1990 settembre 23 Il lutto non basta

1990 settembre 23 – Il lutto non basta

Nella lotta alla criminalità organizzata il Governo si gioca la sua credibilità

Non è vero che lo Stato sia assente nella lotta alle varie mafie: ai funerali è
sempre presente in massa. Non manca mai nessuno al de profundis.
Il capo dello Stato lancia un appello: «Ognuno faccia il suo dovere». A
prenderlo in parola resta soltanto la criminalità che al dovere di uccidere non
viene mai meno.
Ancora: il capo dello Stato chiede una «rivolta» del Paese. Ma contro chi? Nove
italiani du dieci sono convinti che ci si debba innanzitutto rivoltare contro uno
Stato che spinge il Nord a dare per perso il Sud e il Sud a ufficializzare la
cultura omertosa. Altro che Italia da dividere in tre: l’Italia è già spaccata in
due, tra indignazione e rassegnazione.
La tragedia consiste nel vivere un passaggio della nostra società durante il quale
i cittadini diffidano soprattutto dello Stato. Dilaga un «senso dello Stato» alla
rovescia: perdente, non più garante. Crediamo ancora nella lotta degli uomini in
prima linea, siano essi magistrati o carabinieri o amministratori o gente comune,
ma sta scemando del tutto la speranza nell’Istituzione. Prima del fatturato
sporco e della conta dei cadaveri, qui si misura il guasto mortale dell’anti-Stato.
Persino peggiore del terrorismo, che a un suo ordine perverso quantomeno
puntava quando immaginava di abbattere lo Stato di diritto per instaurare lo
Stato di classe. Il potere mafioso no, progetti non ne ha neppure sbagliati né
tantomeno ideologia per quanto sovversiva: il suo è un potere parassitario, di
supplenza non di alternativa; non sogna di abbattere lo Stato, gli basta
corromperlo, sfruttare il suo discredito, alimentarsi delle inefficienze, stendere
con un lucro complice la rete dell’affarismo.
Se dipendesse tutto da un Governo piuttosto che da un altro, la sfida sarebbe
assai meno drammatica. In realtà, cresce lo sgomento perché un’intera classe
politica pare aver smarrito il senso del pericolo e, assieme ad esso, il diritto-
dovere di una rivolta solidale, la sola in grado di far fruttare l’indignazione e la
stessa rassegnazione delle due Italie.
Altro che andare ai funerali. Avrebbero fatto tutti meglio a recarsi di corsa in
Parlamento, per una sessione straordinaria alla fine della quale adeguare le leggi
all’entità dei rischi civili, trovare i finanziamenti a costo di vendere anche il
Quirinale, avviare una bonifica che impegnerà anni, intere generazioni, ma che
risulterà sempre vana se non diventerà il primo «affare di Stato». Anzi, la
premessa sulla quale fare politica.

Certi requiem di Stato diventano persino oltraggiosi.