2004 novembre 21 Se il bisogno di dio torna a fare notizia

2004 novembre 21 – Se il bisogno di Dio torna fare notizia

L’attualità è Dio, questa la notizia.
Un fenomeno impressionante che spinge i giornali a impaginare Dio, il crocifisso, l’etica e i tanti
valori orfani fra le tasse di Berlusconi, gli undici milioni di telespettatori per l’Isola dei famosi e i
cento gol di Shevchenko.
Ne scrivono e ne discutono ogni giorno non credenti, miscredenti, laici e religiosi, filosofi, sociologi,
intellettuali, teologi, giornalisti, nostalgici del passato e spiriti tormentati dal futuro.
Si è riunita perfino l’Uaar, unione italiana degli atei e degli agnostici, con all’ordine del giorno il
tema: {Che fare per non essere più considerati cattolici} mentre in America molti cristiani evangelici
esibiscono il distintivo {I love Jesus}, io amo Gesù. L’Islam radicale terrorizza l’Occidente liberale;
le dimenticate radici giudaico-cristiane dell’Europa richiamano il vuoto sul {chi siamo} noi. E la
religione, buttata da tempo tra la spazzatura della modernità, si è presa la rivincita del sacro o,
piuttosto, del dubbio.
Dubitare è già credere nel labirinto del cercare, tanto che un prete assai poco canonico come il
friulano padre David Maria Turoldo considerava Dio il {dramma} più attuale proprio oggi perché la
ragione da sola non ce la fa, {non basta a vivere}.
Il Vangelo, consiglia la scrittrice triestina Susanna Tamaro, resta più che mai scuola etica.
L’idea di Dio sta prendendo tutti in contropiede. Le remote domande dell’uomo sull’uomo circolano
come un eterno passaparola anche se la tecnologia si dimostra ogni ora la padrona globale.
L’ americano Bill Gates, amante del golf e del bridge, uomo più ricco del mondo valutato duecento
dollari al minuto, ha preannunciato a Milano computer così meravigliosamente semplici che
diventeranno familiari a un bambino dell’asilo quanto a un novantenne.
Gli Stati Uniti hanno appena raggiunto con un aereo militare il pazzesco record di velocità di
undicimila km all’ora mentre la Russia ha comunicato quattro giorni fa di possedere impensabili
missili nucleari da diecimila km all’ora. Nel tanto bene e nel molto male, la tecnica è il rullo
compressore del nostro tempo eppure {non basta a vivere} ripeterebbe Turoldo.
Il filosofo tedesco Jurgen Habermas spiega sulle pagine dell'{Avvenire} che alla sorgente del
cristianesimo hanno fatto seguito soltanto {chiacchiere}. Sullo stesso quotidiano cattolico il prof.
Massimo Cacciari bolla la mancanza di {una spinta ideale}. Si potrebbe continuare con cento
citazioni prese dalla stretta attualità.
Fatto sta che, nonostante sia stato dato cento volte per morto dalla scienza e/o dalla filosofia, Dio
torna in prima pagina a dispetto dell’indifferenza, comunica più che mai, fa zapping soprattutto nelle
coscienze dopo che la società sembrava averlo consumato al supermercato né più e né meno della
Nutella, delle merendine e dei videogiochi.
Il conquistato benessere economico ha bisogno del benEssere della persona, questo il punto.
Sembrava in aspettativa, Dio, ma ora non più con i giornali e la televisione che espongono il suo
inaspettato ritorno sulla scena come nelle case dell’Alto Adige si mostra la tradizionale ghirlanda
natalizia dell’Avvento. In un’intervista dell’altro ieri a {Repubblica} il cardinale Joseph Ratzinger,
custode della Dottrina della fede, ha spiegato: {Nella vita politica sembra quasi indecente parlare di
Dio}, ed ha aggiunto: {Una società in cui Dio è assolutamente assente, si autodistrugge.}
La domanda di senso e di certezze trova in primissima linea i giovani. Non tutti, ma tanti, vedi la
ricerca fresca fresca dell’istituto Eurispes i cui dati dicono che più del 57 per cento dei ragazzi
dichiara di credere in Dio e che il 54 per cento si sente rassicurato dal denaro.
Insomma, il reddito pro-capite che si concilia provvidenzialmente, senza contraddizione.
E’ un Dio in jeans quello dei ragazzi. Più cordiale e disponibile, meno lontano e insondabile.
Potessero, lo bombarderebbero di messaggini visto che il telefono cellulare è il loro nuovo alfabeto

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dell’amicizia e dell’amore.
Per inviare un {Pensavo a te} alla morosa occorreva ai miei tempi prendere carta, penna e
francobollo; oggi non si pensa, si chiama.
Credo capiti un po’ anche con il Dio in jeans dei ragazzi, che sono a caccia di confidenza più che di
vesperi, di un papa in ascolto, di un Dio familiare. La famiglia risulta non a caso il loro luogo più al
riparo dal casino delle idee e dagli infiniti smarrimenti.
Lo ha scritto mirabilmente il poeta Andrea Zanzotto: {Questo è il nostro esistere: stanche acque e
muschio che ha milioni di anni sulle spalle.} Il ritorno di Dio in prima pagina è il ritorno sul nostro
destino: una notizia senza tempo, solo aggiornata.

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