1977 novembre 21 Rossi (due gol a Firenze) fa vincere il Vicenza

1977 novembre 21 – Rossi (due gol a Firenze) fa vincere il
Vicenza La Juve tentenna

Dopo otto partite di campionato, comincia a mettersi storta per la
Juve. Tre punti in meno del Milan non sono mica pochi, anche
perché un punto in più ce l’ha pure il Torino di Graziani, l’Enrico
Toti di Wembley ritornato ieri goleador contro il Napoli. La Juve ha
qualcosa che non funziona, ma è difficile dire che cosa sia.
Nemmeno Boniperti lo sa e, non sapendolo, lo nega nella
speranza che passi nel giro di un paio di settimane. Non fosse
stato per dei marines di centrocampo quali Tardelli o lo stesso
Furino, la Juve avrebbe una classifica ancora più striminzita. Una
volta è Zoff a traumatizzarla, una volta è Bettega a non esaltarla.
La Vecchia Signora possiede oggi anche il fascino delle misteriose
eclissi.
Le manovre in zona-scudetto non riescono tuttavia a evitare che
l’ultima domenica abbia trovato altrove il suo epicentro. Parlo di
Firenze. E non tanto perché sull’Arno d’argento brilli una B grande
come una casa, ma perché il Vicenza ha vinto con due gol e un
passaggio-gol di un giocatore che, in questo momento è l’autentico
numero uno
italiani: Paolo Rossi, della
generazione dei ventenni.
Non c’è Bettega né Altobelli, né Graziani che stia rendendo quanto
lui e, al di là delle opinioni, parlano le cifre: nel suo primo
campionato in serie A ha già segnato sei volte, quanto Graziani,
che con lui è il leader della classifica dei goleador. Nonostante i
servizio militare e nonostante il solitario destino di punta di una
squadra provinciale, Rossi esprime qualità che nemmeno Bearzot
potrà permettersi il lusso di omettere d’ora in poi.
Toscana di Arezzo, la parlata molto aspirata, gli occhi chiari, una
faccia intelligente. Rossi è attaccante essenziale, che può essere
centravanti o ala. Il gol gli va a genio ma, quando non ce la fa a
sfondare, sa tradursi in rifinitore e i suoi cross li conoscono
benissimo anche gli amici della Under 21 che della nazionale
dovrebbe essere una sorta di panchina permanente.
Lo scatto che ha lo si intuisce nelle cosce persino esagerate. La
sensibilità tattica che dimostra in campo la si afferra anche dalla
sua maturità di giovane sempre capace di obiettare e di esprimersi
con franchezza. La voglia di realizzarsi la si desume con la
pazienza con la quale, in questi anni, ha visto asportare dalle
ginocchia tre menischi su quattro. Forse per tale impasto di piccole

tra gli attaccanti

virtù tecniche e morali, Rossi è uno dei giocatori che più hanno
entusiasmato Sergio Campana, personaggio che per ruolo
sindacale e per istintiva prudenza raramente si sbilancia.
Questo è certamente l’ultimo anno che Paolo Rossi giocherà a
Vicenza. Talenti come lui la provincia li esalta, li tira fuori
dall’anonimato, li lievita con la stessa puntualità con la quale se ne
deve poi liberare, in omaggio alla quadratura dei bilanci. Del resto
non è nemmeno importante sapere oggi se Paolo Rossi finirà alla
Roma, al Milan o alla Juve che, per farlo esprimere, lo dirottò un
paio d’anni fa in periferia. L’importante è sapere che il calcio si
rigenera e che stavolta è Vicenza la balia a secco di un campione.