2004 marzo 22 Kaka

2004 marzo 22 – Kaka

Il Milan é la Ferrari del momento. Ha motore. Gli altri ogni tanto vanno in fumo, anche se si
chiamano Mercedes, Bmw, oppure Roma e Juve a turno: il Milan non perde un colpo. Se continua
così, vince lo scudetto con più di 80 punti finali.
Non si esagera poi nel dire che, con questo Milan, il football diverte davvero: il succo é proprio
questo, avendo preso per simbolo nuovo di zecca un ventiduenne brasiliano, figlio di un ingegnere e
devoto alla Bibbia, che tra la sua San Paolo e Milano ha indicato questa differenza:”Qui c’é più
cultura. Se posso – ha aggiunto al “Corriere” – giro la città e cerco di conoscerne la storia.”
Un ragazzo con la testa, voglio dire, scelto molto bene per 14 miliardi di vecchie lire, dunque un
investimento. Ricardo Izecson dos Santos detto Kakà ha imparato l’italiano in pochi mesi e,
esercizio anche più difficile, l’arte di conservare intatta la classe nel campionato italiano, il più
pressato del mondo. L’altra sera a San Siro si é esibito in una tale olimpica volata con relativo
passaggio-gol che l’allenatore della squadra avversaria, Claudio Prandelli, lo ha applaudito assieme
all’intero stadio. Non capita tutti i giorni.
Alcuni lo paragonano al francese Platini, altri all’olandese Cruyff, due prototipi inconfondibili tra
gli interni di punta di tutti i tempi, attraverso i quali si potrebbe risalire negli archivi fino a Zico,
Pelé, Puskas o Peppino Meazza. Trovo impossibili i confronti mentre possibili sono le comuni
vibrazioni di stile.
A 22 anni, Kakà é più veloce di Platini, anche se filante come lui, eretto sul busto, in confidenza
con ogni angolo del campo. Cruyff era più felino, più acrobata, ancora più innamorato dei propri
mezzi, ma era simile nell’affondo verticale, dritto sul binario.
I Cruyff e i Platini sono nella storia, giudicati in base a un’intera carriera. Kakà si é presentato otto
mesi fa, e lo stiamo già applaudendo a scena aperta come uno Zico. E’ presto per dire dove arriverà,
ma sappiamo fin d’ora che produce velocemente spettacolo con piede paulista. La qualità del Milan,
già elevata, ne ha subito preso atto.
C’é chi viene e chi potrebbe andare, vedi Francesco Totti. Il quale, senza scomodare gli assi del
passato, ha curiosamente più di una qualità in comune proprio con Kakà.
Per ciò che ha detto in queste ore, considero Totti il dosssier più fedele sul calcio italiano così come
sta. Totti dà per accertato il declino societario, qui della Roma, il taglio delle ambizioni in bilancio,
la riduzione delle spese cioè degli ingaggi, l’austerità delle future campagne acquisti e, se esiste
ancora il pudore nazionale, almeno qualche punto di penalizzazione nel 2004-2005 per sleale
concorrenza a base di Irpef finora non pagata allo Stato.Insomma un destino di “Rometta” per
usare la definizione dello stesso Totti, che a quel punto preferirebbe il Real Madrid anche alla sua
adorata “romanità”.
Viene così dimostrata la pazzia del nostro calcio. In campo, richiama i Kakà di mezzo mondo. In
società, finisce per allontanare persino i suoi Totti, cioè il meglio del meglio.
Dopo aver spalmato i debiti, le plusvalenze e le tasse, sarebbe l’ora di spalmare una durissima
applicazione dell’emergenza. Attenti a chi predica gradualità e prudenza: lo stanno facendo da dieci
anni.
E hanno stancato persino i Totti, che pur ne hanno goduto a tasche piene.