. Dopo
Sanremo, apparirà alla Domenica Sportiva e, a fine ottobre, sarà forse in Spagna per il
campionato europeo che lo vede ora sesto in graduatoria. Forse sta davvero nascendo
l’erede di Munari e non a caso si parla di contatti con le Case ufficiali Alfa e Opel. È
probabile che Vudafieri abbia i giorni contati come privato, e dietro l’angolo c’è,
chissà, anche la Fiat di Montezemolo e Fiorio.