1975 aprile 2 Morte di un giocatore di calcio

1975 aprile 2 – Morte di un giocatore di calcio

Il ventidue dicembre scorso ero a Udine per Udine-Belluno. Alle 15 e
58 circa, quando mancava poco più di un quarto d’ora alla fine della
partita, l’Udinese sostituì Girelli, l’ala sinistra, con Battoia. Michele
Girelli abbassò il capo e rientrò nello spogliatoio. Era molto sudato, le
occhiaie scure, la faccia tirata, il fiato corto.
Nessuno lo sapeva né lo poteva sapere ma in quel preciso istante si
chiudeva la carriera di un giocatore di calcio: fu infatti l’ultima partita
di Girelli, morto domenica scorsa, all’alba di Pasqua.
Quel giorno di dicembre diedi un giudizio negativo alla partita di
Girelli. Un quattro nelle “pagelle”, ed era l’unico quattro di ventitré
giocatori e questo giudizio nel racconto della partita: “…Stevan e
soprattutto Girelli hanno appesantito invece di sveltire il gioco
dell’Udinese”.
Un quattro e un giudizio che mi sono restati dentro come un rimorso.
Non dettato dalla pietà né il sospetto di aver tecnicamente sbagliato,
ma da una certezza: d’aver giudicato senza sapere, senza capire che
cosa quel numero 11 si portasse nel corpo, senza rendermi conto
che un ottimo giocatore stava arrancando in campo soltanto perché
la maledettissima forma non era che il primo frammento di vita ad
andarsene per sempre.
A prima vista sembra un caso personale, tra quel voto e me, tra quel
giudizio e la mia macchina da scrivere. Non è così. La morte di Girelli,
la sua rapida storia, diventa una lezione per tutti. Per la gente che
non ha la pazienza di scoprire le sotterranee verità di chi gioca, per i
giornalisti che dovrebbero ogni volta avvertire come imperativo
morale la ricerca dell’uomo sotto la pelle del giocatore.
Per questo l’ultima partita di Michele Girelli ha lasciato un’eredità che
val la pena di far fruttificare. Sarà un modo per dare anche al rimorso
un segno positivo.