1990 giugno 24 Carovane e o nababbi

1990 giugno 24 – Carovane e/o nababbi

200, 300, 500: era già accaduto nelle scorse settimane ma ieri mattina il
comandante della Polizia urbana di Venezia, Rienzi, chiamava urgentemente
l’assessore al Turismo Greco per comunicargli che «alle ore 13 erano arrivati
circa 1.200 pullman di turisti, in larga parte cecoslovacchi, ungheresi e polacchi».
Ed è stato il caos, la paralisi.
75 mila persone si sono aggiunte di colpo a una città di 79 mila abitanti, dove il
pendolarismo è in forte aumento e dove il boom del turismo è appena cominciato:
le previsioni per il 2000 sono di una crescita minima del 30%. Ai flussi consueti si
sommano le prime, tumultuose migrazioni dall’Est, appena riconsegnato da
Gorbaciov all’Europa della comunicazione e dei traffici.
1.200 pullman hanno portato a Venezia 75 mila persone disorganizzate, senza
guide, senza soldi, allo sbando: qualcuno si tuffava in bacino di San Marco ignaro
di rischiare la leptospirosi; altri riposavano ai tavoli dei lussuosi caffè della più
bella piazza del mondo, altrettanto ignari che non si trattava di pubbliche e gratuite
panchine. Questo tenero desiderio di vedere Venezia viene sfruttato dagli affaristi
del turismo di massa, pronti a organizzare viaggi come carovane, 72 ore per
l’andata e il ritorno, senza base, sosta, accompagnatori.
Tutto un mondo fino all’altro ieri segregato dietro i muri e le cortine del
comunismo ha fame di Europa: cioè di scambi, di lavoro, di conoscenze. Possiamo
fingere di non vedere e chiuderci nel fastidio; possiamo scegliere il coraggio e dare
il benvenuto alla libertà. Anche qui il Nordest ha una straordinaria occasione:
perché il Friuli-Venezia Giulia (vedi la proposta di una «Gorizia unita») ha la
vocazione dell’Est; perché il Veneto è la prima regione turistica d’Italia e la terza
per esportazioni; perché Venezia, il cui sguardo non arriva oggi nemmeno a…
Mestre, fondò se stessa sulla capacità di guardare fino alla Cina.
Quei 1.200 pullman dimostrano anche la drammatica urgenza di una politica dei
flussi turistici. Che va affrontata insieme dal Veneto e da Venezia, senza dispetti o
insularismi; che era, è e sarà prioritaria indipendentemente dall’Expo; che non
dovrà trasformare il capoluogo del Veneto in un club per nababbi ma nemmeno
consumarlo a forza di carovane.
É falso che non si può. Si può e si deve adattare il turismo a Venezia, non
viceversa.