1990 luglio 15 Senza governo due enti su tre

1990 luglio 15 – Senza governo due enti su tre

A nove settimane dal voto ancora tante giunte difficili

Fare le giunte non è facile, ma la constatazione appare ovvia fino alla banalità.
Il mal di giunta ribadisce coerentemente il risultato elettorale: che fu
caratterizzato dalla disaffezione al voto, dalla frammentazione delle liste, dalla
protesta anti-partito. Che cosa poteva derivarne se non appunto una particolare
fatica a rifare sintesi nei governi locali?
Basti pensare, per tenere un esempio sott’occhio, che il Veneto è rappresentato
da 13 liste, otto delle quali con uno sparuto consigliere regionale a testa. I
politici più ottusi hanno fatto la predica agli elettori, non rendendosi conto che i
cittadini si disperdono per rabbia, non per entusiasmo.
Senza contare che forse il fenomeno è appena cominciato. Se i Verdi
riusciranno a responsabilizzare ulteriormente la loro pressione sui modelli
dominanti e se le Leghe abbandoneranno i pregiudizi anti-meridionali per
puntare tutto sulla contestazione dello Stato burocrate, la crisi dei partiti sarà
ancora più radicale e priva di sbocchi.
Che i partiti si rendano pochissimo conto della posta in palio, lo dimostra anche
la loro romana invadenza sulle giunte locali. Le segreterie si appellano di volta
in volta a criteri di omogeneità o di compensazione che esistono soltanto nelle
loro mappe di sottopotere, senza alcun riscontro nella realtà dei comuni, delle
province e delle regioni, dove la stragrande maggioranza della gente ha votato
su istanze anche territoriali e personali, fuori da ogni logica di schieramento.
Il fatto è che le giunte sono soltanto la spia dell’unica grande riforma
istituzionale da realizzare: l’autonomia. Giusto ieri il ministro Maccanico ha
chiesto «una delega per una più accentuata autonomia delle Regioni sul
versante dei tributi propri». E il presidente della Provincia di Trento, Malossini,
ha dichiarato: «Roma deve seriamente e senza
il
regionalismo. La nostra esperienza dimostra che l’autonomia risolve anche i
malanni della partitocrazia».
Questo Stato è vecchio e decrepito, non ha prestigio; il sui centralismo ha
favorito le mafie, il sottobosco, l’abitudine a considerare il denaro pubblico
come una graziosa elargizione sulla quale far pagare la tangente. Prima o poi le
giunte si faranno, e magari torneremo a votare, ma lo scheletro resta lì, nel
nostro armadio civile.
Proprio la disaffezione, la frammentazione e la protesta potranno diventare
presto provvidenziali se dirette a portare in Europa una nuova repubblica.

L’Italia delle Regioni forti.

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